Nonostante le parole di condanna da parte del governo Meloni, l’Italia non cessa di fare affari con le aziende israeliane. I media israeliani hanno infatti rivelato che Cassa Depositi e Prestiti, fondo a partecipazione maggioritaria del Ministero dell’Economia, avrebbe intenzione di investire decine di milioni di euro in start-up israeliane, una delle categorie di imprese su cui Israele sta puntando maggiormente. Gli investimenti sarebbero rivolti ai settori relativi alla tecnologia, con l’obiettivo di portare l’attività delle aziende in Italia. Il primo di questi è già noto ed è stato condotto alla luce del sole: CDP ha partecipato alla terza grande tornata di investimenti a favore di Classiq, start-up israeliana che sviluppa software quantistici, fondata da un’ex comandante dell’unità di intelligence 8200 delle Forze di Difesa Israeliane. Il round di investimenti ha un valore totale di oltre 110 milioni di euro e, da quanto comunicano i media israeliani, il governo italiano sarebbe «ben consapevole» di questo e degli altri movimenti di CDP.
La notizia sui movimenti di CDP è stata data dal quotidiano israeliano specializzato in economia Globe, che cita fonti anonime di alto rilievo. Secondo Globe, CDP avrebbe in piano di investire decine di milioni di euro – «e forse ancora di più» – sulle start-up israeliane del settore tecnologico, puntando prevalentemente «nell’intelligenza artificiale e nel calcolo quantistico, con l’obiettivo di portare l’attività delle aziende in Italia, per sviluppare e far progredire l’industria tecnologica locale». Proprio a fine luglio è arrivato un investimento, condotto con la giapponese SoftBank, da un valore stimato tra i 20 e i 30 milioni di euro. «CDP Venture Capital investe nei campioni tecnologici di domani in aree come il calcolo quantistico, attraendo e coltivando talenti e facilitando l’integrazione della tecnologia nelle filiere industriali, con l’obiettivo di rendere il sistema economico italiano più competitivo a livello globale», ha dichiarato Alessandro Scortecci, responsabile degli investimenti di CDP. La tornata di finanziamenti a cui ha partecipato CDP era stata annunciata a maggio e comprendeva, tra i cosiddetti follower (ossia le imprese o fondi che partecipano a una tornata senza guidare l’offerta), anche Neva SGR, che fa capo a Intesa San Paolo. A maggio, Classiq sosteneva di avere radunato 110 milioni di euro.
Classiq è una start-up israeliana co-fondata nel 2020 da Nir Minerbi, ex comandante di un team di ricercatori dell’unità 8200, specializzata in attività di spionaggio e controspionaggio in ambito tecnologico. La start-up sostiene di avere «triplicato la sua base clienti e i suoi ricavi anno dopo anno», un destino che condividerebbe con diverse delle sue omologhe israeliane. Israele viene infatti detto spesso «Paese delle start-up». Nel suo rapporto sull’economia del genocidio, la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, parla proprio di come le start-up rappresentino tra le maggiori fonti di profitto della macchina genocidaria, tanto che nel 2024 Israele ha registrato un aumento del 143% delle start-up di tecnologia militare, i cui prodotti hanno rappresentato il 64% delle esportazioni israeliane durante il genocidio. Nonostante ciò, l’Italia continua a finanziare le imprese israeliane con fondi, come CDP, a partecipazione maggioritaria ministeriale. Secondo Globe, inoltre, questi investimenti sarebbero fatti con il beneplacito della stessa premier Meloni, che ancora una volta confermerebbe la scarsa concretezza delle proprie condanne, forti a parole ma inconsistenti nei fatti.
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