Contabilità

Buste paga

 

Il Mezzogiorno cresce più del Nord, il “modello Sicilia” per superare le sfide


Il Mezzogiorno cresce e si candida a diventare la locomotiva d’Italia. A dirlo sono le performance degli ultimi anni registrati da diversi centri di ricerca. Ma per cogliere l’opportunità, il Sud Italia deve affrontare ancora delle sfide, che riguardano la digitalizzazione, l’ambiente e le competenze. Ecco come lo sta facendo la Sicilia.

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

Il Mezzogiorno cresce nel 2025: i dati

Nel 2025 il Sud Italia corre più del resto del Paese e cresce a ritmi sostenuti, mostrando un dinamismo imprenditoriale sorprendente. È questo il ritratto che emerge dall’ultimo studio di SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno Intesa Sanpaolo), “Mezzogiorno: panorama economico di mezz’estate 2025”.

L’analisi disegna una nuova traiettoria per l’economia meridionale con dati inequivocabili: il PIL cresciuto del 6,7% nel 2023 rispetto al periodo pre-pandemico (contro il +4,8% della media nazionale) e la previsione di un’ulteriore crescita per il 2024 e 2025.

Le ragioni

Quest’accelerazione è alimentata da una combinazione sostanzialmente di più fattori:

  • i massicci investimenti pubblici legati al PNRR e strumenti come la ZES Unica;
  • la vivacità di settori strategici come il turismo e la logistica, basti pensare che il 47% del traffico marittimo italiano sia al Sud;
  • il consolidamento come hub strategico verde per l’Italia, perché nel Mezzogiorno si produce oltre il 55% delle rinnovabili del Paese.

Innovazione e capitale umano: le sfide che il Sud Italia deve affrontare

La crescita, per quanto robusta, si poggia su fondamenta che necessitano di essere consolidate. Tuttavia il vero banco di prova per il futuro del Mezzogiorno risiede nella sua capacità di affrontare e superare le tre sfide strutturali che ancora lo vedono in ritardo: il divario nell’innovazione digitale, la valorizzazione e scolarizzazione del capitale umano e la gestione sostenibile delle risorse ambientali.

La digitalizzazione delle imprese

Secondo il Regional Innovation Scoreboard 2025, regioni come Sicilia, Puglia e Campania stanno registrando progressi superiori alla media nazionale sul digitale, segno che qualcosa si muove nei laboratori, nelle università e nelle imprese del Sud. È una crescita che, negli ultimi anni, ha ribaltato molti pronostici, posizionando alcune aree meridionali tra le più dinamiche d’Italia. Tuttavia, il divario con il resto del Paese rimane marcato. Il vero tallone d’Achille è la digitalizzazione: nel 2024, ben l’81,9% delle imprese meridionali con almeno dieci addetti operava ancora a un livello “basso” o “molto basso” di adozione delle tecnologie ICT. Significa che in otto aziende su dieci l’uso di strumenti digitali avanzati, dall’e-commerce integrato ai software di gestione intelligente, è limitato o quasi assente.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Questo ritardo pesa in un’economia sempre più interconnessa, in un mercato globale dove i processi produttivi, la logistica e persino il rapporto con i clienti si giocano online e in tempo reale, la mancanza di digitalizzazione rischia di tradursi in una perdita di competitività strutturale. Il segnale positivo è che il trend sta migliorando: nel 2023 la quota di imprese a bassa digitalizzazione era ancora più alta (83,3%) e regioni come Puglia, Abruzzo e Basilicata hanno già avviato un recupero deciso. La sfida, ora, è trasformare questa inversione di tendenza in una strategia di lungo periodo, sfruttando i fondi del PNRR, i programmi europei e la spinta delle nuove generazioni di imprenditori.

