Lula (foto), diritti umani e negoziati con sprint
In un contesto di forti tensioni diplomatiche, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha negato netta e con decisione le accuse del governo degli Stati Uniti, diffuse nel report annuale del Dipartimento di Stato, secondo cui i diritti umani in Brasile sarebbero peggiorati. Lula ha definito tali insinuazioni una rappresentazione demonizzante della realtà, frutto di politiche esterne aggressive e interventiste invece che di un esame oggettivo.
La risposta del leader brasiliano, pronunciata mentre presentava un pacchetto economico a sostegno delle imprese colpite da dazi Usa al 50%, ha avuto tono netto e deciso: “Nessuno viola le norme sui diritti umani qui; i nostri ‘amici americani’ ogni volta che decidono di combattere qualcuno cercano di trasformarlo in un nemico da esorcizzare”.
Queste parole seguono l’analisi dettagliata contenuta nel rapporto statunitense pubblicato il 12 agosto 2025, che metteva nel mirino il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes per aver ordinato la sospensione di oltre 100 account su X, ritenuti sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro: un atto giudicato da Washington come limitazione della libertà di espressione.
“Continueremo a negoziare”: la via Lula
Pur sotto pressione, Lula ha proclamato la sua preferenza per i negoziati pacifici e la cooperazione internazionale: “Continueremo a negoziare perché ci piace negoziare. Non vogliamo conflitti né con gli Stati Uniti, né con Uruguay o Venezuela”. In un’altra occasione ha rilanciato con chiarezza, riferendosi a Donald Trump: “Se quello che è successo al Campidoglio fosse accaduto in Brasile, Trump sarebbe andato a processo qui da noi”.
Escalation in economia: dazi Usa, risposte Brasiliane
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Dazi dazi dazi… ma Bolsonaro è al centro
L’amministrazione Trump ha annunciato un rialzo al 50 % delle tariffe sulle importazioni brasiliane a partire dal 1° agosto, motivando la misura come risposta al processo in corso contro l’ex presidente Bolsonaro, definito una “caccia alle streghe”. -
Contromosse legali ed economiche
Il Brasile ha risposto in più direzioni: Lula ha firmato, il 15 luglio, un decreto per attuare immediatamente la Legge di reciprocità economica, che stabilisce contromisure contro misure unilaterali straniere. -
Pacchetto “Brazil sovrana”
Lo scorso 13 agosto Lula ha presentato un piano forte: circa 30 miliardi di real in linee di credito, 4,5 miliardi addizionali per le PMI, incentivi fiscali, proroghe dei crediti doganali e acquisti pubblici (scuole, ospedali) per assorbire la perdita di export. -
Diplomazia (a metà)
Nonostante l’intensità dello scontro, Lula non ha annunciato ritorsioni immediate con dazi: ha rilanciato un approccio governato dalla negoziazione, denunciando l’uso dei dazi come forma di ricatto politico.
In effetti, un incontro virtuale tra il ministro delle Finanze brasiliano e quello statunitense è stato cancellato all’ultimo, a conferma delle difficoltà nel dialogo.
Le mosse orgogliose di Lula
Senza sbandierare vendette economiche o esacerbare il confronto, Lula ha scelto un mix di orgoglio istituzionale, difesa della sovranità e realismo diplomatico. La sua strategia? Ribadire: “nessuno ci intimidisce, ma non desideriamo la guerra commerciale”, accompagnata da un robusto pacchetto di sostegno economico interno.
Nel frattempo, il Brasile cerca di ampliare mercati (in particolare in Asia) e rafforzare legami con i partner BRICS, allontanandosi dal tradizionale asse Usa che oggi sembra più teso e litigioso che mai.
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