TRENTO. A Trento, trovare una casa sembra un’impresa impossibile. La sa benissimo anche Khalid, giovane pachistano che si trova intrappolato in un paradosso: non può ottenere un contratto a tempo indeterminato perché rischierebbe di perdere il suo unico alloggio alla residenza Fersina e si troverebbe per strada, perché da un anno sta cercando casa senza risultato.
Una storia davvero tremenda e che mostra il dramma in cui si trovano molti giovani e non solo. Un contratto a tempo indeterminato darebbe certamente una sicurezza maggiore, ma allo stesso tempo, però, lo porterebbe a superare la soglia di reddito stabilita a livello nazionale e conseguentemente all’esclusione dalla Residenza Fersina.
La storia di Khalid non è un caso isolato. Sono davvero tante le persone costrette a vivere ai margini della città, intrappolate tra normative rigide e un mercato sempre più ostile, che rendono davvero difficili costruirsi una vita al di fuori delle quattro mura di via al Desert, dove la promessa di autonomia e futuro si infrange contro la realtà quotidiana.
Khalid (nome di fantasia per la sicurezza dell’intervistato) ha 30 anni e lo avevamo incontrato nei mesi scorsi per raccontare la sua storia (QUI L’ARTICOLO). È arrivato in Italia per cambiare la propria vita e da circa due anni è in Trentino.
“Me ne sono andato dal mio Paese, il Pakistan, perché con i talebani è impossibile costruirsi un futuro, è impossibile vivere. Ho lasciato tutto e me ne sono andato, sono partito senza nulla, senza nemmeno un cellulare, volevo solamente cambiare la mia vita ed ora, un po’ alla volta, ci sto riuscendo”, ci aveva raccontato Khalid.
Il passaparola lo aveva fatto arrivare in Trentino dopo aver attraversato a piedi Ungheria e Bulgaria. Raccontare quel difficile viaggio non era stato facile. Khalid era stato preso a botte più volte. I ricordi del viaggio che vengono a galla sono troppo violenti. Giunto in Trentino, per sei mesi non ha trovato un posto dove stare. Ha dormito sotto un ponte a Trento Nord. Poi l’arrivo alla residenza Fersina, dove ha seguito tutto il percorso per la richiesta di protezione internazionale.
Una strada non semplice, fatta nel migliore dei modi. Nel corso degli scorsi mesi Khalid era riuscito a trovarsi un posto di lavoro e uno stipendio. Ad un certo punto, però, la sua abilità nel ruolo che gli era stato affidato e l’impegno messo fanno in modo che la cooperativa per cui lavorava, dopo un po’, decida di offrirgli, per ‘trattenerlo’ (visto che lo stipendio non era molto alto), un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Un’occasione importante che però porta Khalid a dover purtroppo scegliere. “Se avessi accettato un contratto a tempo indeterminato – spiega – avrei dovuto lasciare la residenza Fersina. Ma non ho un’altra casa, fino a oggi non sono riuscito a trovarla”.
La scelta è quindi obbligata. Khalid decide di rinunciare all’indeterminato e prosegue con un lavoro a tempo determinato che gli permette di non superare alcuna soglia di reddito e di rimanere a dormire alla Fersina.
D’altronde, da oltre un anno sta cercando una casa per lasciare via al Desert e trovare maggiore stabilità. Ha trovato chi gli chiede cifre spropositate, chi pretende fideiussioni da addirittura 20 mila euro e chi, scoprendo che il futuro inquilino è un ragazzo straniero, trova subito una scusa per rifiutare.
La storia di Khalid accomuna molti giovani. La voglia di costruirsi una vita stabile si scontra con regole e mercati immobiliari sempre più inaccessibili. Tra contratti di lavoro, residenze temporanee, soglie di reddito e discriminazioni, l’autonomia sembra un traguardo sempre più lontano.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link