Opportunità unica

partecipa alle aste immobiliari.

 

Che cosa insegna la fragile rinascita di un borgo alpino sulle politiche per la montagna


Il tema della collaborazione tra comuni è al centro del “Piano strategico nazionale per le aree interne” (PSNAI), approvato ad aprile 2025 dalla cabina di regia per lo sviluppo delle aree interne, creata dal governo Meloni. Il piano «fornisce le linee guida per implementare interventi mirati che rispondano alle specificità di ciascun territorio e promuovano il benessere delle persone», individuando gli ambiti di intervento e le priorità strategiche delle aree interne, cioè i centri di piccole dimensioni distanti dai servizi essenziali (scuole, trasporti e ospedali) che nel tempo hanno subìto marginalizzazione e calo demografico.

Prestito personale

Delibera veloce

 

In oltre 150 pagine, il piano «insiste molto su come si sta insieme tra comuni: questo è importante perché bisogna considerare che se Ostana, come molti altri piccoli centri, rimane da sola non ha peso politico», ha spiegato a Pagella Politica Marco Bussone, presidente dell’Unione Nazionale Comuni e Comunità Montane (UNCEM). «La frammentazione, anche quando riguarda i comuni più virtuosi, non aiuta la contrattazione con la politica».

Per capire meglio il quadro, si può guardare al “Rapporto montagne Italia 2025”, pubblicato da Rubbettino editore nell’ambito del “Progetto Italiae” del Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio in collaborazione con l’UNCEM. In oltre 700 pagine il report esamina criticità e opportunità del sistema montano, soffermandosi anche sulla necessità di riorganizzazione. In Italia, secondo i dati 2024 citati nel rapporto, ci sono «443 unioni di comuni», cioè enti locali costituiti da due o più comuni solitamente confinanti, che aggregano «2.670 comuni, 2.095 dei quali sono piccoli comuni e 1.483 sono invece comuni montani, naturalmente con una fortissima sovrapposizione tra i due insiemi».

La diffusione delle unioni varia però da regione a regione. «Le unioni sono largamente presenti nelle regioni settentrionali del Paese, con l’eccezione della Lombardia, che ha però mantenuto in vita la struttura delle “vecchie” comunità montane», enti locali tra comuni montani o parzialmente montani, progressivamente eliminati in quasi tutte le regioni. «Le province autonome di Trento e Bolzano – si legge nel rapporto – hanno invece istituito, nell’ambito della propria autonomia, organismi territoriali come le comunità di valle e le comunità comprensoriali». Diversa la situazione dell’Italia centrale, dove «il panorama del processo associativo in territorio montano si presenta del tutto critico», con la sola eccezione della Sardegna.

Tra gli interventi politici più recenti c’è il disegno di legge ribattezzato ddl “Montagna”. È stato approvato dal Senato il 31 ottobre 2024, poi modificato dalla Camera l’8 luglio, ed è quindi tornato in Senato per l’approvazione definitiva, che – salvo sorprese – dovrebbe arrivare nelle settimane successive alla ripresa dei lavori parlamentari.

Il testo introduce «disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane» con l’obiettivo di favorirne la crescita economica e sociale. Tra le varie misure, prevede la redazione di una Strategia per la montagna italiana (SMI) che individui le priorità «al fine di promuovere la crescita autonoma e lo sviluppo economico e sociale dei territori montani, la possibilità di accesso alle infrastrutture digitali e ai servizi essenziali». Tocca poi sanità in montagna, servizi educativi per l’infanzia, comunicazioni (telefonia e internet) e misure fiscali a favore delle imprese montane esercitate da giovani.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

«Questo ddl ha una serie di decreti attuativi importanti che richiederanno impegno e tempo. Inoltre, i soldi stanziati non bastano, mi auguro che vengano incrementati», ha commentato Bussone. «In generale, non sono negativo sul ddl, ma ci sono due o tre elementi che secondo me mancano. Arrivare con una norma, per quanto buona, su un sistema fragile, così come arrivare con dei fondi, non basta. Prima di tutto, come dicevamo prima, servirebbe una riorganizzazione dei comuni montani. Secondo noi dovrebbe essere la priorità».

Il ddl stanzia 105 milioni di euro per il 2025, 123,5 milioni nel 2026 e 119,6 milioni nel 2027; negli anni successivi la cifra oscilla tra i 101 e i 112 milioni. Queste risorse arrivano però tagliando il Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane (FOSMIT), creato con la legge di Bilancio per il 2022 e finanziato inizialmente con 100 milioni, poi con 200 milioni l’anno dal 2023. Il fondo era stato rafforzato con altri stanziamenti, ma la legge di Bilancio per il 2023 ha ridotto le risorse a circa 196 milioni annui tra il 2024 e il 2026.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Assistenza e consulenza

per acquisto in asta