Anche i sindacati commentano il rapporto Ispat sul PIL del Trentino per il 2024 che rileva come, in termini di livello, il Pil provinciale del 2024 dovrebbe sfiorare i 26 miliardi di euro, circa 5 miliardi di euro in più rispetto a quello registrato prima della pandemia, nel 2019.
“Una realtà che i lavoratori e le lavoratrici della nostra provincia vivono quotidianamente: la crescita economica esiste, ma è modesta e squilibrata. Il +0,8% di aumento reale del PIL è inferiore alle potenzialità del nostro territorio e non è sufficiente a rispondere ai bisogni sociali e occupazionali“, affermano Cgil Cisl Uil del Trentino, per cui è necessario “un patto che aumenti il potere d’acquisto attraverso i rinnovi contrattuali, una vera politica di relazioni sindacali, una strategia occupazionale sostenibile e la volontà di costruire un modello di sviluppo inclusivo, equo e partecipato“.
“L’industria manifatturiera, pilastro dell’occupazione stabile e qualificata, ha registrato un calo del valore aggiunto dello 0,3%, dopo un crollo del 3% nel 2023. È una situazione allarmante che richiede interventi urgenti, soprattutto a sostegno degli investimenti delle imprese in innovazione, che sono il vero tallone d’Achille del nostro sistema economico. Senza questi investimenti, che nel 2024 sono praticamente stagnanti (+0,1%), produttività e competitività, e con essi nuovi posti di lavoro di maggiore qualità, non possono crescere. Per questo bisogna mettere al bando i sussidi a pioggia alle aziende e puntare su una vera selettività delle politiche di incentivo. Anche perché tra il 2019 e il 2024 la crescita economica (+5,7% in cinque anni) è stata del tutto simile a quella del quinquennio precedente (+5,5% tra 2014 e 2018). A riprova che certo il Trentino tiene, ma anche che i problemi hanno radici profonde e di lungo periodo“, evidenzia la nota di Cgil Cisl Uil.
Guardando ai singoli settori, spiegano i sindacati, “le costruzioni reggono (+1%) grazie alle opere pubbliche, ma si avverte il contraccolpo del termine degli incentivi come il Superbonus. Il turismo ha segnato un anno positivo con oltre 19,6 milioni di pernottamenti, spinto soprattutto dagli stranieri, ma si tratta di un settore caratterizzato da occupazione stagionale e troppo spesso precaria. I consumi delle famiglie crescono (+1,2% reale), grazie al turismo e all’espansione del credito al consumo, ma la domanda interna resta debole. Le famiglie trentine hanno aumentato il risparmio in via precauzionale (+3%), segno che la fiducia resta bassa. Il potere d’acquisto è ancora fragile, nonostante il rallentamento dell’inflazione. Su questo fronte contrattazione e welfare per il lavoro e le famiglie sono fondamentali per rilanciare i consumi e la domanda interna”.
Il tasso di occupazione sale al 71,2%, la disoccupazione scende al 2,7%. Tuttavia, la crescita degli occupati (+2%) è trainata dai contratti a tempo determinato (+4,6%), mentre il lavoro stabile aumenta solo dell’1,8%. “La qualità dell’occupazione è un nodo critico: servono politiche per la stabilità, la formazione e la valorizzazione del lavoro. Il Patto per il lavoro appena firmato conferma l’urgenza della sua attuazione. Un piano straordinario, per l’industria manifatturiera, con investimenti pubblici e incentivi mirati per la transizione ecologica e digitale delle PMI, politiche attive per il lavoro stabili ed efficaci, che promuovano l’occupazione di qualità e contrastino la precarietà”, concludono i sindacati.
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