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Ammortizzatori sociali per i settori produttivi: le indicazioni dell’INPS



Il governo interviene con un pacchetto strutturale per sostenere l’occupazione e accompagnare le trasformazioni industriali con una serie di ammortizzatori sociali destinati ai settori produttivi: ecco la Circolare 121/2025 dell’INPS con tutte le indicazioni.


Il panorama economico italiano è attraversato da sfide complesse: la transizione ecologica e digitale, i processi di ristrutturazione industriale, le crisi energetiche e l’impatto crescente degli eventi climatici estremi. A queste difficoltà si aggiunge la fragilità di alcuni comparti produttivi, esposti a una concorrenza internazionale sempre più aggressiva o caratterizzati da dinamiche cicliche che rendono difficile la stabilità occupazionale.

In questo scenario si inserisce la legge di conversione del decreto-legge n. 92 del 2025, approvata in via definitiva il 1° agosto, che contiene una serie di misure strutturali per rafforzare la rete degli ammortizzatori sociali e sostenere le imprese e i lavoratori nei settori più colpiti. La circolare esplicativa dell’INPS, pubblicata il 13 agosto, ha chiarito i contorni delle novità, delineando un quadro articolato di interventi che coprono comparti diversi e che hanno come obiettivo comune quello di garantire continuità occupazionale, ridurre l’impatto delle crisi e favorire, ove possibile, processi di reindustrializzazione.

Aree di crisi complessa: un sostegno mirato

Una delle prime misure riguarda le aree industriali in crisi complessa, territori che da anni vivono situazioni di forte instabilità occupazionale e che faticano ad attrarre nuovi investimenti. In questi casi le imprese che fanno ricorso alla cassa integrazione straordinaria (CIGS) sono esonerate, per tutto il 2025, dal pagamento del contributo addizionale normalmente previsto a loro carico. Si tratta di un alleggerimento dei costi che, pur non risolvendo i problemi strutturali di questi territori, mira a dare respiro immediato alle aziende. Lo Stato ha stanziato a tal fine 6,5 milioni di euro.

Grandi gruppi industriali: proroghe fino al 2027

Un’altra novità importante interessa i grandi gruppi industriali con almeno mille dipendenti. Queste realtà, spesso coinvolte in processi di riorganizzazione complessi, potranno usufruire di proroghe della cassa integrazione straordinaria fino al 2027. La misura non riguarda solo i casi di riduzione parziale dell’orario di lavoro, ma consente anche la sospensione totale delle attività per periodi determinati, pur mantenendo il rapporto di lavoro attivo.

Per finanziare questo strumento sono stati previsti 30,7 milioni di euro nel 2025, 31,3 milioni nel 2026 e 32 milioni nel 2027. L’obiettivo è evitare licenziamenti di massa in fasi delicate, dando tempo alle imprese di ridefinire strategie industriali e, parallelamente, ai lavoratori di conservare il proprio reddito.

Cessioni aziendali e reindustrializzazione

Il decreto interviene anche nei casi di cessione di attività produttive. Se un’impresa decide di chiudere, ma esiste una prospettiva concreta di trasferimento a nuovi soggetti e di riassorbimento del personale, i lavoratori possono accedere a un periodo aggiuntivo di CIGS della durata massima di sei mesi. In questo modo si intende evitare la dispersione di professionalità preziose e accompagnare il passaggio da un imprenditore all’altro.

Il limite di spesa è fissato a 20 milioni di euro per il 2025. Si tratta di una misura che, nelle intenzioni, dovrebbe favorire i processi di reindustrializzazione, preservando i posti di lavoro e consentendo una transizione meno traumatica nelle situazioni di crisi aziendale.

Settore moda: 12 settimane aggiuntive

Particolare attenzione viene riservata al comparto moda – tessile, abbigliamento, calzature, pelletteria e concerie – che negli ultimi anni ha sofferto sia per la contrazione dei consumi sia per la competizione globale. Le imprese di questo settore potranno richiedere 12 settimane aggiuntive di cassa integrazione, da utilizzare tra il 1° febbraio e il 31 dicembre 2025.

Una novità rilevante è che l’INPS potrà erogare direttamente l’integrazione salariale, anche senza che l’impresa dimostri problemi di liquidità. Questa disposizione semplifica l’accesso e garantisce tempi più rapidi, riducendo il rischio che i lavoratori restino senza retribuzione per lunghi periodi.

Eventi climatici estremi e cassa integrazione

Il cambiamento climatico impatta sempre di più sulla stabilità delle produzioni. Il decreto estende la possibilità di attivare la cassa integrazione ordinaria in presenza di eventi meteorologici eccezionali, compresi i fenomeni di calore estremo, che ormai rappresentano una minaccia costante per settori come edilizia, estrattivo e lapideo.

La misura sarà valida dal 1° luglio al 31 dicembre 2025 e i periodi di sospensione dal lavoro per motivi climatici non verranno conteggiati nei limiti massimi di utilizzo della CIG. Un segnale importante, che riconosce come le ondate di calore e gli eventi atmosferici estremi abbiano effetti diretti non solo sulla salute dei lavoratori, ma anche sulla continuità produttiva delle imprese.

Agricoltura: estensione della CISOA

Il mondo agricolo, storicamente caratterizzato da occupazione stagionale e contratti a termine, beneficia dell’estensione della cassa integrazione speciale per gli operai agricoli (CISOA). Il decreto introduce procedure semplificate per le richieste relative ai lavoratori a tempo determinato e consente anche l’uso della riduzione dell’orario, non solo della sospensione totale.

Per questa misura sono stati destinati 22,5 milioni di euro, a conferma dell’importanza strategica del settore primario e della necessità di garantire un minimo di stabilità a chi vi lavora.

Altre risorse dedicate

Il pacchetto di interventi include anche fondi specifici per contesti particolari:

  • 8,7 milioni di euro all’anno nel biennio 2025-2026 per le imprese sequestrate o confiscate alla criminalità organizzata, al fine di garantire continuità occupazionale e legalità;

  • 10,5 milioni per la cassa integrazione ordinaria legata a situazioni emergenziali, a copertura di eventi non prevedibili che possano mettere in crisi la produzione.

Un provvedimento di sistema

Il decreto 92/2025 non si limita a prorogare strumenti già esistenti, ma costruisce un quadro più articolato di interventi, calibrato sulle diverse esigenze dei comparti produttivi. L’impianto complessivo risponde a una duplice logica: da un lato assicurare tutela del reddito ai lavoratori nei momenti di difficoltà; dall’altro sostenere le imprese nei loro processi di trasformazione, così da favorire la tenuta dei livelli occupazionali e, ove possibile, la riconversione industriale.

La scelta di includere misure legate agli eventi climatici segna un cambio di passo, perché riconosce il carattere strutturale delle emergenze ambientali e le loro ricadute sul mondo del lavoro. Allo stesso modo, gli interventi per il settore moda e per l’agricoltura mostrano una consapevolezza della fragilità di alcune filiere che, pur essendo fondamentali per l’economia italiana, risultano particolarmente vulnerabili.

Ammortizzatori sociali per i settori produttivi: le indicazioni dell’INPS

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