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L’IA differisce dai precedenti cicli tecnologici « LMF Lamiafinanza


L’IA è protagonista indiscussa su qualunque media, ma a nostro avviso se ne sta ancora sottovalutando il potenziale di crescita dirompente e la capacità di generare rendimenti d’investimento interessanti. Al contempo, gli investitori rischiano di cadere in trappole già note: confidare che un’ampia esposizione agli indici permetta di cogliere le opportunità disponibili, e faticare a distinguere i “disruptor” dai “disrupted”.

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Anche se le potenziali insidie rimangono le stesse, l’IA si distingue da qualsiasi precedente svolta tecnologica per diversi aspetti:

  • L’hardware in grado di accedere alle applicazioni e ai servizi di IA è pressoché onnipresente a livello globale
  • L’IA sta avanzando a ritmi inauditi rispetto ai precedenti cambi di paradigma tecnologici.
  • La tecnologia dell’IA è molto più scalabile rispetto ad altre innovazioni tecnologiche.
  • Le aziende stanno investendo in misura massiccia nell’IA.

Perché tutto ciò è importante? Semplice: le disruption legate all’IA possono offrire ai gestori attivi ampie opportunità di generare valore investendo in campo tecnologico e in altri settori, a patto, però, di adottare un approccio selettivo. Se sottovalutano il ritmo e la portata della disruption, gli investitori rischiano di perdere opportunità. Analizziamo in dettaglio i singoli fattori di differenziazione.

Cosa distingue la disruption indotta dall’IA dai cicli precedenti?

Con la grande diffusione dell’hardware, l’adozione del software risulta molto più rapida che in passato

Una volta le transizioni tecnologiche richiedevano grandi cicli di hardware con costi a carico di aziende o privati. Questa volta, i consumatori dispongono già dei dispositivi e della connettività necessari per adottare la tecnologia non appena disponibile. Due terzi della popolazione mondiale ha accesso a Internet e in molti paesi la percentuale di persone che accedono al web sfiora il 100%. Le imprese hanno accesso a fornitori di servizi cloud in grado di gestire rapidamente le implementazioni su vasta scala. Prevediamo quindi che questa tecnologia sarà adottata a un ritmo molto più veloce rispetto ai cicli tecnologici precedenti; basti pensare che ChatGPT di OpenAI, lanciato nel dicembre 2022, ha impiegato solo due mesi per raggiungere i 100 milioni di utenti mensili.

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La rapidità dei progressi tecnologici e i conseguenti risparmi sui costi

Dal lancio di ChatGPT, i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM, large language models) si evolvono a ritmi a dir poco strabilianti. In particolare, i “reasoning models”, basati sul ragionamento, sono in grado di generare da sé i propri dati di addestramento: ogni pensiero elaborato da un modello di questo tipo può essere reimmesso al suo interno, consentendogli di apprendere in tempo reale mentre risolve un problema.

Inoltre, il costo della tecnologia è in rapido calo grazie ai progressi nel campo dei semiconduttori, il che favorisce applicazioni ancor più redditizie per l’IA generativa. Solo pochi anni fa, i modelli di ragionamento sarebbero stati proibitivi in termini economici viste le loro elevate intensità di calcolo.

La tecnologia IA è più facilmente scalabile rispetto ad altre innovazioni tecnologiche

Se pensiamo ai cicli tecnologici precedenti, sia l’automazione del lavoro che il potenziamento del lavoro intellettuale (ossia quelle attività che richiedono pensiero, analisi o creazione) tramite mezzi informatici hanno reso necessari nuovi strumenti e processi. L’automazione delle catene di montaggio è in atto da oltre un secolo, ma procede lentamente perché la capacità di ridurre i costi in un mondo fisico richiede tempo. Anche lo sviluppo del lavoro intellettuale via computer richiede dotazioni strumentali e competenze (come imparare a scrivere a macchina o a usare fogli di calcolo) e, per quanto tutto ciò sia avvenuto rapidamente, sono comunque serviti decenni.

Con l’IA, stiamo assistendo al potenziamento delle attività lavorative umane a un ritmo senza precedenti. L’avvento dei cosiddetti “AI agent” (con le prime applicazioni pratiche lanciate quest’anno) ci sta portando verso un mondo in cui la tecnologia è in grado di sostituire gli esseri umani su larga scala con meno attriti rispetto a qualsiasi ciclo di automazione precedente. Questi sviluppi si susseguono a ritmi serrati che, a nostro avviso, sono destinati ad accelerare.

