Franco Passador, presidente e amministratore delegato di Vi.V.O. Cantine, che esporta attorno al 15% del prodotto in America, interviene nel dibattito sull’introduzione dei Dazi americani ai prodotti europei.
Il fatturato Vivo cantine è di circa 180 milioni di euro. Le aziende vinicole del Veneto orientale hanno un fatturato di più di venti milioni con il mercato Usa. «Direi che la parola giusta è panico. L’inaspettato aumento dal previsto 10% al 15% ha messo in crisi le filiere più esposte all’export verso gli Stati Uniti. Il settore agroalimentare e quello meccanico sono tra i più vulnerabili, con margini troppo sottili per assorbire un tale impatto tariffario» esordisce l’imprenditore.
Ci sono difese possibili per l’export italiano?
Alcune, ma non risolutive. Si potrebbe diversificare verso altri mercati, ma nessuno ha la capacità d’acquisto e la dimensione degli USA. Un’altra possibilità è confidare in una retromarcia americana o in sussidi europei. Ma queste sono misure tampone. Il nodo rimane la dipendenza da un mercato insostituibile. Al dazio si somma l’effetto di un dollaro debole, che rende i prodotti europei ancora più costosi per gli americani. Questo aggrava ulteriormente la competitività delle nostre esportazioni. Paradossalmente, l’effetto delle politiche di Trump ha eroso la fiducia globale nel dollaro come valuta di riserva.
Veniamo al vino, soprattutto per Prosecco e Pinot grigio?
L’annuncio dell’introduzione di dazi del 15% sulle importazioni europee da parte degli Stati Uniti ha lanciato un allarme serio nel mondo dell’export vitivinicolo italiano. Prosecco e Pinot Grigio, fiori all’occhiello del nostro settore e pilastri della presenza enologica italiana sul mercato americano, rischiano di subire un colpo durissimo, con conseguenze economiche a catena su tutto l’indotto. Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato extra-UE per il vino italiano in termini di valore. Solo nel 2024, l’export vinicolo verso gli USA ha superato i 2 miliardi di euro, con Prosecco e Pinot Grigio che costituiscono una quota rilevante delle vendite, in particolare nei canali retail e nella ristorazione. L’entrata in vigore dei dazi dal 7 agosto 2025 rischia di azzerare la competitività di questi prodotti, facendo lievitare i prezzi al consumo in una fascia di mercato dove la concorrenza è elevata e la sensibilità al prezzo determinante.
Con il Prosecco si è colpito il cuore della fascia commerciale?
Il Prosecco italiano, nelle sue denominazioni Doc e Docg, ha costruito il proprio successo internazionale sulla combinazione di qualità percepita, prezzo accessibile e forte identità territoriale. Tuttavia, il segmento più colpito dai dazi sarà proprio quello medio-commerciale, ovvero le bottiglie vendute al dettaglio tra i 10 e i 15 dollari. Con un dazio del 15%, il prezzo al consumatore potrebbe superare i 16-18 dollari, facendolo uscire dalla fascia psicologica di acquisto impulsivo e quotidiano.
Il rischio?
Una sostituzione con spumanti locali statunitensi o di altri paesi non soggetti a dazi, che inizieranno a erodere le quote di mercato conquistate con anni di investimento in promozione e distribuzione.
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