Quando Piero Bitetti aveva annunciato le sue dimissioni da sindaco di Taranto, meno di due mesi dopo la sua elezione, la città era stata avvolta da un’atmosfera di incertezza. Le dimissioni erano state una risposta diretta alle accese proteste dei movimenti ambientalisti, che si erano scagliati contro il piano di decarbonizzazione e la vendita della storica acciaieria ex ILVA. Quest’ultima, un colosso con un impatto profondo sul tessuto sociale, ambientale ed economico di Taranto, si trovava al centro di un vorticoso dibattito. L’annuncio del ritiro delle dimissioni da parte di Bitetti è arrivato in un momento decisivo, proprio quando era previsto un fondamentale incontro al ministero delle Imprese per approvare l’accordo di programma per l’ex ILVA, un passaggio chiave per il futuro dell’azienda e della città.
La svolta di Bitetti e l’incontro governativo
Bitetti, rieletto a inizio giugno, si è trovato di fronte a una scelta difficile. Le sue dimissioni, inizialmente presentate come un gesto eclatante contro le intimidazioni subite, sono state poi ritirate per garantire una rappresentanza adeguata della città in una riunione cruciale. Giovedì pomeriggio, infatti, si è tenuto un incontro al ministero delle Imprese per discutere e potenzialmente approvare l’accordo di programma. Questo documento è essenziale non solo per la vendita, ma anche per il rilancio dell’ex ILVA. La sua approvazione richiede il consenso di tutte le parti interessate, inclusa la municipalità di Taranto, che Bitetti rappresenta.
Dettagli dell’accordo
L’accordo di programma è un documento di indirizzo politico, ma cruciale per la vendita dell’acciaieria e l’implementazione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Oltre al Comune di Taranto, devono firmarlo il Ministero delle Imprese, proprietario e gestore dell’ex ILVA tramite tre commissari straordinari, i sindacati e la regione Puglia.
La pressione dei comitati civici e ambientalisti
La decisione di Bitetti di dimettersi era stata spinta da una forte contestazione da parte di comitati civici e ambientalisti. La protesta si era accesa lunedì sera, quando il sindaco, dopo un incontro per discutere dell’accordo, si era trovato bloccato all’interno del municipio, impossibilitato a uscire a causa della manifestazione. I comitati criticano da mesi le proposte delle istituzioni, ritenendole insufficienti per proteggere la salute degli abitanti e per una vera transizione ecologica dell’impianto, che dovrebbe passare da un sistema basato sull’uso di altoforni a carbone a uno meno inquinante.
Contesto storico e futuro dell’ex ILVA
L’ex ILVA, un tempo fiore all’occhiello dell’industria italiana sotto il nome di Italsider, è stata oggetto di una gestione travagliata negli ultimi decenni. Dopo essere passata nelle mani del gruppo Riva negli anni ’90, la gestione è stata successivamente affidata al gruppo franco-indiano ArcelorMittal, e infine al governo, in amministrazione controllata. Ora, il governo cerca di disfarsi dell’impianto e risolvere i problemi ambientali e occupazionali che lo affliggono. Le prossime settimane sono cruciali per definire il futuro dell’acciaieria, con scadenze importanti per la vendita.
Questo contesto di tensioni e speranze intrecciate riflette le complesse dinamiche di una città che cerca di reinventarsi, mantenendo vivo il suo legame industriale pur aspirando a un futuro più verde e sostenibile.
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