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urgente un piano strategico per lo sviluppo dell’area industriale in declino


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Il tema dell’inclusione del Basso Lazio nella ZES unica del Mezzogiorno è stato oggetto di ampio dibattito, sia in sede parlamentare che governativa, con la partecipazione costruttiva di tutte le principali forze politiche, in particolare Partito Democratico e Lega. La questione non si esaurisce in una semplice ridefinizione di perimetri territoriali, ma richiama con forza la necessità di una riflessione più ampia sulla vocazione produttiva di un’area che versa in uno stato di evidente declino industriale, con impatti diretti sul tessuto socio-economico locale.

Dal punto di vista tecnico, l’inserimento nella ZES comporterebbe importanti vantaggi fiscali e normativi, tra cui una maggiore intensità degli aiuti di Stato concessi alle imprese in base ai regimi UE sulla coesione territoriale. Nelle ZES, infatti, il sostegno pubblico può arrivare fino al 50% del valore degli investimenti, a fronte del 15% previsto per le aree non rientranti in questi regimi speciali.
Attualmente, il Basso Lazio (comprendente comuni selezionati delle province di Frosinone, Latina e Rieti) è classificato come “zona C”, con una soglia massima di aiuto pubblico fissata al 25%, secondo le linee guida europee.

“L’eventuale modifica del perimetro della ZES unica può avvenire solo tramite provvedimenti aventi forza di legge e unicamente per includere territori riconosciuti come “in ritardo di sviluppo” o “in transizione”, secondo i parametri del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che ha valore giuridico pari alla Costituzione.
Dal 2023, regioni come Marche, Umbria e Abruzzo sono state riclassificate da “sviluppate” a “in transizione” a causa di crisi sistemiche ed emergenze ambientali, ottenendo così l’accesso a maggiori agevolazioni.

In questo quadro – così in una nota il Coordinamento regionale Alternativa Popolare Lazio – l’ipotesi di includere il Cassinate nella ZES appare giuridicamente complessa e, allo stato attuale, di difficile realizzazione. Tuttavia, una valida alternativa normativa esiste ed è rappresentata dalla Zona Logistica Semplificata (ZLS), che può garantire benefici simili a quelli delle ZES in termini di snellimento delle procedure e attrattività per gli investimenti.
La creazione di una ZLS spetta alle Regioni e presuppone l’esistenza di un’autorità portuale di riferimento e un piano di sviluppo logistico: in questo senso, Civitavecchia è candidata naturale, ma l’Autorità Portuale di Gaeta potrebbe anch’essa svolgere un ruolo centrale nella creazione di una ZLS estesa anche al Basso Lazio, come sostenuto nell’ordine del giorno riformulato dall’on. Ottaviani e accolto dal Governo.

Al di là degli aspetti tecnici e giuridici, è necessario riportare al centro del dibattito la questione di fondo: l’urgenza di un piano di sviluppo strategico per il Basso Lazio.
L’area, un tempo cuore pulsante dell’industria automobilistica italiana, mostra oggi segni evidenti di arretramento: basti osservare la situazione dello stabilimento Stellantis (ex Fiat) e il contesto circostante, segnato da degrado e dismissioni.

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Occorre che le istituzioni avviino una valutazione seria e indipendente, affidata a soggetti dotati di alta competenza, capacità programmatoria e visione di lungo periodo. Solo così sarà possibile elaborare interventi realmente sostenibili, coerenti con le potenzialità del territorio e con le esigenze di una popolazione che chiede opportunità concrete, non promesse”.
 



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