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Se secondo Goldman Sachs il peso dei dazi sta ricadendo per lo più su aziende e consumatori americani, oltreoceano la politica trumpiana sta ridisegnando anche gli attuali equilibri economici e commerciali nella regione Asia-Pacifico. Infatti, a causa delle tensioni tra Stati Uniti e Cina, le aziende del Dragone stanno adottando diverse e importanti strategie per fronteggiare le tariffe elevate e mantenere competitività e accesso ai mercati. Operazione che, se da una parte sta comportando un inevitabile allontanamento dai fornitori occidentali, dall’altra sta promuovendo un rafforzamento dell’economia dell’intero continente asiatico e dell’egida cinese. Anche e soprattutto in termini di rapporti inter governativi, così da restituire al mondo un polo asiatico sempre più convinto dei propri mezzi e unito sotto Pechino. 

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in questo articolo:

 

  • Settore farmaceutico: il ritorno alle forniture locali
  • La Cina e gli investimenti in Indonesia per aggirare i dazi Usa

 

Settore farmaceutico: il ritorno alle forniture locali

Come evidenziato da Reuters, nel settore farmaceutico le imprese cinesi stanno riducendo la dipendenza dai fornitori occidentali, come Thermo Fisher e Merck, a causa delle tariffe d’importazione elevate e delle preoccupazioni sulla sicurezza delle forniture. Aziende come Shanghai Titan Scientific e Nanjing Vazyme Biotech stanno registrando una crescente domanda di reagenti locali, con oltre il 90% dei clienti che considerano l’abbandono degli approvvigionamenti esteri.

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Questa tendenza sta stimolando la crescita del mercato interno, che ha raggiunto un valore di 5,76 miliardi di dollari nel 2024, con previsioni di crescita annua superiore al 10% nei prossimi cinque secondo l’analista di Morningstar Max Jousma grazie al traino garantito dal sostegno governativo ai settori biotecnologico e farmaceutico e dalla crescita delle attività di ricerca e sviluppo e dei test diagnostici in vitro. Strategia che non solo permette di rafforzare l’autosufficienza del settore, ma anche di contribuire a una maggiore resilienza delle filiere produttive nazionali

Non è quindi un caso, evidenzia Reuters, se Merck e il gruppo diagnostico svizzero Roche Holding stanno spostando parte della loro produzione di reagenti più vicino ai clienti cinesi. La prima nel 2023 ha annunciato l’intenzione di investire 70 milioni di euro (81,35 milioni di dollari) in uno stabilimento di reagenti a Nantong, la cui entrata in funzione è prevista per l’anno prossimo. La seconda, invece, amplierà a partire dal 2028 gli impianti di produzione, laboratorio e logistica a Suzhou, dove produce reagenti per sistemi diagnostici. 

 

La Cina e gli investimenti in Indonesia per aggirare i dazi Usa

Il rafforzamento dell’area Asia-Pacifico è evidente guardando a un altro fattore: ossia che gli investitori cinesi stanno rivolgendo la loro attenzione all’Indonesia, attratti da tariffe d’importazione più basse (19%) rispetto ai dazi statunitensi superiori al 30%. Secondo Reuters infatti la domanda di investimenti cinesi in Indonesia è aumentata significativamente, con un incremento del 6,5% degli investimenti diretti esteri dalla Cina e da Hong Kong nel primo semestre del 2025, raggiungendo gli 8,2 miliardi di dollari.

Le aree di West Java e le zone vicino ai principali porti sono particolarmente attrattive per gli investitori, con un aumento dei prezzi immobiliari industriali del 15-25% su base annua. Nonostante le sfide legate alle infrastrutture e alla burocrazia, l’Indonesia rappresenta una destinazione privilegiata per le aziende cinesi che cercano di diversificare le loro operazioni e ridurre la dipendenza dal mercato statunitense. “Siamo piuttosto impegnati in questi giorni. Abbiamo riunioni dalla mattina alla sera”, ha dichiarato all’agenzia Gao, che ha fondato la sua azienda PT Yard Zeal Indonesia nel 2021 con quattro dipendenti e ora ne ha più di 40. 

Peraltro, secondo i dati governativi pubblicati la scorsa settimana, l’economia indonesiana è cresciuta a un ritmo migliore del previsto, pari al 5,12%, nel secondo trimestre, il ritmo più rapido degli ultimi due anni. “C’è sempre stata una sinergia… con le aziende cinesi che hanno la sicurezza di potersi insediare con facilità in Indonesia”, ha affermato Mira Arifin, responsabile per l’Indonesia di Bank of America. “L’Indonesia vanta un enorme bacino di talenti, con una popolazione giovane e dinamica che incoraggia gli investitori stranieri a espandersi rapidamente nel Paese”.

Questi sviluppi suggeriscono un cambiamento nei flussi commerciali e negli investimenti, con la Cina che potrebbe consolidare la sua influenza nell’Asia-Pacifico. L’adozione di politiche protezionistiche da parte degli Stati Uniti sta spingendo le aziende cinesi a diversificare le loro catene di approvvigionamento e a cercare nuovi mercati, favorendo la crescita economica regionale. Tuttavia, questo spostamento potrebbe comportare rischi, tra cui l’aumento della concorrenza per le imprese locali e la dipendenza da un attore economico dominante.

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