Gli stress test bancari BCE 2025 rappresentano uno degli strumenti più sofisticati di supervisione progettati dalle autorità europee per misurare la resilienza degli istituti di credito europei davanti a scenari macroeconomici estremi. L’attività, condotta in collaborazione tra la Banca Centrale Europea e l’Autorità Bancaria Europea, si basa su un approccio dettagliato che coinvolge i principali gruppi bancari dell’area euro e una vasta platea di operatori soggetti alla vigilanza diretta.
L’obiettivo prioritario di questo esercizio è valutare la capacità delle banche di resistere a shock gravi, assicurandone la solidità per sostenere economia e investitori. I risultati dello stress test BCE offrono, inoltre, indicazioni preziose sulle possibili vulnerabilità sistemiche e costituiscono la base per eventuali ulteriori interventi regolamentari o correttivi da parte delle autorità di vigilanza. L’esercizio, strutturato su un orizzonte triennale, rappresenta dunque un tassello chiave all’interno del percorso di rafforzamento della stabilità finanziaria europea.
Metodologia e scenari applicati ai principali gruppi bancari europei
L’edizione 2025 degli stress test è stata realizzata attraverso metodologie armonizzate a livello europeo, distinguendosi per la rigorosa struttura di analisi bottom-up e top-down. Le banche hanno utilizzato propri modelli interni per proiettare l’impatto degli scenari definiti dalle autorità, mentre la BCE ha applicato un processo di verifica e controllo di qualità dei dati inviati dagli istituti.
Il campione comprende 64 delle più importanti banche continentali secondo EBA e ulteriori 45 sotto la supervisione BCE, con attenzione sia ai giganti bancari sia agli intermediari di dimensioni medie, per un totale di 96 soggetti. In definitiva:
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Scenario di base: Suppone una moderata crescita del PIL europeo, inflazione sotto i target BCE, disoccupazione su livelli storicamente bassi e stabilità del tasso di cambio euro-dollaro. -
Scenario avverso: Simula un contesto di acuta recessione, intensificarsi di tensioni geopolitiche, inasprimento dei dazi su scala globale, aumento della volatilità nei prezzi di energia e delle materie prime, forte rallentamento economico e impennata della disoccupazione.
Questi scenari traducono in numeri una serie di variabili finanziarie e macroeconomiche: calo cumulato del PIL UE del 6,3% (2025-2027), rincari delle materie prime ed erosione della redditività bancaria. Gli istituti sono stati chiamati a fornire sia risultati quantitativi sia indicatori qualitativi, al fine di valutare non solo la dotazione di capitale, ma anche la robustezza dei processi di gestione del rischio e la qualità del reporting.
Impatto degli scenari avversi: principali risultati quantitativi e qualitative
Nel 2025, la simulazione di uno scenario avverso ha imposto alle 96 banche coinvolte un esercizio severo sulla tenuta patrimoniale. I dati aggregati indicano perdite complessive per circa 628 miliardi di euro, riconducibili soprattutto alla crescita del rischio di credito, di mercato e operativo. Nella tabella sottostante sono sintetizzati i principali effetti quantitativi:
Parametro
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Livello iniziale
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Scenario avverso 2027
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Variazione
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CET1 Ratio UE (media ponderata)
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16,0%
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12,0%
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-4,0 pp
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Perdite aggregate UE
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–
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628 mld €
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+80 mld € (vs 2023)
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Capitalizzazione settore Italia
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~15,6%
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13,9%*
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-1,8 pp
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*Dato medio, in regime transitorio CRR3.
L’impatto sul capitale primario (CET1) – indicatore chiave per la valutazione della solidità bancaria – è stato in linea con la media europea. Le autorità hanno rilevato che la maggiore redditività, favorita da tassi di interesse elevati e affidabilità degli attivi, ha attenuato la discesa del capitale rispetto a esercizi precedenti. Tuttavia, il test segnala l’emergere di rischi eterogenei tra Paesi e modelli di business. Sul piano qualitativo, si evidenziano progressi nella gestione dei dati sui rischi e nelle capacità di aggregazione richieste dalla vigilanza.
Analisi dettagliata per Paesi e focus sulle banche italiane e europee più solide
L’analisi disaggregata mette in luce la diversa esposizione degli Stati membri agli shock previsti. Le banche italiane, come Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BPER, Iccrea e Monte dei Paschi di Siena, hanno mostrato tra le migliori performance a livello europeo, confermata da un calo contenuto del CET1 ratio nello scenario avverso.
