In Asia le start-up stanno riscrivendo le regole dell’innovazione: la cooperazione prevale sulla disgregazione.
Nell’immaginario collettivo, la Silicon Valley si configura come fulcro dell’innovazione tecnologica e imprenditoriale. Qui, le start-up emergono con il desiderio di trasformare radicalmente i modelli industriali, facendo leva su un concetto di disgregazione che ha influenzato l’economia digitale odierna.
Tuttavia, nel vibrante cuore dell’Asia orientale, si sta sviluppando una prospettiva diversa ma altrettanto efficace. In nazioni come il Giappone e la Corea del Sud, l’approccio prevalente privilegia la cooperazione anziché la rottura.
In tale contesto, l’ecosistema delle start-up asiatiche sta crescendo rapidamente, supportato da nuove strategie che promuovono l’innovazione condivisa tra le aziende emergenti e i grandi gruppi industriali. Una cooperazione, incentivata anche da politiche governative specifiche, che sta ridisegnando le regole del successo imprenditoriale.
Il modello, emerso in modo significativo da una ricerca della King’s Business School di Londra e riportato dal Financial Times, offre una visione alternativa: un ecosistema di innovazione che si sviluppa attraverso l’innesto reciproco piuttosto che attraverso la sostituzione.
Un nuovo approccio
Come indicato dal Financial Times, l’approccio asiatico all’innovazione sta tracciando un cammino diverso rispetto a quello della Silicon Valley. In contrasto con il modello statunitense “chi vince prende tutto”, dove le start-up cercano di sostituire i grandi nomi, in Giappone e Corea del Sud sta prendendo piede un modello di innovazione aperta, in cui le nuove aziende collaborano attivamente con grandi marchi consolidati. Questi ultimi sono considerati alleati strategici, capaci di fornire risorse, reti e infrastrutture, accelerando così la crescita dei nuovi attori.
La ricerca tracciata da Robyn Klingler-Vidra e Ramon Pacheco Pardo sottolinea come questa strategia favorisca una competizione più stabile e inclusiva. Ad esempio, in Corea del Sud, il programma “Deep Tech Value-up” coinvolge grandi aziende come Hyundai e Samsung in progetti a sostegno delle start-up nei settori dell’intelligenza artificiale, della biotecnologia e della tecnologia verde. In Giappone, l’iniziativa J-Startup promuove un’integrazione tra le imprese emergenti e le multinazionali, sostenuta anche da agevolazioni fiscali.
Vantaggi su larga scala
Un esempio significativo è l’investimento di 44,4 milioni di dollari di Toyota in Interstellar Technologies, start-up del settore aerospaziale. Secondo la fonte, la collaborazione ha reso possibile sia la produzione di razzi su larga scala che il rafforzamento della posizione di Toyota nell’industria spaziale. Secondo CB Insights, nel quarto trimestre del 2024, cinque aziende giapponesi e sudcoreane erano tra le undici più attive in ambito di corporate venture capital a livello globale.
Il vantaggio competitivo di questo approccio risiede nella capacità di ridurre i rischi associati alla vulnerabilità delle start-up. Naturalmente, i pericoli esistono: dalla potenziale appropriazione indebita di idee a pressioni per acquisizioni anticipate. Tuttavia, gli autori della ricerca evidenziano che tali rischi possono essere gestiti con misure legali studiate, sebbene i punti di forza superino i lati negativi.
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