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la spesa per la natalità rimane bassa



L’Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica di Milano ha messo sotto la lente d’ingrandimento l’assegno unico e la spesa destinata al sostegno delle famiglie in Italia: ecco i dati che sono emersi.


I risultati non sono stati del tutto confortanti. In Italia sono stati erogati, allo stato attuale, 60 miliardi di euro sotto forma di AUU, l’assegno unico e universale per i figli. L’Assegno è definito unico, perché finalizzato alla semplificazione del panorama dei benefit e sostegni alle famiglie e contestualmente, al potenziamento degli interventi diretti a sostenere la genitorialità e la natalità. È definito universale perché garantito, seppure in misura minima e differenziata, a tutte le famiglie con figli a carico, anche in assenza di ISEE o con ISEE superiore alla soglia di 45.939,56 euro.

L’analisi dell’Osservatorio della Cattolica

L’analisi del pool di ricercatori Universitari segnala come la spesa pubblica a favore della natalità rimanga comunque troppo bassa. Le statistiche ed i trend vedono aumentare la spesa per le famiglie in Italia rispetto al Pil dai 0,74 punti del 1995 agli 1,25 punti del 2021.  L’analisi riguarda gli ultimi trent’anni, con un totale raggiunto nel 2021 di 22 miliardi di euro, contro i 10 del 1995, al netto dell’inflazione». Nel 2022 c’è stato un balzo in avanti sostanziale pari a 5 miliardi per effetto dell’introduzione dell’Assegno unico e universale per i figli, che ha inglobato e potenziato precedenti sussidi.

Le specifiche della misura

L’Assegno unico e universale è un sostegno economico per le famiglie con figli a carico attribuito per ogni figlio fino al compimento dei 21 anni, solo al ricorrere di determinate condizioni, che diviene senza limiti di età in caso di figli disabili.

L’importo erogato ha importo differente in base alla condizione economica del nucleo familiare sulla base di ISEE valido al momento della domanda, all’età e al numero dei figli, alle eventuali situazioni di disabilità dei figli.

L’Assegno unico e universale spetta alle famiglie per ogni figlio minorenne a carico. Per i nuovi nati decorre dal settimo mese di gravidanza e per ciascun figlio maggiorenne a carico, fino al compimento dei 21 anni, che sia impegnato a frequentare un corso di formazione scolastica o professionale, un corso di laurea oppure stia svolgendo il servizio civile universale.

In alternativa il figlio può essere impegnato in un tirocinio o un’attività lavorativa, può possedere un reddito complessivo inferiore a 8mila euro annui e come ultima alternativa risulti registrato come disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego.  In caso di figlio con disabilità a carico, senza per ciascuno di essi, l’assegno sarà corrisposto senza limiti di età.

L’assegno Unico riguarda tutte le categorie di lavoratori

Come ben chiarito e specificato nel sito ufficiale INPS, l’Assegno unico e universale per i figli a carico riguarda tutte le categorie di lavoratori:

  • dipendenti, sia pubblici che privati;
  • autonomi;
  • pensionati;
  • disoccupati;
  • inoccupati.

Al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata del beneficio, è necessario che il richiedente sia in possesso congiuntamente dei requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno, così come dettagliato nell’elenco di possibilità, sempre diffuse dai canali ufficiali di comunicazione INPS sia cittadino italiano o di uno Stato membro dell’Unione europea o suo familiare, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente.

In caso di cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo. Altra possibilità riguarda i soggetti autorizzati a soggiornare in Italia per un periodo superiore a sei mesi, in caso di soggetto al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia, la residenza e il domicilio in Italia, la residenza in Italia per almeno due anni, anche non continuativi.

Come si presenta la domanda

L’importo commisurato al valore dell’ISEE è corrisposto con decorrenza retroattiva con tutti gli arretrati. La domanda può essere presentata online all’INPS, attraverso il servizio dedicato, autenticandosi con SPID, in alternativa contattando il numero verde 803.164 gratuito e da rete fissa, oppure contattando il numero 06 164.164 da rete mobile, con la tariffa applicata dal gestore telefonico.

L’alternativa è presentare richiesta attraverso CAF e Enti di Patronato, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi. Per i più giovani e per meglio spiegare le caratteristiche della misura l’Istituto, nell’ambito del progetto PNRR, ha realizzato un podcast dal titolo “Assegno unico e universale disponibile a tutti i cittadini sul canale “INPS on air” della piattaforma Spreaker.

I soggetti che possono presentare richiesta sono:

  • uno dei due genitori che esercitano la responsabilità genitoriale, a prescindere dalla convivenza con il figlio;
  • il tutore del figlio o del genitore, nell’interesse esclusivo del tutelato;
  • i figli stessi, al compimento della loro maggiore età. Questi possono presentare la domanda in sostituzione di quella eventualmente già presentata dai genitori, richiedendo il pagamento diretto della quota di Assegno loro spettante.

Il confronto con gli altri Paesi EU

Tornando allo studio, nonostante l’introduzione di nuove misure, come il bonus bebè e la decontribuzione per le madri lavoratrici, il rapporto tra spesa per la natalità e Pil rimane stabile e secondo i trend e le previsioni messe in campo, rimarrà stabile fino al 2027. Il dato rilevato dall’Osservatorio sui conti pubblici mostra come la spesa rimanga comunque più bassa quando si attua un confronto con i principali Paesi europei.

I dati mostrano come nel 2022 l’Italia spendeva per la famiglia quanto la Spagna in percentuale al Pil, ma 0,7 punti meno della Francia, 1,1 punti meno della Svezia, quasi due punti meno della Germania e 0,8 punti meno della media europea. La situazione non è destinata a cambiare nel breve termine.

Tutte le misure in campo

Oggi il calo della natalità è una delle prime cause del cambiamento demografico in corso. In Italia la bassa fecondità e la riduzione del numero di potenziali madri hanno determinato un record negativo di nuovi nati ogni anno dal 2009. In gioco non c’è solo la stabilità dei conti pubblici, ma anche la crescita economica del Paese.

La spesa per la natalità finanzia, oltre all’AUU, il congedo parentale, il bonus asili nido, la decontribuzione per le lavoratrici madri con più figli e il bonus per i nuovi nati. La spesa complessiva per gli interventi sopracitati è aumentata a prezzi costanti di 8 miliardi in tre anni, passando dagli 11 miliardi del 2021 a 19 miliardi nel 2024, indica l’osservatorio.

L’effetto degli incentivi sulle nascite

Non è semplice valutare l’effettivo impatto dell’AUU e degli altri incentivi sui dati effettivi di natalità, mentre sulla misurabilità di questo impatto prevale l’incertezza. Secondo quanto riportato nel rapporto dell’Osservatorio sui conti pubblici: «La letteratura economica – spiega – suggerisce che un aumento di un punto percentuale della spesa pubblica per la famiglia rispetto al Pil possa aumentare il tasso di fertilità tra 0,25 e 0,3 punti, mentre altri studi stimano elasticità più basse».

Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio l’impatto è positivo e la misurazione dei benefici dell’AUU ha un effetto positivo per circa tre quarti delle famiglie raggiunte, con un impatto ancora più importante sui redditi più bassi e sulle categorie più svantaggiate.



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