Il viceministro Leo (foto) svela i tre cardini fiscali, ma scelte e coperture restano in bilico: la strategia è chiara, i conti no.
Tre pilastri dell’agenda fiscale: taglio Irpef, rottamazione, Ires premiale
Con una sorta di menu per la prossima legge di bilancio, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha tracciato tre misure chiave: una sforbiciata per il ceto medio, la quinta edizione della rottamazione delle cartelle e la stabilizzazione—con eventuali ritocchi—dell’Ires premiale, nata nel 2025.
Leo ribadisce il carattere “fondamentale” di questi obiettivi, ma con un avvertimento chiaro: tutto è subordinato alle “risorse disponibili” e con l’intenzione ferrea di non compromettere gli obiettivi di bilancio.
Taglio dell’Irpef: chi paga e quanto si risparmia?
La proposta consiste nell’abbassamento dell’aliquota intermedia dall’attuale 35% al 33% per i redditi fino a 60 mila euro. Il costo stimato: circa 4 miliardi di euro. Secondo simulazioni di Forza Italia, i contribuenti con redditi intorno ai 30 mila euro vedrebbero un beneficio molto ridotto, quantificabile in circa 40 euro l’anno. Più consistente sarebbe invece il vantaggio per chi ha redditi da 60 mila euro, che arriverebbe a risparmiare fino a 1.440 euro.
Rottamazione quinquies: speranze e incertezze
La Lega spinge da tempo per una nuova rottamazione, la quinta della serie. La proposta in discussione prevederebbe l’eliminazione di sanzioni e interessi, accompagnata da un piano di rateizzazione fino a dieci anni. Tuttavia, nonostante l’insistenza politica, restano molti interrogativi sulle coperture finanziarie: le indiscrezioni parlamentari stimano un fabbisogno di circa 5 miliardi di euro.
Nel corso di un’intervista di giugno, Leo aveva chiarito: “Nel governo non c’è un derby sul fisco, rottamazione e Irpef saranno calibrate per non danneggiare i conti”.
Ires premiale: da sperimentale a stabile?
Introdotta con la legge di bilancio 2025, l’Ires premiale ha abbassato l’aliquota dal 24% al 20% per le imprese che rispettano condizioni stringenti: accantonamento dell’80% degli utili, reinvestimento di almeno il 30% in beni innovativi e incremento dell’occupazione di almeno l’1%.
Il decreto attuativo, pubblicato l’8 agosto 2025, ha chiarito i dettagli, compresi i casi di decadenza: distribuzione anticipata degli accantonamenti, mancati investimenti o riduzione dell’organico. Leo ha definito questa misura “sperimentale”, con la prospettiva di renderla permanente solo se i risultati si riveleranno solidi.
Coperture, vincoli e calendario politico
Sul fronte delle coperture, il quadro resta sfumato. Forza Italia insiste affinché la manovra includa risorse anche per la sanità. Il ministro Orazio Schillaci avrebbe già ottenuto circa 2 miliardi aggiuntivi, dopo i primi colloqui con il titolare del Tesoro Giancarlo Giorgetti.
Tutto, però, si inserisce in un contesto di vincoli stringenti: le nuove regole fiscali europee non lasciano molto margine, e il governo punta a riportare il deficit sotto il 3% già nel 2026, con un anno di anticipo rispetto alla tabella di marcia fissata da Bruxelles.
Una manovra costruita su tre pilastri
Il quadro che emerge è quello di una manovra costruita su tre pilastri – taglio Irpef, rottamazione quinquies e Ires premiale – ognuno con forti implicazioni sociali ed economiche, ma tutti sospesi nella grande questione delle coperture. Le promesse sono chiare, i benefici attesi sono quantificabili, ma resta il nodo cruciale: dove trovare le risorse. Come ha scandito Leo, gli obiettivi sono “fondamentali”, ma il bilancio non può essere messo a rischio.
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