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Casasco spinge per sconti Irpef al ceto medio


L’inaspettata crescita delle entrate fiscali nei primi sei mesi del 2025 riaccende la discussione su come restituire ai contribuenti parte del gettito extra: il deputato Maurizio Casasco indica la rotta verso un alleggerimento delle imposte sul ceto medio, cuore pulsante dell’economia nazionale.

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Nuove risorse per i conti pubblici

Il sensibile incremento dell’imposizione raccolta dallo Stato, certificato da Bankitalia, ammonta a 257,3 miliardi di euro tra gennaio e giugno 2025. La cifra, che traduce un balzo del 3,4 per cento rispetto allo stesso arco temporale dello scorso anno, equivale a 8,5 miliardi aggiuntivi. Questo surplus, frutto di una congiuntura più vivace e di un recupero di base imponibile, rappresenta un margine di manovra che pochi governi hanno avuto negli ultimi anni, specie in una fase di stretta sui bilanci pubblici.

In prospettiva annuale, gli analisti di via Nazionale ipotizzano che il differenziale positivo possa toccare i 17 miliardi. Per Casasco una quota pari a un quarto della somma, poco più di 4,2 miliardi, dovrebbe essere immediatamente destinata a un’operazione di sgravio fiscale mirata. Drenare risorse verso famiglie e imprese, invece che disperderle in mille capitoli di spesa, è la via indicata dall’esponente di Forza Italia per dare coesione al sistema produttivo e fiducia ai consumatori nel medio periodo del Paese.

Un taglio all’Irpef che guarda al futuro

La proposta cardine consiste in una riduzione dell’aliquota Irpef dal 35 al 33 per cento sul reddito fino a 60 mila euro. Pare un punto percentuale scarso, ma in un busta paga media si traduce in centinaia di euro che tornano in circolo. Forza Italia difende questa battaglia da anni e Antonio Tajani, alla guida del partito, ne ha fatto un segno distintivo: si tratta di un sostegno immediato a lavoratori e professionisti che oggi reggono l’ossatura del gettito, pur senza i margini di manovra delle fasce più elevate.

Secondo Casasco, il ceto medio ha sostenuto finora gran parte della struttura fiscale italiana, assumendosi oneri che spesso travalicano la propria capacità di risparmio. Se questa fascia dovesse indebolirsi ulteriormente, l’intero sistema di welfare e di produzione verrebbe messo in discussione. L’intervento sull’aliquota, dunque, non è un vezzo elettorale, ma un argine al rischio di trasformare quella che è stata la spina dorsale del Paese in una nuova categoria a rischio povertà, con ricadute sociali ed economiche difficili da contenere.

Dal Fondo del 2014 alla sfida dell’equità fiscale

Al centro del ragionamento dell’esponente azzurro c’è il Fondo per la riduzione della pressione fiscale, istituito nel 2014 e aggiornato nel 2022. Sulla carta, la norma prevede che gli incrementi di gettito siano stabilmente destinati a sgravare contribuenti e imprese. Eppure, ricorda Casasco, la distanza tra precetto giuridico e realtà operativa è ancora ampia: per questo chiede che i nuovi incassi siano riversati sul Fondo, garantendo trasparenza nel flusso delle risorse e concretezza negli alleggerimenti promessi ai contribuenti italiani tutti inclusi.

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La memoria recente insegna che molti capitoli di bilancio restano lettera morta se non si accompagnano a monitoraggi puntuali e a vincoli di destinazione. Casasco spinge perché il Fondo non diventi l’ennesimo contenitore dal titolo altisonante e dal portafoglio vuoto. Chiede che i flussi aggiuntivi siano contabilizzati a cadenza semestrale e che, una volta accertati, finiscano vincolati agli obiettivi per cui il Fondo nacque: alleggerire la leva fiscale e incoraggiare nuovi investimenti, in particolare nelle piccole e medie imprese che più soffrono il peso del prelievo.

Imprese, famiglie e la necessità di un sistema competitivo

Il ragionamento del deputato forzista non si esaurisce nelle cifre: riguarda anche la qualità della crescita. Per rilanciare la produttività, egli sollecita uno schema di detrazioni che premi gli investimenti delle aziende, soprattutto quelle che innovano e creano occupazione stabile. Un ambiente fiscale favorevole, sottolinea Casasco, significa rendere conveniente investire in Italia anziché altrove, generando un circolo virtuoso di profitti reinvestiti, salari più elevati e, in ultima analisi, gettito ulteriore che alimenta di nuovo il Fondo per la riduzione della pressione fiscale.

L’esecutivo in carica ha già reso strutturale il taglio del cuneo contributivo e, pochi giorni fa, ha prorogato i bonus sociali destinati alle persone fragili. Casasco riconosce questi passi, ma insiste sul fatto che serve un ulteriore salto di qualità. L’equità fiscale, osserva, non deve essere episodica: occorre una visione che abbracci allo stesso modo tutti gli strati sociali, dal lavoratore autonomo al pensionato, dal piccolo imprenditore al giovane alla ricerca di un primo impiego, affinché la fiducia torni a essere il motore di una crescita inclusiva.



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