Il regime forfettario costituisce attualmente la forma fiscale di riferimento per una vasta platea di lavoratori autonomi e piccoli imprenditori in Italia. Introdotto con l’intento di semplificare gli adempimenti e alleggerire il carico fiscale, esso si rivolge a chi genera ricavi inferiori a una soglia prestabilita, attualmente fissata a 85.000 euro. Le adesioni hanno registrato una crescita significativa nell’ultimo triennio, in particolare dopo l’innalzamento della soglia di ricavi ammessi, grazie a:
- Semplificazione amministrativa: il regime richiede una contabilità semplificata e una dichiarazione fiscale agevolata.
- Imposta sostitutiva ridotta: l’aliquota fissa si attesta generalmente al 15%, scendendo al 5% nei primi anni per le nuove iniziative.
- Plateia eterogenea: dalla libera professione all’artigianato, fino a commercianti e consulenti, il regime copre un ampio spettro di attività economiche.
I numeri della partita Iva forfettaria nel 2023-2025: crescita e tendenze
L’analisi delle dinamiche 2023-2025 mette in luce un trend di crescita costante delle adesioni alla partita IVA forfettaria. Secondo i dati pubblicati dal Mef a maggio 2025, oltre 1,9 milioni di soggetti hanno scelto questa tipologia di Partita Iva, rappresentando oltre il 51% del totale delle partite IVA attive. Gli indicatori pubblicati recentemente evidenziano alcuni aspetti rilevanti:
Anno fiscale | Titolari forfettari | Incidenza sul totale Partite IVA | Variazione nuove adesioni | Incremento reddito medio |
2023 | 1.930.000 | 51% | +6,5% | +11,4% |
2024* | Stima: 2.050.000 | 52,5% | +6,2% | +12% |
2025** | Stima: 2.150.000 | 54% | +7% | +12,5% |
Le richieste del Fondo Monetario Internazionale e il dibattito politico sulla cancellazione
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha chiesto un riesame complessivo delle agevolazioni fiscali per migliorare equità e sostenibilità di bilancio. Secondo il Fondo, il regime fiscale agevolato forfettario per le Partite Iva dovrebbe essere cancellato perché crea iniquità e la sua eliminazione contribuirebbe sia a contenere la perdita di gettito, sia a rafforzare l’equità del sistema.
Il rapporto annuale sullo stato delle finanze italiane pubblicato dall’ente riporta tre punti cardine:
- Progressività fiscale: il sistema flat tax viene giudicato poco adatto a garantire la distribuzione equa della pressione fiscale.
- Perdita di gettito per l’erario: la minore imposizione riduce risorse disponibili per la spesa pubblica.
- Disparità tra lavoratori autonomi e dipendenti: il regime agevolato può generare disparità di trattamento e rischia di incentivare utilizzi impropri della forfettizzazione (falsa partita IVA o utilizzo di collaboratori esterni in luogo di dipendenti).
I partiti politici italiani sono divisi sul tema: alcuni appoggiano, infatti, la richiesta di cancellazione del regime forfettario per le Partite Iva altri puntano a modificarla, mentre le forze di centrodestra, con la Lega in prima fila, pensano di aumentarne il limite per accedervi, portandolo da 85mila euro a 100mila euro annui.
Le proposte di riforma e le possibili modifiche al regime forfettario per la manovra 2025-2026
La discussione sulla tassazione semplificata in vista della prossima manovra finanziaria ruota intorno a specifiche questioni, come:
- Riduzione delle agevolazioni: l’ipotesi più discussa riguarda il ritorno a una soglia di ricavi più contenuta (ad esempio 65.000 euro), una revisione delle aliquote e un aumento dei controlli sulle reali condizioni di accesso.
- Limitazioni settoriali e per tipologia di attività: si valuta la possibilità di differenziare i requisiti e i benefici su base settoriale, magari escludendo alcune aree dove la flat tax genera più spesso situazioni di copertura fittizia della relazione di lavoro subordinato.
- Revisione dei coefficienti di redditività: aggiornamento dei parametri legati ATECO per raffinare la determinazione della base imponibile.
- Incentivazione alle nuove attività: possibili estensioni delle agevolazioni per attività in fase di avviamento ma con limiti temporali più stringenti, come proposto in alcune bozze tecniche per il 2026.
- Maggiori controlli e lotta all’elusione: l’Agenzia delle Entrate potrebbe attivare controlli incrociati più strutturati su ricavi e versamenti previdenziali al fine di ridurre abusi e simulazioni di attività imprenditoriali.
Implicazioni fiscali e sociali della cancellazione o modifica del forfettario
Eventuali interventi correttivi o la totale cancellazione del regime forfettario avrebbero effetti rilevanti sia in ambito fiscale sia sotto il profilo sociale e occupazionale. In particolare:
- Effetti sugli introiti statali: una riduzione della base dei soggetti forfettari, o una stretta sulle soglie di reddito, potrebbe generare un aumento iniziale delle entrate tributarie. Tuttavia, gli effetti a medio termine dipenderanno dalla capacità del sistema di attrarre e sostenere nuove iniziative imprenditoriali al di fuori del regime agevolato.
- Costi per l’adeguamento amministrativo: il ritorno a regimi di contabilità ordinaria comporterebbe maggiori oneri gestionali e amministrativi a carico degli autonomi e piccoli imprenditori, con rischio di riduzione della competitività soprattutto per microimprese e liberi professionisti.
- Impatto sul mercato del lavoro autonomo: il regime, nella sua forma attuale, favorisce la nascita e lo sviluppo di attività secondarie, innovative o legate a esigenze temporanee. Un irrigidimento rischia di porre un freno a tali dinamiche e di aumentare i casi di lavoro irregolare.
- Conseguenze sulla sostenibilità previdenziale: la contribuzione previdenziale dei forfettari contribuisce in modo significativo agli equilibri di gestione delle casse professionali e dell’INPS, sia pure in misura forfettaria. Stravolgimenti potrebbero ripercuotersi anche sull’assetto del welfare.
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