9 agosto 2025, le voci di Italia Nostra dal corteo No Ponte. A partecipare alla manifestazione tenutasi a Messina in un sabato rovente d’agosto, le sezioni di Messina, Milazzo, il presidio Nebrodi ed il Presidente del Consiglio Regionale dell’associazione.
“A Messina, sabato 9 agosto 2025, eravamo almeno in diecimila, in corteo, a manifestare contro lo scriteriato progetto per la realizzazione del ponte sullo Stretto – evidenzia Leandro Janni, presidente CR Sicilia di Italia Nostra – Ancora una volta noi di Italia Nostra, cittadini, movimenti, associazioni, comitati e forze politiche abbiamo espresso il nostro netto dissenso nei confronti di un progetto tanto velleitario quanto inutile e dannoso. Un progetto ancora indefinito e pieno di incognite, i cui lavori, comunque, se dovessero iniziare, rischierebbero di sfregiare per sempre uno dei paesaggi più straordinari del nostro Paese e inciderebbero pesantemente, e per anni, sulla qualità della vita degli abitanti dello Stretto.
Italia Nostra Messina: il ponte questione cruciale
“La costruzione del ponte di Messina – al di là delle criticità tecniche su cui si sono ripetutamente espressi competenti professionisti dei vari settori – si presenta innanzitutto come urgente occasione di riflessione su quale sia l’idea di progresso che anima le attuali scelte politiche – sottolinea Annalisa Raffa, Presidente Italia Nostra Messina – La costruzione del ponte sullo Stretto è questione innanzitutto culturale. Le parole di Bassani ce lo ricordano: “il patrimonio culturale e naturale è un bene di cui la civiltà tecnologica e industriale, nella quale viviamo, non può fare a meno, se vuole continuare a esistere. La civiltà industriale ha mostrato di sapersi dare un’efficienza; adesso occorre che si dia una ‘religione’, che sappia cioè contraddire a tutto ciò che tende a trasformare l’uomo in puro consumatore. Il rapporto predatorio con la natura non è più possibile”.
Un mondo sempre meno naturale
“È il momento di abbandonare l’approccio antropocentrico che rende la natura oggetto da ‘piegare’ con la τέχνη in cui “l’agire etico si appiattisce sul fare tecnico [..] soprattutto perché, creando un mondo sempre meno naturale e sempre più artificiale, la tecnica obbliga l’etica a inseguire il paesaggio che la tecnica produce e non cessa di trasformare” (U. Galimberti, Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica). Occorre ripartire dal ruolo della politica che non può più con tracotanza imporre una vera e propria ‘catastrofe’ in un paesaggio che va invece rispettato e ascoltato nel suo essere relazione con le comunità che lo attraversano, da sempre consapevoli che la Natura dello Stretto è forte e fragile insieme”.
Messina, Lo Stretto, patrimonio mondiale
“Siamo fermamente contrari al progetto della costruzione del Ponte sullo Stretto – sottolinea Angela Pipitò, presidente Presidio Nebrodi di Italia Nostra – perché la realizzazione di quest’opera faraonica, oltre ad essere dannosa e di grande impatto ambientale, significherebbe inevitabilmente distruggere l’ecosistema e la bellezza di un paesaggio unico, divenuto luogo simbolo della biodiversità, cantato da poeti sin dall’antichità, evocatore di miti e leggende, luogo identitario per eccellenza cui non è possibile rinunciare ma al contrario bisogna strenuamente difendere e tutelare anche attraverso il suo riconoscimento come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’ UNESCO”.
L’idea rinnovata del progresso
“L’idea di progresso che possiamo perseguire oggi si basa su una ritrovata connessione profonda tra la dimensione umana e quella naturale: l’uomo non può continuare a ‘consumare’ la natura con violenza, sopraffazione, ingordigia, in un delirio di onnipotenza – riprende Raffa – “Meglio una gallina oggi che un uovo domani” sembra ispirare la politica a cui fa eco il consenso di chi ‘in stato di necessità’ spera di trarre qualche vantaggio economico dalla costruzione dell’opera. Per molti il ‘ponte cartolina’ che incornicia lo Stretto è un miraggio di sviluppo legato ad una visione di turismo deteriore che saccheggia, violenta, distrugge. Il ponte della cuccagna viene propagandato come opera ecologica ed economicamente vantaggiosa non solo in fase di costruzione per le imprese del Nord, ma per tutti grazie al contenuto costo dei futuri pedaggi”.
Il corteo del 9 agosto scorso
“Quando la tracotanza arriva a tanto dobbiamo indignarci e opporci alla violenza di cui siamo vittime, consapevoli o spesso inconsapevoli, perché il ponte non è di certo quella cornucopia dispensatrice di ricchezza e bellezza che ci viene raccontata – sottolinea Raffa – Il corteo di sabato 9 agosto ha testimoniato con la sua ampia partecipazione di cittadini provenienti da ogni parte d’Italia che opporsi ad un ecomostro è necessario e urgente per cambiare direzione e andare verso un’ecologia integrale che riconosca la connessione profonda tra la dimensione umana e il mondo naturale”.
Un’opera inutile e dannosa per il paesaggio
Guglielmo Maneri, presidente Italia Nostra Milazzo evidenzia come il Ponte sia “un’opera inutile e dannosa per il paesaggio: questo il Ponte sullo Stretto, progettato e forse (molto forse) realizzato per esclusive manie di grandezza e di apparenza di piccoli leader nazionali e locali”.
Nessuna utilità per la zona tirrenica della Provincia di Messina
“Nessuna utilità per la zona tirrenica della Provincia di Messina perché il transito veicolare e ferroviario dovrà comunque raggiungere il centro città e poi percorrere altri 10 km per raggiungere il ponte aggravando cosìi disagi. In compenso vengono dirottati fondi indispensabili per infrastrutture sostenibili e messa in sicurezza del territorio. Unica certezza cantieri e poi cantieri nell’intero territorio. Offensive poi le presunte “finalità militari” – ha concluso Maneri – finalizzate solo ad aggirare garanzie di sicurezza e Piani paesaggistici. UN NO GRANDE COSÌ!”
Le responsabilità nella cura del territorio
“Abbiamo la responsabilità di prenderci cura e di custodire territori, saperi e paesaggio come patrimonio culturale dell’umanità. Mi riferisco non solo allo Stretto di Messina – conclude Raffa – ma alla Val Susa, a Venezia, a Niscemi, e a tutte le ribellioni di uomini e donne a simili “soluzioni”, scriteriate e sragionate, calate dall’alto”.
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