Le grandi aziende tecnologiche stanno investendo a un ritmo senza precedenti

Le grandi aziende tecnologiche e i laboratori di IA stanno investendo come mai prima d’ora per realizzare questa tecnologia. Questa corsa alla scalabilità dei modelli e alla conquista del business sta accelerando i ritmi di sviluppo e di adozione delle tecnologie in questione.

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Perché questo fenomeno è importante?

Pochi si rendono conto di quanto saranno epocali i cambiamenti in arrivo nei prossimi anni e, a nostro avviso, né gli esponenti politici né gli investitori sono preparati ad affrontare i mutamenti in atto. Ad esempio, prevediamo che una quota significativa dei lavori impiegatizi di primo livello verrà automatizzata nei prossimi anni. Con il miglioramento dei modelli di ragionamento, soprattutto per quanto riguarda l’analisi dei dati, crediamo che il numero di professioni interessate crescerà in modo significativo. Va sottolineato che questa prima fase di disruption è già in corso oggi, prima ancora che gli agenti di intelligenza artificiale, destinati a sostituire interamente ampi segmenti della forza lavoro, siano diffusi su larga scala. A nostro avviso, questo aspetto non è adeguatamente contemplato nei modelli mentali o analitici attualmente applicati agli investimenti. Siamo fiduciosi che alla fine vi sarà una consistente creazione di posti di lavoro, come accaduto con l’adozione dei fogli di calcolo, ma è improbabile che ciò avvenga contemporaneamente in misura sufficientemente ampia da compensare le perdite.

Cosa potrebbe significare per gli investitori

La disruption innescata dall’IA offrirà una serie di opportunità agli investitori, ma anche tre potenziali insidie:

  1. Non tutte le aziende tecnologiche avranno successo. Ad essere avvantaggiati saranno probabilmente alcuni tra i grandi colossi tecnologici, ma anche imprese più recenti. Forse l’azienda destinata a dominare nell’era dell’IA non è ancora stata fondata. A nostro avviso, solo una profonda competenza nel settore permetterà di capire dove si colloca la linea di separazione tra i veri vincitori e i vinti.
  2. Le spese in conto capitale non significano automaticamente rendimenti. Il fatto che le aziende tecnologiche stiano investendo in misura massiccia non ne garantisce necessariamente il successo. Gli investitori dovrebbero valutare attentamente quali aziende stanno investendo risorse con criterio e quali no per capire se stanno impiegando il capitale in modo efficace o meno.
  3. I timori sull’eccezionalismo statunitense non implicano che le società americane siano meno “eccezionali”, ma è consigliabile guardare anche altrove. Da anni, il mercato azionario USA è dominato da una manciata di grandi titoli tecnologici. Tra questi, quasi nessuno era un top performer ai tempi d’oro delle dot-com nei primi anni 2000. Chissà come cambierà la classifica delle aziende con le migliori performance in futuro, con l’aumento delle capacità e dell’integrazione IA. Non che vogliamo dare per spacciati gli attuali “Magnifici Sette” a stelle e strisce, ma è meglio non sedersi sugli allori. Le aziende statunitensi “eccezionali” potranno continuare a eccellere, ma in questa fase embrionale dell’IA ci sono ampi spazi per nuovi concorrenti – negli USA e altrove – che possono crescere, affermarsi e persino sostituire gli operatori storici. Gli investitori prudenti cercheranno opportunità fra attori sia emergenti che consolidati, in mercati storicamente dominanti (come gli Stati Uniti) ma anche altrove, ad esempio in Asia, dove le nuove aziende innovative che puntano sull’IA hanno una lunga strada da percorrere per sfondare. 

Queste “trappole”, e le opportunità che gli investitori saranno in grado di cogliere evitandole, ci ricordano il potenziale di valore insito in un approccio attivo. A differenza dei gestori passivi, che acquistano indiscriminatamente sulla base di un indice, i gestori attivi possono analizzare in profondità i fondamentali delle aziende, individuando quelle con le prospettive più promettenti. Questo approccio li mette potenzialmente in una posizione di vantaggio per cogliere al meglio le opportunità offerte da questo ciclo tecnologico senza precedenti.

 

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