Infine è arrivata l’intesa per la piena decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto che dovrebbe avviare la svolta green dello stabilimento attraverso forni elettrici.
Questo il risultato di un confronto, durato circa sette ore, nel corso del tavolo che si è svolto martedì 12 agosto al ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha coinvolto ministeri, amministrazioni locali, Ilva e Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. L’incontro ha coinvolto la Regione Puglia, con il presidente Michele Emiliano che ha partecipato all’incontro in presenza; i comuni di Taranto (con il sindaco Piero Bitetti) e di Statte, entrambi collegati da remoto; la Provincia di Taranto e l’Autorità portuale del Mar Ionio.
Quali i nodi da sciogliere sul futuro dell’ex Ilva
L’accordo tiene il punto su quanto fissato nel bando di gara lanciato il 6 agosto, quindi la “realizzazione sino a un massimo di tre forni elettrici per coprire l’intera capacità produttiva autorizzata”, l’unico vero punto d’incontro tra comune di Taranto e Mimit che da questo tavolo esce rafforzato.
Sono stati invece rinviati a un tavolo successivo il nodo degli impianti di preridotto (Dri) che sono necessari per alimentare i forni elettrici e la stesura dell’accordo di programma vero e proprio.
Rinviata la discussione sul rigassificatore
Nel corso del tavolo non si è parlato della nave di rigassificazione, fino a quel momento presentata come necessaria per l’alimentazione dei nuovi impianti: i quattro impianti di preridotto e altrettanti impianti di cattura e stoccaggio della CO2. Rimane pur sempre un tema divisivo, si tratta di un progetto verso cui il comune di Taranto ha dichiarato più volte la sua contrarietà e per ora è stato messo da parte.
Per quanto riguarda il gas, è in piano una nuova riunione del tavolo da convocare dopo il 15 settembre, il termine ultimo per la presentazione di offerte vincolanti, in modo da “esaminare le prime evidenze della procedura e valutare la possibile localizzazione degli impianti di peridotto (Dri) utili per l’approvvigionamento dei forni elettrici presso lo stabilimento ex Ilva di Taranto, a partire dall’impianto già previsto con il Fsc (ex Pnrr), qualora sia possibile assicurare il necessario approvvigionamento energetico”, come si legge nell’intesa.
La reindustrializzazione di Taranto
Un tema che è tornato centrale nel tavolo riguarda la reindustrializzazione dell’area di Taranto. In questo senso, è stata riconfermata l’istituzione di un commissario ad hoc che si occuperà anche delle compensazioni richieste dal Comune sulla sanità, la ricerca e il porto. Si è parlato anche delle “possibili misure in favore dei proprietari degli immobili nel quartiere di Tamburi”, i più danneggiati dall’inquinamento, che dovrebbero prevedere lo snellimento delle procedure e il rifinanziamento del fondo.
Occupazione e transizione green
L’accordo, sul fronte occupazionale, fissa l’impegno delle parti a valutare “misure di politica attiva e passiva del lavoro, anche a sviluppo delle interlocuzioni in corso con le associazioni sindacali”.
L’intesa, inoltre, vincola il possibile acquirente a presentare in fase di aggiudicazione “le dovute istanze autorizzative sul versante ambientale e sanitario, che tengano conto della progressiva e completa decarbonizzazione dello stabilimento attraverso la realizzazione di forni elettrici in sostituzione degli altoforni che saranno gradualmente dismessi in un tempo certo”.
Previsto anche un accordo di programma per “predisporre misure adeguate in favore dello sviluppo del territorio” e “individuare strutture organizzative che monitorino le tempistiche dei procedimenti amministrativi ambientali riguardanti gli impianti strategici così da renderle effettive”. Un accordo che, come si legge, dovrà tenere conto del diritto all’ambiente, alla salute e al lavoro nei comuni di Taranto e Statte e per il quale la prima riunione dovrebbe svolgersi a settembre.
I commenti dopo l’intesa
“Oggi abbiamo sottoscritto un documento non un accordo di programma, ci tengo a precisare che recepisce le nostre richieste”, ha dichiarato il sindaco di Taranto Bitetti, facendo capire che nonostante si sia mosso un passo importante, i nodi da sciogliere sono ancora molti.