La perdita complessiva sul capitale primario sfiora l’1,5-1,8 punti percentuali, meno della media continentale e nettamente inferiore al dato riscontrato in Francia o Germania (assorbimento capitale di circa 4 punti per i maggiori istituti di Berlino e Parigi). In alcune realtà nordeuropee, come Portogallo, Svezia e Ungheria, l’erosione di capitale è risultata ancora più bassa, spesso inferiore a 1 punto percentuale:
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Intesa Sanpaolo: CET1 avverso 11,78% vs 13,95% scenario base -
UniCredit: CET1 avverso 11,71% vs 13,91% -
BPER: CET1 avverso 14,1% vs 16,3% -
Banca Popolare di Sondrio: erosione max CET1 inferiore ai 300 punti base -
Gruppo Cassa Centrale: CET1 minimo 25,59% scenario avverso
Le realtà tedesche e francesi hanno visto la capitalizzazione ridursi in modo più deciso, con Deutsche Bank e Commerzbank che nel caso peggiore scenderebbero a circa il 10% di CET1. L’analisi dimostra quindi la particolare resilienza del sistema tricolore rispetto agli shock testati dagli organismi UE.
I risultati della campagna hanno consentito alle autorità di mappare le aree di maggiore fragilità. I principali elementi emersi riguardano:
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Modelli di proiezione eccessivamente ottimistici in alcune banche, soggetti a verifica supplementare ed eventuali ispezioni in loco -
Difficoltà strutturali nell’aggregazione dei dati granulari (ad es., dettagli specifici sui prestiti) -
Rischi collegati all’esposizione verso intermediari finanziari non bancari, specie nel quadro delle nuove interconnessioni finanziarie globali
Le raccomandazioni degli organismi di controllo prevedono:
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Richiesta di rafforzamento dei sistemi IT e della ciber-resilienza -
Imposizione di piani di rimedio per lacune nella governance dei rischi -
Definizione di livelli target di capitale aggiuntivo (Pillar 2 Guidance) per gli istituti più esposti
Il dialogo costante tra supervisori e banche mira a garantire adeguata preparazione del sistema rispetto alle dinamiche macrofinanziarie future, anche rafforzando la gestione delle riserve patrimoniali e la qualità delle procedure di reporting.
Conseguenze regolamentari e ruolo delle nuove regole CRR3/Basilea IV
L’esercizio 2025 ha integrato in modo esplicito il nuovo Regolamento UE sui requisiti patrimoniali (CRR3) e le regole Basilea IV, entrate in vigore a partire dal 1° gennaio 2025 e soggette a implementazione graduale fino al 2033. Le principali novità consistono nella revisione dei modelli interni di calcolo del rischio e nell’introduzione dell’output floor, che limita la possibilità per le banche di adottare parametri troppo ottimistici rispetto alle esposizioni ponderate per il rischio.
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L’obiettivo di CRR3 è assicurare uniformità tra istituti e ridurre asimmetrie nelle valutazioni dei rischi. -
L’integrazione delle nuove normative ha comportato l’adeguamento del punto di partenza dei coefficienti CET1 a valori più conservativi. -
I risultati dello stress test forniranno elementi per la definizione delle Linee guida SREP da parte della BCE.
Il nuovo quadro regolatorio incrementa la trasparenza e la confrontabilità internazionale dei profili di rischio e dei buffer patrimoniali, rafforzando la disciplina di mercato e il monitoraggio da parte delle autorità.
Scenario macroeconomico di riferimento e principali rischi sistemici individuati
Gli scenari di test sono stati definiti riflettendo le principali sfide identificate da BCE ed EBA nel contesto 2025-2027. Il baseline presuppone una ripresa contenuta, mentre l’ipotesi avversa prevede:
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Recessione simultanea e prolungata in UE e principali economie avanzate -
Escalation delle tensioni geopolitiche (inclusi nuovi conflitti Medioriente, protezionismo commerciale, impatto sui flussi energetici) -
Aumento del costo energetico, contrazione dei mercati immobiliari e finanziari, incremento della disoccupazione -
Deprezzamento delle azioni tra il 42% e il 50% nei tre anni -
Calano valori aggiunti in settori come energia, manifattura, trasporti e servizi essenziali
Queste ipotesi sottolineano la vulnerabilità delle banche rispetto alle esposizioni settoriali e geografiche. Il rischio di controparte assume crescente importanza, così come la volatilità finanziaria e la frammentazione delle catene di fornitura internazionali. A ciò si aggiungono le possibili ripercussioni di una politica monetaria restrittiva sull’accesso al credito per imprese e famiglie.
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