Competenze e ricerca

Se l’innovazione è il motore, le competenze sono il carburante. Qui il Mezzogiorno gioca una partita decisiva e ancora aperta. Il rapporto SRM fotografa una realtà in chiaroscuro: la popolazione adulta meridionale resta mediamente meno istruita, con una quota di diplomati che si ferma al 59%, contro il 66,7% della media nazionale. Ancora più preoccupante è il tasso di abbandono scolastico, che al Sud tocca il 12,4%, ben al di sopra del resto del Paese.

La situazione non migliora molto sul fronte della ricerca: la spesa in R&S si ferma allo 0,96% del PIL, contro l’1,37% italiano, un divario che pesa sulle prospettive di crescita e di competitività dell’intera area. Eppure, in questo quadro emerge un dato sorprendente, che il report definisce un potenziale ancora inespresso nelle università del Sud, che rappresentano il 42,6% della spesa in ricerca e sviluppo dell’area, una quota quasi doppia rispetto alla media nazionale. Significa che il cuore della R&S meridionale batte nei campus, nei laboratori universitari e nei dipartimenti scientifici.

Sostenibilità e ambiente

Sul fronte dei rifiuti, il Sud ha compiuto un balzo notevole, tra il 2019 e il 2023 la raccolta differenziata è cresciuta di 8,3 punti percentuali, superando persino il ritmo medio nazionale. È il segnale di una maggiore consapevolezza ambientale, ma anche la certificazione di un valore di partenza veramente molto basso.

C’è un’emergenza che resta irrisolta e che rischia di compromettere la sostenibilità stessa delle comunità meridionali: l’acqua. Secondo il rapporto SRM, le perdite nelle reti idriche comunali raggiungono il 50,5% nel Sud e addirittura il 51,9% nelle Isole. In pratica, un litro su due si disperde prima ancora di arrivare ai rubinetti di case e imprese. Questo non è solo uno spreco inconcepibile della risorsa più preziosa, è una voragine infrastrutturale che costa cara in termini economici, ambientali e sociali. Significa maggiori costi di gestione per gli enti locali, servizi meno efficienti per i cittadini e un freno agli investimenti produttivi, specie in settori come l’agroalimentare e il turismo, che dipendono da forniture idriche sicure e costanti.

Il “modello Sicilia”: la strategia

Non solo il ponte sullo Stretto di Messina, il 2025 annuncia un cambio di passo clamoroso nelle strategie della Regione Siciliana. Con un piano di contributi pubblici a fondo perduto di centinaia di milioni di euro a valere sul Programma regionale FESR 2021-2027, la Sicilia sta scommettendo con decisione sul suo futuro innovativo.

La strategia si articola su due assi principali che affrontano tutti i temi in cui il meridione è indietro rispetto al resto della penisola:

  • incentivi per la digitalizzazione e l’innovazione dei processi, con l’obiettivo principale di contrastare il ritardo digitale. A tal proposito sono stati attivati bandi specifici come “Digitalizzazione” e “DIGIT IMPRESE”. Queste misure offrono contributi a fondo perduto e in conto capitale alle micro, piccole e medie imprese per l’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate, dall’intelligenza artificiale all’e-commerce, dall’automazione industriale ai sistemi gestionali integrati;
  • strumenti per colmare il gap nella ricerca e sviluppo. In merito a questo asse, la Regione ha lanciato programmi come “Ripresa Sicilia Plus” e il bando “Innovazione”. Queste iniziative finanziano progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale realizzati in partnership tra aziende e organismi di ricerca. In questo modo, si intende stimolare il trasferimento tecnologico, valorizzare il potenziale delle università locali e allineare la produzione industriale agli ambiti della strategia di specializzazione intelligente (S3) della regione.

Tutti questi interventi sono stati concepiti nel rispetto del principio europeo del “Do No Significant Harm” (DNSH), che dovrebbe assicurare sia il percorso verso l’innovazione, sia il percorso verso la sostenibilità ambientale e la neutralità climatica.

Conto e carta

difficile da pignorare

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Assistenza e consulenza

per acquisto in asta