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“Per ricostruire la nostra economia sacrificheremo quella degli alleati europei”, dichiara a Fox News il Segretario del Tesoro americano Scott Bessent (Lee Morgan)


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L’intervista rilasciata a Fox News dal Segretario del Tesoro americano, Scott Bessent, ha suscitato reazioni immediate e preoccupazioni in Europa. Allarmata la Commissione Europea ha suggerito ai media di non dare risalto a questa intervista e, se possibile, ignorarla.

Bessent, uomo scelto da Donald Trump e di solida esperienza nei mercati finanziari globali, ha dichiarato apertamente che gli Stati Uniti intendono utilizzare la ricchezza degli alleati europei, canadesi e asiatici “come un fondo sovrano americano”, guidato “a discrezione del presidente”, allo scopo di finanziare la reindustrializzazione interna e riportare fabbriche sul territorio nazionale. Una strategia che, nella visione di Bessent, è necessaria per garantire la sicurezza e la supremazia economica degli USA, anche a costo di penalizzare gli amici più stretti di Washington.

La proposta di Bessent arriva in un momento di profonda trasformazione della politica economica statunitense. Dopo anni di globalizzazione e decentramento produttivo, la nuova amministrazione Trump ha avviato una serie di misure protezionistiche: da tariffe generalizzate (un minimo del 10% su tutte le importazioni, con punte del 30% per la Cina) a una deregolamentazione mirata per facilitare investimenti in settori strategici e reindustrializzare il paese.

Al centro di questa strategia si trova la creazione di un fondo sovrano federale, sul modello di quelli adottati da Norvegia, Cina, Emirati Arabi e Arabia Saudita, capace di canalizzare risorse per finanziare investimenti produttivi, infrastrutture e difesa. Secondo Bessent, come riportato da Bloomberg, CNN e Fox Business, il fondo attingerebbe non solo dalle tariffe doganali ma, strategicamente, anche da risorse “indirizzate” dagli alleati per sostenere le priorità americane.

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Ma cosa significa concretamente “utilizzare la ricchezza degli alleati”? Il dibattito negli USA è acceso: alcuni osservatori temono una vera e propria spoliazione, in cui gli alleati europei, canadesi e asiatici vedranno i propri asset finanziari e industriali orientati verso gli interessi di Washington, senza poter contrattare le contropartite ottenute.

Scott Bessent, manager finanziario di lungo corso (Soros Fund, Key Square Group), è stato confermato Segretario del Tesoro il 28 gennaio 2025, dopo la vittoria di Trump. Nel suo piano, ampiamente illustrato anche nel podcast All-In e sui principali media finanziari, Bessent insiste su tre pilastri.

Riduzione del debito pubblico, senza recessione: Obiettivo 2028, attraverso una riduzione graduale del deficit e un rilancio della crescita interna. Tariffe e incentivi fiscali: Tariffe a ampio spettro su tutte le importazioni e bonus fiscali per investimenti produttivi domestici. Le aziende possono ammortizzare immediatamente i costi delle nuove fabbriche e macchinari, incentivando il reshoring industriale.
Deregulation mirata: Semplificazione delle regole per banche e imprese energetiche, facilitando l’accesso al credito per nuovi progetti produttivi e infrastrutturali.

Con questi strumenti, Bessent intende “indirizzare”, con la supervisione presidenziale ,la ricchezza estera (anche privata) verso porti, fabbriche e infrastrutture americane, rafforzando il potere industriale di Washington e la sicurezza nazionale, in particolare nei settori tech, difesa, energia e minerali critici.

Le principali testate americane hanno analizzato la proposta in modo variegato. Fox News sostiene la visione protezionista, presentando Bessent come l’artefice di una “rivoluzione Reaganiana del XXI secolo”.
CNN e Bloomberg mettono in rilievo i rischi delle tensioni con gli alleati e la possibile destabilizzazione del commercio globale. Molti investitori, secondo Bloomberg, temono un contagio recessivo che potrebbe penalizzare anche l’economia americana se si esasperassero le tariffe. Politico ed Economist sottolineano che gli Stati Uniti, con un deficit record (29.000 miliardi di dollari), non hanno surplus per creare un fondo sovrano e rischiano di destabilizzare i rapporti economici con partner strategici. La sovranizzazione degli asset degli alleati è giudicata una mossa rischiosa e di stampo “coloniale”.

Le reazioni degli alleati (Ue, Giappone, Canada) non sono state pubblicamente esplicite, ma fonti diplomatiche parlano di crescente preoccupazione, anche in vista di potenziali ritorsioni e del rischio di una “guerra dei fondi sovrani”, dove ognuno cerca di sottrarre ricchezza agli altri. Tuttavia UE e Canada andranno cauti a denunciare gli Stati Uniti di voler sottrarre le loro ricchezze, visto che sono tre anni che tentano di rubare i 400 miliardi di euro della Banca di Mosca depositati in Europa e congelati all’inizio del conflitto NATO- Russia in Ucraina. Non riuscendoci per ovvi motivi legali, stanno rubando gli interessi maturati, diversi miliardi, sperando di farla franca con la giustizia internazionale.

