Il patrimonio della capofila lussemburghese. L’investimento nel fondo da 1,6 miliardi di Fsi. E la partecipazione nella società Marex Group quotata al Nasdaq
Cresce di 5 miliardi il patrimonio di Andrea Pignataro, il secondo italiano più ricco dopo Giovanni Ferrero. È il dato più rilevante che esce dai conti, certificati da E&Y e depositati a fine luglio, della sua società chiave, la Ion Investment Corporation (Iic). Il valore degli asset, stimato in bilancio, è infatti passato da 25 miliardi del 2023 a 30,1 miliardi del 2024. Ma dai conti di questa holding capofila di tutte le più importanti aziende del gruppo emergono anche nuovi rilevanti investimenti, come quello nella Marex quotata al Nasdaq, o in fondi di private equity.
I bond e l’Italia
Nel frattempo nel 2025 sono stati rimborsati dalle controllate bond per 120 milioni (soprattutto nella «filiera» societaria italiana) garantiti da Iic.
La holding lussemburghese è lo snodo tra le finanziarie di Pignataro a monte (Itt e Bessel Capital) e tutte le attività industriali a valle. Ovvero un sistema di società italiane e internazionali (Mergermarket, Dealogic, Fidessa, Acuris ecc) di software, analisi e dati che ha tra i clienti governi, banche centrali e alcuni tra i più importanti gruppi del mondo.
Nessuna è quotata in Borsa e il bolognese Pignataro, 55 anni, controlla tutto al 100%, tranne il ramo italiano dove un 15% circa è in mano a un gruppo di soci di minoranza, tra cui Gic, il fondo sovrano di Singapore (10%). E nella casella Italia ci sono aziende come Cerved, Cedacri, Prelios, Macron e partecipazioni in banche, costate complessivamente circa 5,7 miliardi.
Redditività e debiti
L’emissione di bond ha finanziato buona parte delle acquisizioni. Iic non consolida ma valorizza tutte le sue partecipazioni 35 miliardi. La redditività non è elevata, anche a causa del costo del debito che a livello consolidato dovrebbe aggirarsi sui 10 miliardi. Nel 2024 Iil ha incassato 165 milioni di dividendi dalle controllate e pagato 57 milioni (93 nel 2023) alle casseforti di Pignataro. Nel 2025 ha già pagato 46 milioni. Tra gli asset a bilancio c’è la Ion Capital Partners, valorizzata però sulla base dell’ultimo esercizio, quello del 2023 che presentava un utile di oltre un miliardo. Questa è la subholding delle attività italiane.
I conti con l’Italia
E come sono andate lo scorso anno le principali società? Cedacri (servizi per le banche) ha realizzato ricavi per 506 milioni (489 precedenti) e un utile netto di 2 milioni (17). Cerved Group (informazioni commerciali) 469 milioni di fatturato (484) e 38 di perdita (-16), complici 144 milioni di oneri finanziari. Prelios 301 milioni (321) di fatturato e 71 milioni (82) di utile.
In un certo senso Pignataro ha subìto una parziale contrazione del patrimonio personale per la transazione con il fisco: 280 milioni da pagare in cinque anni. Le Entrate gli contestavano la residenza all’estero dal 2013 al 2023 con tasse non pagate per circa mezzo miliardo.
Il piano di integrazione
Se da una parte la galassia Ion si sta riorganizzando con un piano di integrazione delle tre società operative Ion Analytics, Ion Corporates e Ion Markets (piano promosso da S&P: migliora il profilo di rischio del gruppo), dall’altra, nelle pieghe dei bilanci, emergono rilevanti partecipazioni di minoranza.
Dal Nasdaq ai fondi
Come il 2,2% in Marex Group, public company quotata al Nasdaq. È una società di servizi finanziari con 2,5 miliardi di capitalizzazione e clienti tra i broker di materie prime, banche, hedge fund, gestori, 2.300 dipendenti, 40 uffici nel mondo. Tipico target di Ion.
Galois Investment dovrebbe essere un altro veicolo (Jersey) utilizzato da Ion per entrare nel Visionaries Club Tomorrow Fund I che investe in startup tecnologiche. Ma le due operazioni più rilevanti sono state l’ingresso in Consilium Private Equity Fund IV (44% del capitale) un fondo da 110 milioni che ha investito in aziende italiane tradizionali. E poi Fsi II Fund (10,6%) che, secondo una nota della società di gestione, ha completato a febbraio la raccolta di capitale con sottoscrizioni pari a circa 1,6 miliardi di euro da parte di 50 investitori. Ion è già socia nella Fsi sgr. L’ asse tra Pignataro e Maurizio Tamagnini, fondatore di Fsi, è sempre più stretto.
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