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Auto elettriche, obiettivi UE fuori portata per l’Italia


L’Italia si trova di fronte a un andamento incoraggiante, ma ancora troppo timido sul fronte delle auto elettriche. Nei primi sette mesi del 2025, i dati parlano di 50.539 nuove immatricolazioni, con un incremento del 29% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e una quota di mercato del 5,2%.

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Sono cifre che sembrano suggerire una crescita, ma risultano insufficienti per colmare il dislivello con il resto d’Europa, dove a giugno 2025 le immatricolazioni a zero emissioni raggiungevano già una media del 15%.

Ancor più allarmante è la prospettiva prevista dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC): entro il 2030 si rischia di arrivare a solo 1,5 milioni di vetture elettriche, lontanissimi dal traguardo dei 4,3 milioni.

Auto elettriche: la sfida del PNIEC e il ruolo della Fondazione Eni Enrico Mattei

Secondo la Fondazione Eni Enrico Mattei, l’attuale passo, se non rettificato, lascerà scoperti 2,8 milioni di veicoli rispetto agli obiettivi nazionali. Questa lacuna compromette seriamente il percorso di decarbonizzazione del sistema dei trasporti, un percorso che non può prescindere dalla piena elettrificazione del parco circolante.

Se da un lato il ricorso ai incentivi previsti dal governo offre contributi fino a 10.000 euro per i privati e 20.000 euro per le piccole imprese, dall’altro il numero di immatricolazioni coperte dall’ultimo stanziamento rimane limitato: 597 milioni di euro per il 2025, pensati per cofinanziare appena 39.000 nuove vetture, una goccia nel mare rispetto all’urgenza dei nostri tempi.

Strumenti di sostegno e opportunità

Per accelerare il passaggio verso le auto elettriche, è cruciale combinare in modo sinergico misure politiche, fondi pubblici e cooperazione con il settore privato. Il nodo, tuttavia, sta anche negli scarsi investimenti: tra il 2021 e il 2023, l’Italia ha attirato solo 1,3 miliardi di euro nel campo dell’alimentazione a batteria, a fronte dei 26 miliardi del Regno Unito e dei 13 miliardi della Germania. Senza un rafforzamento del tessuto industriale, la nostra filiera rimarrà in ritardo rispetto ai partner europei, con ricadute negative in termini di occupazione e competitività.

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Il ricorso ai fondi garantiti dal recovery fund europeo rappresenta un’opportunità da non perdere, ma occorre una strategia più ampia e incisiva. Solo un’azione integrata, in grado di rilanciare la domanda di auto elettriche e potenziare il sistema delle infrastrutture di ricarica, potrà creare un circolo virtuoso e spingere l’Italia verso una mobilità sostenibile.

Il capitolo degli incentivi è senz’altro fondamentale, ma va accompagnato da un deciso salto culturale che metta al centro l’innovazione, l’efficienza energetica e il rispetto dell’ambiente. In questa transizione, la volontà politica e l’impegno condiviso fra istituzioni, imprese e cittadini saranno decisivi per vincere la sfida della mobilità a impatto zero.



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