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La Regione Siciliana, guidata da Renato Schifani, sta segnando un decisivo cambio di rotta, forse il più florido degli ultimi anni. E stiamo parlando di cassa, di bilancio, di un nuovo equilibrio finanziario.

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Tuttavia, è opportuno riavvolgere il nastro.
La Regione, non ne ha mai fatto un mistero, ha ereditato un disavanzo nei conti regionali di circa 7 miliardi di euro, disavanzo che si è progressivamente ridotto. Il boost del governo Schifani lo ha messo a segno l’anno scorso, quando, avendo approvato il rendiconto per l’esercizio 2023, è emerso che la Sicilia ha recuperato in soli 12 mesi un disavanzo di circa 3 miliardi, restando, sempre come residuo da recuperare, soltanto circa 900 milioni di euro. Un dato rilevante per il governo regionale e per l’Isola.

Adesso si sta lavorando per l’approvazione del rendiconto relativo all’anno 2024, con la prospettiva di dare l’ok al documento a settembre. L’esecutivo si è dato come termine il 15-20 settembre.

In questo rendiconto, l’aspettativa di Schifani è molto chiara: azzerare questo residuo di circa 900 milioni.

La boccata d’ossigeno alle casse regionali è innegabile. Ma cosa comporta tutto ciò? È chiaro che questa operazione avrà delle ricadute positive sul territorio. Più sono le risorse a disposizione, più investimenti ci saranno.
Quindi dovremmo passare al surplus di bilancio. Ciò significa che non solo la Regione ha azzerato il disavanzo, ma rimane un avanzo che porterà benefici in termini di maggiore capacità di spesa: un passaggio netto dal deficit a un surplus.

Certo, bisognerà attendere settembre, massimo ottobre, per la chiusura del contenzioso con la Corte dei Conti sulle parifiche, di cui l’assessore al Bilancio l’avvocato Alessandro Dagnino si occupò ancor prima di entrare in giunta, incaricato di portare avanti questo delicato compito direttamente dal governo Schifani. Cioè difendere il governo sulla parifica prima del 2021 vincendo il contenzioso. A quel punto è stata annullata la decisione di non-parifica, e poi quella del 2020.

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Mentre quella del 2021, avendo ricevuto l’annullamento avvenuto alle sessioni riunite romane, il giudizio deve tornare in Sicilia, hanno annullato e rinviato alla Sicilia. Quindi, le sessioni riunite per la Regione Siciliana potranno celebrare il giudizio di rinvio. A settembre-ottobre ci sarà quello del 2021, del 2022 e del 2023 sono quelli in corso di esame.

In questa sessione la Regione conta di chiudere il contenzioso. In sintesi, c’è grande attesa per la definizione del contenzioso con la Corte dei Conti in quanto questo consentirà di cristallizzare il tutto, certificando anche da parte dell’organo di controllo contabile il dato favorevole alla Regione.

Azzerato il contenzioso e parificati i rendiconti, l’eventuale surplus lo si potrà destinare a maggiore spesa che si traduce in una bella iniezione di liquidità, con la possibilità di liberare risorse per concretizzare una Finanziaria veramente forte.

Una strategia di cui si parla e da condividere con l’intera giunta di governo.
Il governatore siciliano lo ha confermato più volte, bisogna fare una politica ancora più espansiva, vuol dire più spesa pubblica e soprattutto più spesa per investimenti, che è la grande scommessa di questo governo. La spesa, se è fatta per investimenti, è una spesa che genera un effetto moltiplicatore maggiore, perché è più duratura.

Al contrario, la spesa corrente, quella per gli stipendi, quella per le spese di funzionamento, gli affitti, ecc, è una spesa che si fa ogni anno.
Un esempio per tutti è la vicenda di Via Cordova affrontata all’Ars nel corso dell’approvazione della manovra ter, che si iscriveva in una politica di risparmio di fitti passivi. Se la Regione compra non dovrà più pagare l’affitto in una logica di riqualificazione della spesa. Una spesa buona, di qualità, è una spesa che è prodotta in ricchezza, come la spesa per investimenti.

Coniugare rigore e sviluppo. Questo è in sostanza il disegno di politica economica che Schifani sta portando avanti.

Ad oggi il bilancio della Regione è di circa 21 miliardi con entrate accertate e spese impegnate. Poi c’è la cassa cioè il fabbisogno finanziario che ammonta a circa 13 miliardi come spesa liquida. Il Pil della Regione sta sui 120 miliardi.
Facendo due calcoli, la Regione fa 21 miliardi di spese su 120 miliardi. E stando ai numeri l’economia siciliana è cresciuta molto, più della media in generale, siamo i primi in Italia per crescita. È il frutto di politiche positive.

E nel frattempo sono state azzerate le spese correnti, pensiamo in primis al precariato storico, senza fare però un nuovo precario che risulta essere esattamente l’opposto della politica virtuosa. Quando la Regione crea precari, aumenta la spesa corrente, in quanto quei precari ogni anno vanno ripagati.
Pensiamo ai Pip confluiti nella Sas, ma non nei ranghi della Regione per evitare di bloccare la capacità di assunzionare.
Sebbene ci siano ancora piccole sacche che chiedono la regolarizzazione della propria posizione lavorativa. Infatti l’altra grande partita da chiudere è ancora la stabilizzazione del personale impiegato nei Consorzi di bonifica.

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Altra grande cosa rilevante, se parliamo di politica economica e che traccia il futuro, è la fiscalità di vantaggio.
È chiaro che la spesa ‘virtuosa’ legata all’aumento della quota di investimenti e delle maggiori rappresentano una marcia in più per il territorio.

Sempre come politica di bilancio, la Regione ha dato una accelerata alla spesa già esistente, il tema del riaccertamento. Quest’anno, l’ultima seduta di giunta ha anche ridotto di due mesi il tempo per il riaccertamento.

Dopo la pausa estiva i grandi temi torneranno sul tavolo della politica, affrontando le questioni rimaste al palo, come Consorzi di bonifica e Asacom.

I buoni propositi ci sono, a partire dalla prossima manovra finanziaria che punterà ancora una volta al rafforzamento delle attività produttive e al sostegno delle imprese. C’è un paradigma, quello di Silvio Berlusconi, una linea politica quella di Forza Italia di cui il presidente della Regione Renato Schifani è l’espressione più importante.

Si guarda allo sviluppo attraverso la crescita delle imprese, però mantenendo un occhio al sociale, ai bisogni dei più fragili pensando al rifinanziamento della legge contro la povertà.
Insomma, la stagione che verrà sembra essere promettente.



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