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Italiani iperconnessi ma bloccati su Spid e Cie: una “minaccia” per la cittadinanza digitale


La quasi totalità degli utenti italiani utilizza lo smartphone come dispositivo principale per accedere a Internet, mentre solo poco più della metà affianca anche un computer fisso o portatile. Questo modello, sebbene sufficiente per attività di base come navigazione, chat e social, riduce fortemente la possibilità di partecipare a processi digitali più complessi.

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Il limite diventa evidente quando si tratta di servizi pubblici online che richiedono identità digitali come Spid o Cie (Carta d’Identità Elettronica). Questi strumenti, indispensabili per accedere a procedure amministrative, bonus, fascicolo sanitario elettronico e altre pratiche, restano per molti un ostacolo tecnico e culturale.


Il divario tra consumo e uso critico del digitale

Dal rapporto Eurispes emerge che i giovani italiani trascorrono in media oltre 2 ore e 20 minuti al giorno sui social media, ma solo il 18% dichiara di utilizzare Internet per attività formative complesse o per la partecipazione civica (Istat, Cittadini e ICT, 2023).

Questo squilibrio tra uso ricreativo e utilizzo consapevole e produttivo della rete segnala una fragilità strutturale delle competenze digitali.

«L’Italia ha superato la fase della digitalizzazione di base – sottolinea il rapporto – ma la sfida ora è passare da un accesso quantitativo a un utilizzo qualitativo».


Le nuove vulnerabilità della società iperconnessa

Secondo Eurispes, la diffusione capillare delle tecnologie digitali ha modificato radicalmente le interazioni sociali e lavorative, ma ha anche generato nuove forme di vulnerabilità:

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  • Cognitive e psicologiche: sovraccarico informativo, perdita di attenzione, difficoltà di concentrazione.
  • Sociali, culturali ed economico-occupazionali: esclusione delle fasce meno istruite o economicamente svantaggiate.
  • Sicurezza e fiducia: timore di frodi e violazioni dei dati personali.
  • Tecniche e algoritmiche: scarsa comprensione dei meccanismi che regolano piattaforme e intelligenza artificiale.

Italia, tra i peggiori in Europa per digital divide

Il digital divide non si riduce alla disponibilità di una connessione: significa anche capacità critica, consapevolezza d’uso e partecipazione attiva.

In Italia, il divario è ancora evidente:

  • Le regioni del Sud, le aree interne e montane e molte zone rurali soffrono di copertura limitata.
  • Solo il 43,5% degli italiani over 65 utilizza Internet regolarmente (Istat 2023).
  • Le difficoltà nell’uso di Spid e Cie per l’accesso ai servizi pubblici rappresentano un freno concreto alla piena cittadinanza digitale.

Competenze obsolete e rischio di esclusione

Il rapporto sottolinea anche il fenomeno dell’obsolescenza delle competenze: conoscenze e abilità che diventano rapidamente inutili rispetto alle nuove esigenze produttive e tecnologiche.

  • I lavoratori over 45 spesso non dispongono degli strumenti per aggiornarsi.
  • Le piccole e medie imprese faticano a implementare programmi di reskilling efficaci.
  • Il 46% dei giovani percepisce l’innovazione tecnologica più come una minaccia che come un’opportunità (Ipsos Flair 2025, Istat).

La sfida: formazione continua e inclusione digitale

Per l’Eurispes, la priorità per i prossimi anni sarà sviluppare un sistema di formazione continua e flessibile che accompagni i cittadini per tutta la carriera lavorativa e li renda capaci di usare in sicurezza e autonomia strumenti come Spid e Cie.

Senza un intervento strutturale, avverte il rapporto, l’Italia rischia di mantenere un’iperconnessione di facciata, ma di restare indietro nella vera trasformazione digitale: quella che permette a tutti, senza eccezioni, di esercitare pienamente i propri diritti e doveri nella società connessa.



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