Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Crollano le imprese artigiane, a Modena come in Italia


Le imprese artigiane sono sempre meno e Modena non è estranea al fenomeno negativo. Stando infatti all’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, è al decimo posto per andamento imprenditori artigiani per provincia nell’ultimo anno. Nel 2023 in provincia di Modena erano presenti 24.796 imprese artigiane, a fronte delle 23.211 del 2024, con un calo netto del 6,4%.
La tendenza è la stessa in tutta Italia con un crollo verticale di 400 mila imprese che hanno chiuso i battenti negli ultimi dieci anni. L’Emilia Romagna è quinta in questa triste classifica dove primeggiano le Marche che hanno perso oltre diciannovemila imprese tra il 2014 e il 2024 con un incidenza del 28%; laddove l’Emilia Romagna, ha avuto un incidenza del -25% ma che in numeri reali corrisponde a 47.000 serrande abbassate. Tornando ai capoluoghi di provincia, solo nell’ultimo anno, ben sei capoluoghi dell’Emilia Romagna figurano tra le prime dieci città in cui hanno chiuso, in percentuale decrescente, attività artigiane: Ravenna (-7,9%), Rimini (-6,9%), Reggio Emilia (- 6,8%), Bologna (-6,6%) e Forlì-Cesena (-6,4%).

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

I settori al riparo dalla crisi. Bonus e investimenti pubblici come freno all’emorragia

Non tutti i settori artigiani hanno subito la crisi. Quelli del benessere e dell’informatica presentano dati in controtendenza. Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un costante aumento degli acconciatori, degli estetisti e dei tatuatori. Nel secondo, invece, sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media. Va altrettanto bene anche il comparto dell’alimentare, con risultati significativamente positivi per le gelaterie, le gastronomie e le pizzerie per asporto ubicate, in particolare, nelle città ad alta vocazione turistica. Inoltre, un freno in questi anni all’emorragia di imprese artigiane sono stati il superbonus del 110% e gli investimenti in opere pubbliche del PNRR tuttavia, come detto, l’Ufficio Studi della CGIA elaborando i dati dell’Inps assieme a quelli di Infocamere /Movimprese ha lanciato l’allarme in quanto si stanno perdendo molte figure professionali. Come si legge nella relazione «Già oggi quando si rompe una tapparella, il rubinetto del bagno perde acqua o dobbiamo sostituire l’antenna della Tv trovare un professionista del settore è molto difficile, figuriamoci fra qualche anno. A seguito del progressivo invecchiamento della popolazione artigiana e la corrispondente contrazione dei giovani che si avvicinano a questi mestieri, anche a seguito del calo demografico, è molto probabile che entro un decennio reperire sul mercato un idraulico, un fabbro, un elettricista o un serramentista in grado di eseguire un intervento di riparazione/manutenzione presso la nostra abitazione o nel luogo dove lavoriamo sarà un’operazione difficilissima».

Le cause della perdita di figure professionali e il peso della burocrazia

Non è solo il fattore demografico e di ricambio generazionale però a generare questa riduzione di imprese: sempre secondo l’Ufficio Studi della CGIA «Va comunque segnalato che questa riduzione in parte è anche riconducibile al processo di aggregazione/acquisizione che ha interessato alcuni settori dopo le grandi crisi 2008/2009, 2012/2013 e 2020/2021. Purtroppo, questa “spinta” verso l’unione aziendale ha compresso la platea degli artigiani, ma ha contribuito positivamente ad aumentare la dimensione media delle imprese, spingendo all’insù anche la produttività di molti comparti; in particolare, del trasporto merci, del metalmeccanico, degli installatori impianti e della moda. L’invecchiamento progressivo della popolazione artigiana, provocato in particolar modo anche da un insufficiente ricambio generazionale, la feroce concorrenza esercitata nei decenni scorsi dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni in particolare dal commercio elettronico, il peso della burocrazia, il boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali/locali hanno costretto molti artigiani ad alzare bandiera bianca. Una parte della “responsabilità”, comunque, è ascrivibile anche ai consumatori che in questi ultimi tempi hanno cambiato radicalmente il modo di fare gli acquisti, sposando la cultura dell’usa e getta, preferendo il prodotto fatto in serie e consegnato a domicilio. La calzatura, il vestito o il mobile fatto su misura sono ormai un vecchio ricordo; il prodotto realizzato a mano è stato scalzato dall’acquisto scelto sul catalogo on-line o preso dallo scaffale di un grande magazzino».

