ANCONA – Il punto di non ritorno. È fallita anche la seconda società legata al cantiere dell’ex Stracca, quello che tra via Montebello e via Curtatone avrebbe dovuto portare alla realizzazione di un super condominio luxury. Il tribunale ha infatti decretato la liquidazione giudiziale di Ancona Case in Centro srl, impresa della stessa compagine societaria di Cap Costruzioni srl, facente capo all’imprenditore Stefano Ascoli, che nel 2021 aveva rilevato l’ex istituto tecnico per demolirlo e costruirci 54 appartamenti di lusso ed eco-sostenibili.
Il dispositivo
La sentenza del giudice Giuliana Filippello è stata emessa lo scorso 13 agosto. Quattro mesi prima (l’11 aprile) era toccato alla Cap, proprietaria del cantiere, fare la stessa fine. L’impresa “gemella” (avendo gli stessi soci) figurava come general contractor. Aveva fornito la famigerata gru, smontata definitivamente a fine luglio, e in almeno un caso aveva preso la prenotazione d’acquisto per un appartamento del valore di 160 mila euro. Il preliminare era poi stato firmato (senza fideiussione) con la Cap: l’alloggio sarebbe dovuto diventare di proprietà di un ragazzo di 23 anni.
Ma ora che succede? Si sono aperte, di fatto, due procedure, seguite entrambe dai curatori Sabrina Salati, commercialista, e Gianpaolo Sicuro, avvocato. Per la Cap, l’esame dello stato passivo è stato fissato per il 25 settembre, per l’altra srl il 13 novembre. Da queste udienze verranno fuori le pretese dei creditori e di chi vanta diritti reali e immobiliari sui beni delle due imprese in liquidazione. Nella seconda procedura entrerà molto probabilmente anche il Comune di Ancona, che aspetta di riscuotere 250mila euro di occupazione di suolo pubblico non pagata. In ballo ci sono anche le pretese dei promissari acquirenti che non potevano contare sul paracadute della polizza fideiussoria a garanzia del rimborso delle caparre versate. Ora dovranno insinuarsi nella procedura fallimentare (qualcuno lo ha già fatto) per poter sperare di riavere indietro i soldi. L’anticipo ammontava al 30% sul prezzo di acquisto, che variava tra i 150mila euro e il milione per un appartamento. Tutti quelli che potevano contare sulla fideiussione (circa l’80% degli acquirenti) hanno ricevuto dall’assicurazione la restituzione delle somme versate, interessi compresi. Per loro la partita è praticamente chiusa, anche se sono rimasti senza casa. In tutto, erano 32 gli acquirenti che si erano già formalmente fatti avanti.
Lo scenario
Per quanto riguarda il cantiere, il futuro è tutto da scrivere. I curatori hanno inserito tutte le informazioni tecniche relative al progetto in una virtual data room, banca dati virtuale. L’accesso è consentito a chi ne fa richiesta per poter visionare le carte ed, eventualmente, inserirsi nell’iter per una futura offerta. «Di interessamenti ce ne sono stati, abbiamo avuto richieste anche proprio a ridosso di Ferragosto» afferma la curatrice Salati.
L’asta
Il prossimo, obbligato, passo è quello dell’asta. Deve essere bandita entro otto mesi dal fallimento della Cap, quindi entro dicembre sarà imbastita la prima gara. Un passo alla volta. È in atto da parte dei consulenti tecnici la perizia che stabilirà il valore del cantiere. Su quello si incardinerà il prezzo alla base dell’asta. Con la speranza, se lo augurano soprattutto i residenti ma anche il Comune, che nel giro di poco quel buco nero possa essere spazzato via.
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