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Meloni contro la Cina, il piano anti investimenti in Italia


Il governo di Giorgia Meloni starebbe valutando misure per ridurre le partecipazioni di investitori cinesi in aziende considerate strategiche, con l’obiettivo di evitare possibili tensioni con gli Stati Uniti. Lo afferma il sito americano Bloomberg, citando fonti informate sul dossier, secondo le quali l’attenzione dell’esecutivo è rivolta sia a società private sia a gruppi a controllo statale. Come Pirelli, Ansaldo e Cdp Reti.

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Il caso di Pirelli

Nel gruppo Pirelli è presente la società statale cinese Sinochem International Corp., che detiene una partecipazione del 37%. Le fonti interpellate da Bloomberg spiegano che proprio la società che produce pneumatici è stata oggetto “di una possibile restrizione alle vendite negli Stati Uniti a causa della proprietà cinese”. Per questa ragione si è cercato di limitare il ruolo di governance dell’investitore.

Il governo italiano, in sostanza, starebbe valutando opzioni che potrebbero portare l’investitore cinese a vendere. Complessivamente, sono circa 700 le aziende italiane che contano sul sostegno di investitori cinesi, ma il governo si concentrerebbe quasi esclusivamente su grandi gruppi e soprattutto su settori strategici quali energia, trasporti, tecnologia e finanza.

Da Ansaldo a Msc, le altre aziende

Il dossier Pirelli è solo il più evidente tra quelli sul tavolo dell’esecutivo, che avrebbe nel mirino anche Cdp Reti, la società che detiene partecipazioni di controllo nelle reti energetiche italiane (Snam, Italgas e Terna) e che è posseduta al 35% da una controllata della State Grid Corporation of China, con due rappresentanti nel consiglio di amministrazione.

Un altro caso citato è quello di Ansaldo Energia, tra i maggiori produttori mondiali di centrali elettriche: la presenza, pur residuale, della cinese Shanghai Electric (0,5%) impedirebbe alla società di partecipare ad alcune gare negli Stati Uniti.

Non solo: il gigante asiatico delle spedizioni Cosco mira a entrare nella cordata guidata dalla Msc di Gianluigi Aponte per l’acquisto di 43 porti dal gruppo di Hong Kong Ck Hutchison. L’operazione, da 23 miliardi di dollari, è al momento bloccata.

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L’auspicio di Pechino

Un portavoce del ministero degli Esteri cinese ha affermato che “la cooperazione negli investimenti tra Italia e Cina porta benefici reciproci” e la speranza è che l’Italia continui a garantire un trattamento equo alle aziende cinesi. Il portavoce sottolinea come il governo cinese abbia sempre “sostenuto le imprese cinesi nella cooperazione internazionale sulla base di principi di mercato” e ora “auspica che l’Italia offra un ambiente imprenditoriale equo, giusto e non discriminatorio per le imprese cinesi e tuteli efficacemente i loro legittimi diritti e interessi”. Ma secondo alcune interpretazioni, la decisione del governo di Giorgia Meloni potrebbe essere volta anche a mantenere buoni rapporti con Donald Trump, dopo lo scontro tra Usa e Cina dei giorni scorsi.

In ogni caso, la strategia italiana nei confronti di Pechino riflette un problema più ampio: l’Europa, che dopo la crisi finanziaria del 2008 aveva accolto con favore gli investimenti cinesi, oggi cerca di ridurre i rischi legati alla dipendenza da capitali esteri. E l’intervento sul caso Pirelli è emblematico: difendere la sovranità aziendale italiana, preservare l’accesso ai mercati strategici (come quello Usa) e modulare l’influenza estera in settori critici.





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