Fascite plantare in testa alla classifica degli infortuni di uno degli sport più amati dagli italiani. Ma la prevenzione è possibile
Mentre ci destreggiamo sui campi da padel, racchetta in mano e sorriso stampato, i nostri piedi e le nostre caviglie mandano segnali di soccorso che, spesso, ignoriamo. Il boom di questo sport, che ha letteralmente conquistato l’Italia – dove entro fine 2025 si calcola che si raggiungeranno i 10 mila campi – porta con sé un problema sottovalutato: la maggior parte degli infortuni colpisce le estremità inferiori. Non le braccia, come verrebbe spontaneo pensare, guardando i gesti tipici del gioco.
Una ricerca pubblicata sulla Revista Española de Podología ha analizzato 96 giocatori amatoriali che praticano padel almeno due volte a settimana, scoprendo che il 42 per cento delle lesioni riguarda gli arti inferiori contro il 25 per cento che colpisce quelli superiori. All’interno di questo quadro, piede e caviglia si prendono la fetta più ampia: il 41 per cento dei problemi si concentra proprio lì, con la immancabile fascite plantare. Il motivo è intuibile: il padel, con i suoi movimenti laterali improvvisi, gli scatti e i cambi di direzione repentini, mette a dura prova articolazioni che, spesso, non sono preparate a sopportare sollecitazioni così intense e ripetute. Così, mentre ci concentriamo sulla tecnica del colpo o sulla strategia di gioco, trascuriamo quello che succede sotto le ginocchia.
I ricercatori hanno identificato alcuni fattori che predispongono maggiormente al “mal di padel”: il sovrappeso, la mancanza di esercizi complementari e un cattivo allineamento di anche, ginocchia e caviglie. “I giocatori con sovrappeso tendono a soffrire di più dolore ai piedi, soprattutto dopo le partite. Se inoltre hanno ginocchia valghe o una biomeccanica deficiente, il rischio di lesione si impenna” avverte Juan José Pérez Calonge, autore principale dello studio.
chi rischia di più
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C’è un identikit preciso del giocatore più a rischio: alto meno di 1 metro e 75 cm con un indice di massa corporea che sconfina nel sovrappeso, presenta ginocchia valghe e ha mostrato una maggiore comparsa di dolore nell’ultimo mese. Salendo con l’età, le cose peggiorano: gli over 45 in sovrappeso, ginocchia vare e dolore lombare evidenziano un aumento significativo delle lesioni. Il giocatore più vulnerabile è dunque un quarantacinquenne non in forma e con un allineamento anomalo delle ginocchia.
UNa Questione di linea
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“Un allineamento corporeo appropriato permette di sopportare meglio gli impatti del gioco, qualcosa di fondamentale soprattutto a partire dai 45 anni, quando il corpo non risponde più allo stesso modo” spiega il ricercatore. Va da sé, che oltre alla morfologia e all’età, pesano anche il tipo di superficie del campo, le scarpe e il tempo di gioco accumulato. Tutti fattori che, sommandosi, trasformano quello che dovrebbe essere un momento di svago in una potenziale fonte di problemi.
Che fare? Il messaggio che emerge dallo studio sembra banale, ma non lo è: prevenire è sempre meglio che curare, soprattutto quando si tratta di infortuni che possono compromettere non solo la pratica sportiva ma anche le attività quotidiane. “Non bisogna aspettare che il dolore diventi invalidante. Prima si interviene, prima si può tornare a godersi lo sport” sottolinea Calonge. Tra gli strumenti più efficaci spiccano le solette personalizzate, che aiutano a distribuire meglio il peso corporeo, ridurre l’impatto del gioco e correggere squilibri che possono portare a lesioni nel medio e lungo termine.
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