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Sradicare la mafia fa bene all’economia. Ecco perché




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Cari lettori di Tp24, mettetevi comodi. Sappiamo che a certi argomenti siete abituati, la lotta alla mafia è un po’ il nostro pane quotidiano per la nostra redazione. Ma quello di cui vi scriviamo oggi non è l’ennesimo resoconto di un’operazione di polizia o di un processo. È qualcosa di più, un’analisi fredda, quasi chirurgica, che arriva da un tempio dell’economia europea: la Banca Centrale Europea.

Uno studio congiunto della BCE insieme a un pool di accademici di grido – dall’Università di Padova alla Frankfurt School of Finance & Management e alla Seattle University – ha provato a misurare, numeri alla mano, l’impatto economico della lotta alla mafia. E i risultati sono clamorosi.

 

La Mafia come parassita, o peggio, un’economia nella nostra economia

 

Per decenni, la vulgata comune è stata che la mafia fosse un male necessario, un “sistema” che, seppur criminale, facesse girare l’economia, in particolare al Sud. Ma la verità, lo sappiamo bene, è che la mafia è un parassita. Anzi, qualcosa di più raffinato e subdolo: un distorsore del mercato.

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La mafia, infiltrandosi nelle imprese legali, dalla ristorazione all’edilizia, dalla raccolta dei rifiuti ai servizi, non fa altro che imporre una tassa parassitaria sulla crescita. Soffoca la concorrenza onesta, scoraggia l’innovazione e impedisce alle aziende perbene di prosperare. Gestione opaca dei guadagni, evasione fiscale, sprechi e inefficienze: ecco la ricetta delle imprese mafiose. Se una ditta onesta ha bisogno di un prestito per espandersi, una “ditta” mafiosa potrebbe tranquillamente usare i soldi illeciti del traffico di droga per comprare un nuovo macchinario. Non è concorrenza, è sopruso. E in questo modo, deprimono l’economia, creano disuguaglianze e inquinano i territori. Non a caso, un rapporto del Financial Times, che ha parlato di questo studio, ha definito la criminalità organizzata come un “parassita globale” che drena trilioni dall’economia mondiale.

 

L’esperimento scientifico della BCE: ripulire i mercati

 

Ma veniamo al sodo. Il team di ricercatori ha preso in esame 38 operazioni antimafia condotte tra il 2019 e il 2021 nel Nord e Centro Italia, identificando 667 aziende legate alla criminalità. La cosa bella è che hanno avuto accesso a un database unico al mondo, quello della BCE sui prestiti bancari, l’AnaCredit. Hanno confrontato il prima e il dopo delle operazioni, analizzando il comportamento delle banche e delle imprese nelle aree “ripulite” rispetto a quelle non toccate dalle indagini, le aree di controllo.

 

E il risultato? Dove la mafia è stata allontanata, il credito alle imprese sane è schizzato in alto. Non di poco, badate bene. Lo studio parla di un aumento medio del volume dei prestiti dello 0,8%, che si traduce in un imponente 1,38 miliardi di euro di nuovo credito immesso nel circuito sano.

 

Ma c’è di più. L’effetto è ancora più marcato nelle zone dove la mafia era più radicata e dedita ad attività di estorsione e di “estrazione di rendite”, ovvero un controllo violento e predatorio del territorio. In questi casi, l’aumento dei prestiti alle aziende pulite ha toccato picchi del 2,1%, per un totale di 3,62 miliardi di euro.  Un fiume di denaro che prima, chissà, magari finiva nel cassetto blindato del capomafia di turno, e ora può finanziare investimenti onesti, innovazione, assunzioni.

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Insomma, come un bravo disinfestatore che elimina le blatte, la polizia ha liberato il mercato da un elemento di disturbo, permettendo alle imprese oneste di rimettersi in piedi e di cercare nuovi finanziamenti per crescere.

 

“Informational Effect”: la trasparenza ha un costo (iniziale)

 

Eppure, c’è un risvolto interessante, che vi farà capire quanto l’analisi sia profonda. L’indagine della BCE ha notato che, a seguito di queste operazioni, i costi dei prestiti, ovvero i tassi d’interesse, sono leggermente aumentati. Una notizia che, a primo acchito, potrebbe sembrare un controsenso. Non è così. La ragione, spiegano gli autori, è un fenomeno che hanno battezzato “information effect“.

 

Le operazioni di polizia, infatti, hanno portato alla luce una rete di rischi prima nascosti. Le banche si sono trovate di fronte a una nuova realtà: “Ma guarda te, in questa zona operavano le ditte mafiose, e noi non lo sapevamo!”. Questa improvvisa trasparenza, pur essendo un bene a lungo termine, ha creato incertezza a breve. E cosa fa una banca quando l’incertezza aumenta? Alza il costo del denaro per proteggersi da rischi percepiti.

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Ma attenzione, non tutte le banche si sono comportate allo stesso modo. Lo studio ha evidenziato una netta differenza: le banche locali e quelle italiane con un forte radicamento sul territorio non hanno modificato in modo significativo i loro tassi di interesse. Questo perché hanno accesso a quella che viene definita “soft information“, ovvero una conoscenza informale e qualitativa dei clienti e del tessuto economico locale, acquisita grazie alla vicinanza e a relazioni di lunga data.

 

Al contrario, le banche straniere e quelle non locali, che si basano su dati più rigidi e formali, hanno reagito alzando i tassi. Una lezione importante per i legislatori: la lotta alla mafia è anche una questione di sostegno agli istituti finanziari che sanno come muoversi in un ambiente così complesso.

 

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E gli effetti reali? Più produttività e posti di lavoro

 

L’analisi della BCE non si è fermata ai prestiti. Ha dimostrato che, parallelamente all’aumento del credito, c’è stato un

aumento della produttività delle imprese sane nelle aree interessate dalle operazioni. La ragione è semplice: la scomparsa delle aziende criminali ha livellato il campo di gioco. La concorrenza è diventata più sana, le risorse sono state allocate in modo più efficiente e le imprese oneste hanno avuto la possibilità di crescere e innovare.

 

Questo dimostra, in modo inequivocabile, che combattere la mafia non è solo un dovere morale o di sicurezza, ma un vero e proprio investimento economico.

 

La lotta alla criminalità organizzata, in sostanza, non è un costo, ma un volano per la crescita. Un messaggio che, dal cuore dell’Europa, risuona forte e chiaro, e che qui, in Sicilia, sappiamo bene quanto sia vero.

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