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Fondi per le università, Bernini firma il decreto: cosa cambia


Aumentano i fondi stanziati per l’università nel 2025. Il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha firmato il decreto di assegnazione del Fondo di finanziamento ordinario per quest’anno. Vediamo a quanto ammonta e cosa cambia per gli atenei italiani.

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Quanti soldi sono stati stanziati per le università

In totale, le risorse stanziate dal decreto di assegnazione del Fondo di Finanziamento Ordinario per il 2025 ammontano a 9,4 miliardi di euro. Si registra quindi un aumento di 336 milioni di euro rispetto all’anno scorso.

In particolare, dal 2022 al 2025 gli stanziamenti per le università sono cresciuti dell’8%, passando da 8,6 a 9,4 miliardi di euro.

Cosa cambia per le università

In cosa si traduce questa novità per le università? Tutti gli atenei vedranno accrescere gli stanziamenti statali per un valore compreso tra l’1 e il 6%.

Nel concreto, i nuovi fondi, che la ministra Bernini ha definito “risorse importantissime oggettivamente senza precedenti”, permetteranno alle università investire per creare nuove competenze, per fare innovazione, “ma soprattutto per portare innovazione nelle imprese nei territori ed attrarre nuovi talenti“, ha spiegato la titolare del MUR ai microfoni del TG1.

Il Fondo, ha aggiunto Bernini, “consolida il percorso di crescita degli investimenti nel sistema universitario italiano, confermando l’impegno del Governo a favore dell’istruzione superiore e della ricerca”.

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L’incremento stabilito di 336 milioni di euro, rappresenta “un segnale concreto di attenzione verso il mondo accademico – ha sottolineato la ministra -, e permetterà di ampliare le opportunità per gli studenti, valorizzare il lavoro di docenti e ricercatori e dare nuova
linfa all’innovazione e alla conoscenza, pilastri fondamentali per il futuro del Paese”. A proposito dei ricercatori, recenti analisi confermano che negli ultimi 10 anni sono diventati sempre più precari.

Fondi destinati anche alla riforma di Medicina

Una parte molto importante di questi fondi sarà destinata alla riforma di Medicina, che già da settembre 2025 porterà 54.313 aspiranti camici bianchi a frequentare il semestre “filtro” che abolisce “gli odiosi test d’ingresso”. Al termine del primo semestre, aperto a tutti, gli studenti di Medicina e Chirurgia, di Odontoiatria e Protesi Dentaria e di Medicina Veterinaria dovranno sostenere i test per le 3 materie oggetto di studio, ovvero Chimica, Fisica e Biologia. Solo chi otterrà in ogni prova almeno 18/30 potrà candidarsi per l’iscrizione vera e propria a Medicina, che rimane a numero chiuso (abbiamo spiegato anche come funzionerà la penalità per la risposta sbagliata nei test).

La ministra Bernini ha commentato con orgoglio la riforma di Medicina. Le sue parole: “Ci sta molto a cuore. Non più selezione, ma formazione all’interno dell’università”.

La reazione dei rettori delle università

La notizia dell’aumento dei fondi ha soddisfatto la conferenza dei rettori, secondo cui le risorse in più consentiranno una maggiore autonomia in un panorama universitario attraversato da forti cambiamenti. Basti pensare che, secondo le recenti previsioni di MEF e INAIL, su dati ISTAT, entro il 2034 il calo demografico italiano farà perdere progressivamente un milione di studenti, con una popolazione scolastica compresa tra la scuola dell’infanzia e le superiori che potrebbe ridursi di 100-110 mila studenti ogni anno.

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