La necessità di rimettere la formazione al centro e la rivalutazione dei lavori manuali

Il problema della formazione, in questi anni è stato centrale nella perdita di profili professionali dato che «Negli ultimi 45 anni c’è stata una svalutazione culturale spaventosa del lavoro manuale. L’artigianato è stato “dipinto” come un mondo residuale, destinato al declino e per riguadagnare il ruolo che gli compete ha bisogno di robusti investimenti nell’orientamento scolastico e nell’alternanza tra la scuola e il lavoro, rimettendo al centro del progetto formativo gli istituti professionali che in passato sono stati determinanti nel favorire lo sviluppo economico del Paese. Oggi, invece, sono percepiti dall’opinione pubblica come scuole di serie b e in certi casi addirittura di serie c. Per alcuni, infatti, rappresentano una soluzione per parcheggiare per qualche anno i ragazzi che non hanno una grande predisposizione allo studio. Per altri costituiscono l’ultima chance per consentire a quegli alunni che provengono da insuccessi scolastici, maturati nei licei o nelle scuole tecniche, di conseguire un diploma di scuola media superiore. E nonostante la crisi e i problemi generali che attanagliano l’artigianato, non sono pochi gli imprenditori di questo settore che da tempo segnalano la difficoltà a trovare personale disposto ad avvicinarsi a questo mondo. Negli ultimi decenni tante professioni ad alta intensità manuale hanno subito una svalutazione culturale; questo processo ha allontanato molti ragazzi dal mondo dell’artigianato. Il tratto del profondo cambiamento avvenuto, ad esempio, è riscontrabile dal risultato che emerge dalla comparazione tra il numero di avvocati e di idraulici presenti nel nostro Paese. Se i primi sono poco più di 233mila unità2, si stima che i secondi siano “solo” 165mila3. E’ evidente che la mancanza di tante figure professionali di natura tecnica siano imputabili a tante criticità. A nostro avviso le principali sono: lo scarso interesse che molti giovani hanno nei confronti del lavoro manuale; la mancata programmazione formativa verificatasi in tante regioni del nostro Paese e l’incapacità di migliorare/elevare la qualità dell’orientamento scolastico che, purtroppo, è rimasto ancorato a vecchie logiche novecentesche. Ovvero, chi al termine delle scuole medie inferiori ha dimostrato buone capacità di apprendimento è “consigliato” dal corpo docente a iscriversi a un liceo. Chi, invece, fatica a stare sui libri viene “invitato” a intraprendere un percorso di natura tecnica o, meglio ancora, professionale; creando, di fatto, studenti di serie a, di serie b e, in molti casi, anche di serie c».

Possibili soluzioni

La CGIA di Mestre però non si limita a riportare una serie di dati mortificanti, ma propone anche soluzioni per poter invertire la tendenza: «I piccoli negozi e le botteghe artigiane giocano un ruolo fondamentale nei centri storici, nelle piccole comunità e nei borghi, contribuendo all’identità culturale, all’economia locale e al mantenimento del patrimonio storico. Queste attività, spesso situate in edifici storici, arricchiscono l’ambiente urbano con la loro presenza e le loro creazioni, attirando turisti e residenti interessati alla tradizione e all’artigianato di qualità. Va ricordato, infine, che la decisa riduzione del numero degli abitanti che da qualche decennio sta interessando molte aree del Paese (territori di montagna, zone collinari, paesi di provincia, etc.), ha causato una forte contrazione del numero dei negozi/botteghe artigiane. Un fenomeno molto complesso che ha deteriorato il tessuto urbano e la qualità della vita di molti contesti territoriali. Per questo sarebbe opportuno introdurre per legge un “reddito di gestione delle botteghe commerciali e artigiane” per chi (giovane o meno) gestisce o apre una attività, compatibile con la residenzialità, nei centri minori (fino a 10.000 abitanti)»

Le misure della politica: la riforma della legge quadro sull’artigianato

A quarant’anni dall’entrata in vigore della legge quadro n° 443, il Parlamento ha avviato da alcuni mesi un percorso di riforma dell’artigianato destinata a superare i vincoli normativi che limitano l’attività di oltre 1,2 milioni di imprese artigiane presenti nel Paese. Tra le novità previste, vi è la possibilità, per quelle che operano nel settore alimentare, di vendere direttamente al pubblico i prodotti di propria produzione. Altro aspetto significativo riguarda la maggiore flessibilità nella costituzione dei consorzi, che potranno includere anche le Pmi non artigiane. Di rilievo è inoltre la proposta di istituire un fondo biennale da 100 milioni di euro per facilitare l’accesso al credito, con il supporto di Confidi e della nuova Artigiancassa. Infine, l’innalzamento del tetto occupazionale da 18 a 49 addetti consentirebbe all’Italia di allinearsi alle normative sull’artigianato presenti in gran parte dei 27 Paesi dell’UE. Riportiamo più sotto alcuni punti che dovrebbero qualificare la riforma: incentrare la disciplina sulla figura dell’imprenditore artigiano; rivedere i vincoli societari relativi all’impresa artigiana; definire il perimetro di attività del settore; valorizzare il ruolo formativo dell’artigiano/imprenditore; istituire una commissione consultiva per l’artigianato presso il Ministero del Made in Italy.
Stefano Bonacorsi



Source link

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Vuoi bloccare la procedura esecutiva?

richiedi il saldo e stralcio