Secondo numerosi analisti, la formula di Bessent somiglia a una forma di colonialismo finanziario: gli Stati Uniti, incapaci di generare surplus dallo schema tradizionale, puntano a utilizzare le risorse estere (via circolazione del dollaro, controlli sulle transazioni, pressioni politiche) per investire, produrre e generare ritorni in patria, lasciando ai partner poco più che la possibilità di scegliere se partecipare o subire le conseguenze.

Dal punto di vista legale, alcuni esperti (Foreign Policy, Wilson Center) sollevano domande su chi controllerà effettivamente il fondo, quali garanzie di equità e trasparenza saranno introdotte, e se il Congresso sarà chiamato a dare un via libera sostanziale. La presenza di Scott Bessent, con una lunga esperienza in gestione di fondi privati e pubblici, è per alcuni una garanzia, ma il rischio di “window dressing” (un uso strumentale delle risorse) rimane presente.

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L’adozione di un fondo sovrano federale negli Stati Uniti rappresenta un cambio di paradigma.
Per gli alleati australiani canadesi, giapponesi e i per i vassalli europei la subordinazione agli obiettivi americani potrebbe penalizzare la crescita interna, complice la reindustrializzazione USA a spese delle filiere globali. La dipendenza dal dollaro di Australia, UE, Canada e Giappone rafforza il dominio di Washington, mentre una diminuzione del surplus in Europa e Asia è data per quasi certa.

Per la competizione USA-Cina Washington punta a replicare la “Belt and Road” cinese in salsa americana attraverso il finanziamento di infrastrutture globali con capitale europeo, canadese ed asiatico, ma rischia di generare nuove tensioni commerciali e politiche, specialmente se gli investimenti saranno imposti unilateralmente.

Per la governance globale se il fondo sarà gestito con trasparenza e reciprocità, potrebbe favorire la stabilità e l’innovazione. Se invece prevalgono la discrezionalità e la subordinazione degli alleati, il rischio di crisi diplomatiche e finanziarie è elevato.

La dottrina esposta da Scott Bessent, e sostenuta dalla nuova amministrazione Trump, segna una svolta determinante nella politica economica globale. Per la prima volta, gli Stati Uniti dichiarano apertamente l’intenzione di dirigere la ricchezza degli alleati come un proprio fondo sovrano, con finalità di sicurezza nazionale e rilancio industriale.

Una scelta che potrebbe ridefinire i rapporti tra Washington, Europa, Canada e Asia, aprendo una stagione di competizione geopolitica e finanziaria, dove la “amicizia” con gli USA rischia di tradursi in un sostanziale sacrificio degli interessi nazionali dei partner.

L’Europa è particolarmente allarmata. Ha distrutto il suo vantaggio energetico imponendo sanzioni (a se stessa) sul gas russo; ha distrutto il suo apparato industriale a favore di stupide politiche green rivelatesi un totale fallimento; si è dissanguata nel finanziamento all’Ucraina convinta di poter non solo vincere la Russia ma di poterla disintegrare e trasformarla in un supermercato energetico e risorse naturali come ai bei vecchi tempi dell’alcolizzato Yeltsin; ha chiuso la fruttuosa collaborazione economica con la Cina. Tutto questo per compiacere gli Stati Uniti nonostante che queste scellerate scelte politiche hanno impoverito il continente, isolandolo a livello internazionale. E ora i loro amici americani vogliono risollevare la loro economia a scapito di quella europea.

L’Unione europea si trova ora ad affrontare due nemici temibili: Cina e Russia e, allo stesso tempo, costretta a diventare la vittima del furto americano che si aggiunge alle gabelle che ha accettato di pagare agli Stati Uniti dopo l’incontro Ursula von der Leyen – Trump: quasi 1000 miliardi da versare in soli tre anni per mantenere i dazi al 10%, più 800 miliardi del piano ReArm Europe che prevede l’acquisto di armi prevalentemente americane.

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Per ironia della storia il peggiore nemico dell’Europa non è la Cina o la Russia ma l’America. L’élite drogata e incompetente di Bruxelles disprezzata da tutti, persino dagli americani, si trova prossima al baratro. La realtà è che le tre potenze mondiali: Cina, Russia, Stati Uniti hanno un obiettivo comune: distruggere l’Europa.

Chi, tra i tanti esperti e politici europei (soggetti di mille barzellette raccontate nei bar americani) colpevolizza l’amministrazione Trump, dimostra per l’ennesima volta di non riuscire a comprendere la realtà. Lo strangolamento della UE è iniziato con l’amministrazione Biden che ha sfruttato il conflitto ucraino per distruggere il vantaggio energetico europeo e sottomettere la UE alle volontà di Washington. Un eventuale futuro presidente democratico negli States continuerebbe le politiche trumpiane in quanto vitali per la sopravvivenza nazionale.
l’Europa si trova con un pugno di mosche in mano e solo due “amici” rimasti fedeli: il tossicodipendente Zelensky e il genocidario Nethanyau, entrambi due prossimi alla rovina.

La frase di Kissinger resta più che mai attuale: con gli Stati Uniti, meglio non essere troppo amici, né troppo dipendenti. Il rischio di una nuova era di “colonialismo finanziario” è concreto ed è il frutto amaro coltivato dalla élite europea che sognava il ritorno della Bella Epoque a scapito di Russia e Cina ma che si ritrova ad essere depredata dall’alleato americano.

Lee Morgan



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