“Oggi si compie un passo concreto verso quella decarbonizzazione dello stabilimento ex Ilva che per troppo tempo è rimasta solo una promessa”, ha aggiunto il presidente della Provincia di Taranto Gianfranco Palmisano.
Entusiaste anche le parole del presidente di Confindustria Emanuele Orsini: “Prendiamo atto che un accordo è stato raggiunto, con tutti i soggetti coinvolti, e siamo soddisfatti perché oggi si è deciso di non chiudere l’Ilva. Abbiamo già detto che l’Ilva è un asset strategico per il paese. Sia per il territorio che per l’industria italiana. Apprezziamo l’accordo e auspichiamo che venga rispettato e portato a termine, mantenendo saldi alcuni paletti”.
Per il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, questa è “una svolta che incoraggerà gli investitori”, mentre per il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano è “un giorno che resterà nella storia della Puglia”.
A destare invece il disappunto dei sindacati sono i punti rimasti insoluti: dall’esito della gara di aggiudicazione all’approvvigionamento del gas, dagli impianti di preridotto (soprattutto in relazione al dove sorgeranno, se a Taranto o Gioia Tauro, localizzazione alternativa presa in considerazione) al come saranno gestiti e rioccupati gli esuberi che provocherà il passaggio dagli altiforni ai forni elettrici.
“Un documento privo di tutele e certezze”, ha detto Rocco Palombella della Uilm. Per Giorgio Graziani (Cisl) e Ferdinando Uliano (Fim Cisl): “Questa pre-intesa non è positiva in quanto non chiarisce i tempi di realizzazione, le risorse necessarie e le modalità di attuazione del piano industriale”.
La vendita dell’ex Ilva
Nel corso dell’incontro è comunque emersa la necessità di vendere il prima possibile, dal momento che lo Stato non è più in grado di gestire un’azienda come Acciaierie d’Italia (ex Ilva), in perdita e che ha bisogno di notevoli investimenti.
“Mi appello alla responsabilità di ciascuno nel comprendere la necessità di dare un segnale positivo agli investitori che devono valutare se fare un’offerta e che tipo di offerta”, ha detto il ministro Urso.
La questione torna dirimente dopo l’arresto dell’operazione con Baku Steel, individuato a marzo come miglior acquirente. Sembrava che il primo vero tentativo di vendita avesse segnato un esito ormai favorevole, ma ad arrestare l’operazione è stato l’incendio scoppiato a maggio all’Altoforno 1 dello stabilimento di Taranto che ha dimezzato la produzione e costretto gli azeri a chiedere una revisione a ribasso del prezzo (fino a quel momento sopra il miliardo, 600 milioni di euro più altri 500 milioni per la valorizzazione del magazzino).
Dopo uno stallo di tre mesi che ha impedito di chiudere la gara, il tavolo di martedì ha permesso di trovare tre possibili piani di vendita (due opzioni proposte dal governo e una dal comune di Taranto), come riportato dal Corriere della Sera.
L’opzione A
La prima opzione prevede la costruzione di tre forni elettrici a Taranto e quattro impianti di preriduzione (di cui uno a Genova) per fornire la materia prima necessaria alla produzione (ovvero il Dri, direct reduced iron). In questo caso il fabbisogno di gas ammonterebbe a 5,1 miliardi di metri cubi annui rendendo necessaria una nave rigassificatrice.
L’opzione B
La seconda opzione, invece, prevede solo i tre forni elettrici a Taranto mentre gli impianti di preriduzione sarebbero costruiti altrove, molto probabilmente a Gioia Tauro. Questo ridurrebbe il fabbisogno di gas a regime nel 2032 a 1,4 miliardi di metri cubi annui, senza il bisogno della nave rigassificatrice ma con un impatto negativo sull’occupazione.
L’opzione C
Per evitare questa ipotesi, il sindaco di Taranto ha proposto una terza opzione che prevede tre forni elettrici, un impianto Dri e uno per la cattura e lo stoccaggio della CO2, senza il bisogno di una nave rigassificatrice sebbene, in questo caso, il fabbisogno di gas sarebbe di 2 miliardi di metri cubi annui.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link