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Brevetti green e digitali: l’Europa accelera, l’Italia cresce ma resta indietro sull’AI


In Europa l’attività brevettuale è in crescita, trainata in particolare dallo sviluppo delle tecnologie verdi e digitali. Anche in Italia si registra un trend positivo, sebbene a un ritmo più contenuto rispetto alle principali economie del continente. Nello specifico la Penisola mostra un interesse crescente per le tecnologie green, ambito in cui anche alcune regioni del Sud riescono a distinguersi, a fronte di una performance più contenuta nel settore dell’intelligenza artificiale. A dirlo sono i dati dello studio “The geography of innovation: patent insights into Europe’s green and digital transitions, redatto da Banca d’Italia che ha analizzato le domande di brevetto nel settore delle tecnologie verdi e dell’intelligenza artificiale depositate presso l’Ufficio Europeo dei Brevetti tra il 1990 e il 2021.

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Questa crescita però non è solo europea, ma si inserisce in un trend globale che vede la Cina superare per la prima volta Stati Uniti, Giappone ed Europa per numero di brevetti depositati. Un sorpasso che segnala il rapido avanzamento del gigante asiatico nelle tecnologie ad alta intensità di conoscenza, con particolare forza proprio nell’intelligenza artificiale e nelle soluzioni green.

I brevetti green e AI a livello europeo

Dallo studio emerge che l’innovazione rimane fortemente concentrata in determinate aree. Una dinamica che emerge sia quando si confrontano i diversi Paesi UE sia a livello territoriale all’interno degli stessi. La Germania domina sia per volume che per qualità dei brevetti, mentre la Francia guida nella specializzazione sull’intelligenza artificiale. L’Italia, pur classificandosi quinta per numero totale di domande di brevetto all’EPO, mostra una performance più modesta, con una base industriale forte ma una diffusione più debole tra regioni e settori. Nonostante ciò, insieme alla Spagna, registra una crescita continua, che suggerisce un lento ma costante riequilibrio nel panorama dell’innovazione europea.

Andando a vedere per città i principali ecosistemi europei dell’innovazione sono Berlino, Amsterdam, Stoccolma, Parigi, Barcellona, Madrid, Helsinki e Copenaghen. Questi poli non solo si distinguono per volume di brevetti, ma rappresentano anche nodi cruciali di reti internazionali di ricerca e sviluppo, capaci di influenzare in modo significativo le traiettorie tecnologiche continentali.

In Italia aumenta la tecnologia green più dell’intelligenza artificiale

L’ecosistema innovativo italiano è caratterizzato da forti squilibri territoriali. L’attività brevettuale è infatti fortemente concentrata nel Centro-Nord, in particolare Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, che ospitano i principali ecosistemi dell’innovazione del Paese, grazie alla concentrazione di grandi imprese, università di eccellenza, poli tecnologici e infrastrutture avanzate. Le città di Milano, Torino e Bologna emergono come snodi centrali, non solo per il volume di brevetti depositati, ma anche per la loro rilevanza nei settori ad alta intensità tecnologica.

Le regioni meridionali restano indietro, con solo Roma che riesce a distinguersi come hub innovativo di rilievo, riflettendo vincoli strutturali come la minore dimensione media delle imprese, l’informalità e una limitata infrastruttura per l’innovazione. Questi divari regionali suggeriscono la necessità di politiche di innovazione mirate e basate sul territorio, per sbloccare potenziali ancora non sfruttati, in particolare nei settori verdi.

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In generale l’Italia mostra un focus relativamente più marcato sulle tecnologie verdi rispetto all’intelligenza artificiale, dove invece resta indietro rispetto ai principali paesi europei. Nello specifico l’Italia mostra una particolare specializzazione nelle tecnologie di mitigazione del cambiamenti climatico applicate ai trasporti, il che riflette la forza storica del settore automotive e meccanico del Paese.

A livello regionale è di nuovo il Nord Italia a dominare sia in termini di attività brevettuale legata all’intelligenza artificiale (Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna), sia a livello di brevetti nelle tecnologie verdi (Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Trentino-Alto Adige).

Il Sud e le isole (per esempio Puglia, Sicilia, Sardegna) però non restano a guardare ma si stanno pian piano specializzando nei brevetti verdi. In questi contesti, i brevetti verdi non provengono solo dalle imprese, ma anche da università, singoli inventori e attori del settore pubblico, segnalando un ecosistema innovativo più ampio e distribuito rispetto a quello digitale, che, invece, resta maggiormente concentrato nelle mani del settore privato

L’innovazione è sempre più concentrata nelle mani delle imprese consolidate, mentre la quota di nuove imprese brevettanti e di quelle che brevettano una sola volta è in calo. Inoltre l’età media delle imprese che brevettano per la prima volta è in aumento, indicando crescenti barriere all’ingresso, vincoli finanziari e una maggiore complessità delle tecnologie all’avanguardia.

Infine, sebbene le imprese innovatrici godano di tassi più elevati di sopravvivenza e acquisizione, molte faticano a mantenere un’innovazione sostenuta nel lungo termine. Questo richiede politiche che non solo supportino l’ingresso di nuove imprese, ma aiutino anche le giovani e piccole imprese a scalare i loro sforzi innovativi, attraverso l’accesso al finanziamento, partnership per la ricerca e sviluppo, e ecosistemi dell’innovazione.



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