Dopo mesi di attesa, l’IRES premiale diventa operativa. L’8 agosto 2025, il Viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha firmato e reso pubblico il decreto attuativo che rende operativo quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2025.
Il provvedimento introduce uno sconto d’imposta che porta l’aliquota IRES dal 24% al 20%, riservato alle imprese che scelgono di consolidare il proprio capitale, effettuare investimenti qualificati e incrementare l’occupazione stabile.
Si tratta di una misura temporanea, valida esclusivamente per il periodo d’imposta 2025, ma dal potenziale impatto significativo sulla pianificazione strategica delle aziende italiane, soprattutto per quelle che intendono reinvestire utili e rafforzare la propria presenza sul mercato.
A chi è destinata l’agevolazione
L’IRES premiale è accessibile a una platea ampia di soggetti: società per azioni, società a responsabilità limitata, cooperative, enti commerciali residenti, stabili organizzazioni italiane di imprese estere e persino intermediari finanziari, anche se soggetti ad addizionale IRES.
Gli enti non commerciali possono beneficiarne solo per il reddito d’impresa derivante da attività commerciali, a patto di avere una contabilità separata.
Restano invece fuori dal perimetro i soggetti in liquidazione ordinaria o giudiziale e quelli coinvolti in procedure liquidatorie nell’ambito della crisi d’impresa. Diverso il discorso per chi sta seguendo un piano di risanamento: in questo caso, è possibile beneficiare dello sconto d’imposta.
Interessante anche l’apertura ai contribuenti che aderiscono al concordato preventivo biennale, i quali potranno applicare la riduzione sul reddito concordato, senza che questo sia assimilato a un regime forfettario.
Le condizioni da rispettare per accedere all’IRES premiale
L’accesso all’aliquota ridotta IRES premiale non è automatico: il decreto attuativo fissa una serie di paletti chiari e stringenti.
Sul fronte finanziario, l’impresa deve accantonare almeno l’80% dell’utile per il periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2024 in una riserva specifica, senza distribuirlo ai soci. Da questa quota, almeno il 30% – e comunque non meno del 24% dell’utile 2023 – deve essere reinvestito in beni strumentali nuovi riconducibili ai piani Transizione 4.0 o 5.0, con i relativi requisiti di interconnessione e, per il 5.0, anche di riduzione dei consumi energetici.
Dal lato occupazionale, il decreto richiede un incremento del personale a tempo indeterminato di almeno l’1%rispetto al numero medio di lavoratori a tempo indeterminato occupati nel 2024 e in ogni caso di almeno un’unità.
La base occupazionale deve inoltre essere mantenuta stabile: il numero complessivo di unità lavorative per anno non può scendere sotto la media del triennio 2022-2024.
A questo si aggiunge un vincolo importante: l’azienda non deve aver fatto ricorso alla cassa integrazione nel 2024 e nel 2025, salvo la cassa ordinaria in situazioni eccezionali non imputabili all’impresa, come eventi meteorologici avversi.
Investimenti rilevanti: cosa rientra e come calcolarli
Gli investimenti rilevanti sono il fulcro della misura. Si tratta di beni strumentali nuovi acquistati tra il 1° gennaio 2025 e la scadenza della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta successivo (indicativamente il 31 ottobre 2026).
Rientrano nella definizione i beni previsti dai piani Transizione 4.0 e 5.0, rispettando tutti i requisiti tecnici e normativi.
Per accedere al beneficio, bisogna rispettare la soglia più alta tra queste tre:
- il 30% dell’utile accantonato;
- il 24% dell’utile 2023;
- oppure un minimo assoluto di 20.000 euro.
Il decreto conferma che l’agevolazione IRES premiale non si perde in caso di sostituzione dei beni, purché avvenga con altri di pari o superiore valore tecnologico e sempre entro i limiti temporali previsti.
Come si calcola l’incremento occupazionale
Quanto al calcolo dell’incremento occupazionale, il decreto è piuttosto specifico. La verifica del numero di unità lavorative per anno va effettuata confrontando il dato del periodo successivo al 2024 con la media dei tre anni precedenti. Sono esclusi dal conteggio i lavoratori usciti per dimissioni volontarie, pensionamento, invalidità, riduzione volontaria dell’orario o licenziamento per giusta causa.
L’incremento minimo dell’1% deve essere raggiunto con nuove assunzioni a tempo indeterminato, conteggiate alla fine dell’esercizio. Anche qui, la regola vale in senso stretto: non basta mantenere la forza lavoro, serve un vero e proprio incremento netto.
Le cause di decadenza: quando si perde il beneficio
Il decreto ministeriale non lascia spazio a interpretazioni. Due sono le principali situazioni che fanno scattare la decadenza:
- distribuzione dell’utile vincolato entro il secondo esercizio successivo al 2024, a meno che l’azienda non sia riuscita ad accantonare più dell’80% e distribuisca esclusivamente il surplus, mantenendo il minimo richiesto;
- dismissione, cessione o trasferimento all’estero dei beni oggetto di investimento entro cinque anni dall’acquisto.
Se si verifica una di queste condizioni, l’impresa dovrà restituire lo sconto IRES premiale calcolando nuovamente l’imposta con l’aliquota ordinaria e versando la differenza entro i termini del saldo.
Anche la cessione di un contratto di leasing finanziario durante il quinquennio di sorveglianza è equiparata a una dismissione. Tuttavia, il decreto introduce una clausola di salvaguardia: se il bene viene sostituito nello stesso esercizio con uno analogo o tecnologicamente superiore, il beneficio resta salvo.
IRES premiale 2025: un’occasione da valutare attentamente
L’IRES premiale 2025 è un incentivo mirato, che premia le imprese disposte a vincolare parte degli utili per finanziare crescita, innovazione e occupazione stabile. Non è una misura per tutti: le condizioni sono rigide e la gestione documentale richiederà attenzione, soprattutto per dimostrare il rispetto dei requisiti in caso di controlli.
Tuttavia, per chi ha già in programma investimenti significativi e prevede un rafforzamento del proprio organico, questa agevolazione può rappresentare un risparmio fiscale concreto e immediato, oltre a un segnale di solidità verso il mercato e i partner finanziari.
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