Dall’emissione di bond sovrani alle innovazioni fintech. Le agenzie e istituzioni pubbliche africane cercano finanziamenti sostenibili e diversificati nel contesto di un mondo in evoluzione.
Negli ultimi anni, gli enti pubblici africani – “lenders” tra cui fondi di sviluppo multilaterali e agenzie statali – hanno intensificato le proprie strategie per accedere ai mercati globali, rispondendo al taglio dei flussi di aiuti tradizionali e accentuando l’esigenza di diversificazione delle fonti di finanziamento.
Diversificazione e strumenti finanziari innovativi
Tra le nuove rotte percorse, figura l’emissione di obbligazioni sovrane (Eurobond), spesso accolte positivamente dai mercati: Paesi come Marocco, Costa d’Avorio e Benin hanno registrato sottoscrizioni fino a cinque volte l’offerta nei bond del 2024–2025. Inoltre, alcune istituzioni – come il Fondo Africano di Sviluppo (ADF) – secondo il Financial Times stanno pianificando lanci sul mercato obbligazionario già dal 2027 con target ambiziosi di 5 miliardi di dollari ogni tre anni. L’African Development Bank ha introdotto un bond “ibrido” da 750 milioni di dollari, sottoscritto per 6 miliardi, per sostenere il finanziamento climatico senza gravare sui governi.
La digitalizzazione dei servizi finanziari africani sta trasformando il panorama: secondo un rapporto della Banca Europea per gli Investimenti, le società fintech nel continente sono passate da 450 nel 2020 a 1 263 all’inizio del 2024. Queste piattaforme ampliano l’accesso al capitale, in particolare per imprese di piccole e medie dimensioni, e favoriscono l’inclusione finanziaria.
Governance e fiducia: pilastri dell’attrazione del capitale
Paesi con programmi IMF (Fondo Monetario Internazionale), strutture fiscali trasparenti o ristrutturazioni del debito (come Egitto, Ghana, Zambia) godono di condizioni più favorevoli sui mercati internazionali. Questi programmi, cui diversi Paesi africani hanno aderito negli ultimi anni, sono anzi diventati una componente chiave per facilitare l’accesso ai mercati internazionali. Gli investitori, infatti, tendono a valutare positivamente i governi che hanno un programma attivo con il FMI perché ciò implica monitoraggio fiscale, trasparenza e impegni concreti di riforma. Questa fiducia è essenziale per attrarre capitali competitivi a lungo termine, una risposta alle crescenti sfide della sostenibilità del debito.
Opportunità e prospettive di sviluppo
L’accesso a fondi internazionali consente investimenti in infrastrutture strategiche, come trasporti, energia, sanità, fondamentali per una crescita inclusiva e competitiva. L’enfasi sugli investimenti a impatto, con ripercussioni positive su aspetti sociali e ambientali, rende il continente ancora più attraente per investitori globali sensibili alla sostenibilità.
Rischi e criticità: debito, tassi e governance
Questo approccio non è privo di rischi: l’esposizione alle valute forti, l’aumento dei tassi globali e le valutazioni restrittive degli enti di rating possono gravare sulla sostenibilità finanziaria dei Paesi africani. Inoltre, la necessità di rafforzare le infrastrutture di governance è cruciale per evitare inefficienze o corruzione che potrebbero compromettere sia i progetti sia la fiducia dei mercati.
Una spinta verso l’autonomia
Leader come Akinwumi Adesina (AfDB African Development Bank) sottolineano la necessità di mettere l’investimento al centro della strategia africana, più dell’assistenza tradizionale. Grazie alla sua guida, il capitale della banca è passato da 93 a 318 miliardi di dollari, con oltre 55 miliardi investiti in infrastrutture. L’African Development Bank (AfDB), fondata nel 1964 e con sede ad Abidjan (Costa d’Avorio), è oggi una delle istituzioni più centrali per il finanziamento dello sviluppo nel continente. Conta 81 Paesi membri (54 africani e 27 non africani) ed è diventata un attore strategico non solo per i prestiti concessi agli Stati africani, ma anche per la sua capacità di mobilitare risorse sui mercati globali.
Parallelamente, la Mo Ibrahim Foundation ritiene questo il momento ideale per puntare sull’auto-investimento, il rafforzamento della governance e lo sviluppo locale, anche a fronte della riduzione dell’aiuto internazionale.
Qui un approfondimento di oggi del Financial Times – African public lenders accessing markets to diversify funding
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