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Il compito delle vacanze per la classe dirigente


Proprio mentre Cremona si attrezza per lanciare la necessaria sfida del raddoppio degli studenti universitari residenti arriva, peraltro non del tutto inattesa, la bomba: nell’Italia invecchiata la scuola perde sempre più alunni. Nell’anno scolastico che sta per arrivare il ministero dell’Istruzione ha calcolato un calo di circa 134mila studenti, con la popolazione scolastica che scenderà sotto i 6,8 milioni. Andando avanti di questo passo, entro il 2035 si potrebbe arrivare a una perdita di quasi 1,4 milioni di studenti tra i 5 e i 14 anni. L’andamento sembra inevitabile e per l’università è un serbatoio che va prosciugandosi.

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Le scuole che si svuotano, i plessi che chiudono (si stima che la perdita in dieci anni sarà di almeno 5mila sedi), gli insegnanti che vengono meno.

Non va meglio sul fronte del mercato del lavoro. Secondo lo scenario tracciato dall’Employment outlook dell’Ocse l’inverno demografico produrrà il contraccolpo più forte in Italia, dove tra 35 anni ci saranno 12 milioni in meno di persone in età lavorativa, con un calo del 34 per cento contro l’8 per cento di media dei 38 Paesi coinvolti nella ricerca. Quattro volte di più, uno scenario da brividi.

A completare il quadro, l’aumento in provincia di Cremona superiore rispetto alla media regionale delle imprese guidate da over 70 (sono l’8,6 per cento, più 2,1, contro una crescita media dell’1,8). Una situazione, spiega Unioncamere, determinata certo «dall’attaccamento’ culturale al proprio lavoro» dei senior, ma anche semplicemente di imprenditori che resistono sulla tolda perché costretti dall’assenza di giovani a cui lasciare il posto. Fronti di guerra a parte, è l’inverno demografico la vera emergenza con la quale anche il nostro territorio si deve confrontare.

Si dirà, scenari futuribili, si parla degli anni dopo il 2060. Niente di più sbagliato. Prevenire è meglio che curare. E allora possiamo assegnare un compito sotto l’ombrellone all’intera classe dirigente locale. Le vacanze sono uno dei momenti ideali per fare il punto della situazione, valutare i progressi fatti e decidere quali cambiamenti apportare per il futuro, un’occasione imperdibile per portare avanti una riflessione più serena senza la pressione degli impegni quotidiani.

Il filosofo Arthur Schopenhauer annotava che «l’uomo è un animale metafisico», abilitato a porsi delle domande che vanno oltre il visibile. E il visibile nel nostro caso è un territorio che deve trovare energie e iniziative non solo per restare a galla (quelle le manifesta quasi ogni giorno) ma per emergere di fronte alle nuove sfide. Proprio in queste ore, «non ci si è fermati neppure a Ferragosto» ci ha detto un operaio al lavoro, si sta ultimando la ‘lucidatura’ del gioiello più nuovo della formazione a Cremona, la sede del Politecnico di Milano nell’ex caserma Manfredini. Un campus di assoluta avanguardia per struttura, laboratori e insegnamenti. Tutto è pronto, lunedì 25 agosto con la sessione autunnale di esami ci sarà il via alle prime attività di un polo destinato ad accogliere gli studenti di ingegneria gestionale, di informatica oltre che delle due lauree magistrali in ingegneria acustica e musicale e di ingegneria nell’agricoltura. Studi perfettamente coerenti con la vocazione economica della nostra provincia.

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Ora si tratta di farlo vivere al meglio, portandoci studenti e rinnovato vigore, così come si tratta di sostenere l’attività delle altre sedi universitarie. La domanda da porsi è una sola, la solita: il sistema-Cremona è pronto ad accettare davvero e fino in fondo la scommessa? Saprà non sprecare l’occasione di futuro che gli viene offerta? Il valore della sfida è altissimo. Il rapporto finale Censis Cida dello scorso maggio, uno studio sulla situazione e sulle ambizioni del ceto medio (vera spina dorsale della nostra società, ma sempre meno attenzionata dalla politica) spiega che una famiglia su due tra quelle interpellate pensa che i propri ragazzi possano avere migliori probabilità di successo fuori dall’Italia e che sarebbe preferibile farli studiare all’estero perché il cosiddetto ascensore sociale in patria non funziona più tanto bene. Anzi, spesso è fuori servizio da tempo e nessuno pensa di ripararlo.

Con le sue università, Cremona può essere l’occasione offerta alle famiglie per ribaltare tali considerazioni. Secondo le ultime stime Unioncamere Excelsior, le imprese fanno fatica a trovare per assumerli circa 30mila laureati stem all’anno. Dove con quell’acronimo si deve intendere Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica, un insieme di discipline fondamentali per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico. Settori considerati cruciali per il futuro del Paese e per affrontare le sfide globali. A Cremona, si può dire con orgoglio, sono di casa e lo saranno ancora di più con il nuovo campus del Politecnico.

É necessario però farlo sapere per poter attrarre studenti. Giovani ai quali offrire non solo studi di alto livello, ma anche una qualità della vita adeguata. E qui rientra in gioco il sistema Cremona. Perché, statistiche alla mano, l’effetto denatalità avrà come conseguenza sugli atenei la perdita del 38 per cento di matricole. Il che significa che tra le università si aprirà una concorrenza spasmodica nella caccia all’iscritto.

Come territorio nel suo complesso, possiamo affermare di avere la capacità di mostrare l’appeal giusto? Il secondo compito delle vacanze per la classe dirigente è legato a quanto fin qui evidenziato, ma da un altro punto di vista: la riflessione sul governo del territorio sulle rinnovate necessità legate al progressivo invecchiamento della popolazione. Sono alle viste nuove sfide sia dal punto di vista socio-economico che sanitario. La prima è certamente quella di garantire una vita attiva e dignitosa ai concittadini over 67, valorizzandone le esperienze: fuori dal mercato del lavoro ma ancora in grado di fornire un contributo originale alla società meritano progetti di inclusione sociale che ne valorizzino l’originalità per favorire il trasferimento di conoscenze e competenze alle nuove generazioni. Lo chiamano invecchiamento attivo. Servono poi nuovi modelli di assistenza sanitaria e di distribuzione dei servizi dedicati. L’Italia è il secondo tra i Paesi europei, dopo la Svezia, per percentuale di anziani (ossia persone di sessantacinque anni e oltre) sul totale della popolazione e il primo per tasso di dipendenza degli anziani, caratteristiche che sembrano destinate ad accentuarsi ulteriormente negli anni a venire. Cremona non fa eccezione. Una riflessione sul modello di società locale che vogliamo è indifferibile.





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