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Opportunità o spreco? Cosa pensano in Sicilia del Ponte sullo Stretto


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Un rendering del Ponte sullo Stretto – Ansa

Il Ponte sullo Stretto non esiste ancora, ma è già come sospeso nei giudizi, anche da questa parte del mare, in Sicilia, dove viene scrutato e sezionato. Ecco un compendio delle opinioni in corso. «La realizzazione del Ponte sullo Stretto – commenta il presidente di Sicindustria, Luigi Rizzolo – rappresenta un’opportunità storica per la Sicilia e per l’intero Mezzogiorno, non solo in termini simbolici ma anche, e soprattutto, in termini economici, logistici e occupazionali. Per le imprese siciliane si apre una fase nuova, sia per quelle che potranno avere un ruolo diretto nella costruzione dell’opera, sia per tutte quelle che beneficeranno dell’indotto e di una logistica più efficiente e moderna». «Come ha sottolineato anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini – continua Rizzolo – è fondamentale però che alla realizzazione del ponte si accompagnino investimenti certi e puntuali in tutte le infrastrutture complementari, dall’alta velocità ferroviaria ai collegamenti viari, alle opere compensative per i territori interessati. Se le promesse verranno mantenute, allora questa infrastruttura potrà contribuire in modo concreto a colmare un divario storico e a rilanciare la competitività dell’intero Paese».

Il sindaco di Messina, Federico Basile, sa che i lavori avranno un impatto sulla città che amministra. «Ma si tratta di un cambiamento che riguarda tutto il Mezzogiorno e che ne modificherà il volto, se quello che c’è nelle carte sarà messo in pratica». Basile esorcizza lo scetticismo. «Da tantissimi anni – dice – sento dire: prima del Ponte facciamo le strade, le ferrovie, la manutenzione… E nel frattempo non è stato realizzato niente. Io credo che una infrastruttura così importante diventerà il classico volano di sviluppo per il Sud. Noi affronteremo, da questa parte dello Stretto, una cantieristica impegnativa, lo sappiamo bene. Anche la fisionomia di Messina sarà interessata e siamo consapevoli del fatto che si presenteranno dei disagi, una volta iniziati i lavori. Ma una grande opera è davvero un ponte tra presente e futuro, con il tempo di gestazione necessario. Non credo, però, che l’attenzione vada puntata soltanto sui trasporti e sulla velocizzazione. Ci troviamo davanti a una svolta indubbiamente storica. Pure la ricaduta occupazionale va annoverata tre le conseguenze positive».

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I sindacati offrono opinioni con modulazioni differenti. «Il Ponte sarà una grande infrastruttura ingegneristica, un’opportunità importante che va inserita in un percorso complessivo di infrastrutturazione dell’isola”, dice il segretario generale della Cisl Sicilia, Leonardo La Piana, che aggiunge: «Siamo pronti a essere interlocutori attivi e soggetti vigilanti, perché è indispensabile operare con la massima attenzione per tutelare persone e territori». Luisella Lionti, segretaria della Uil Sicilia bilancia gli aspetti: «Non siamo mai stati contrari alla realizzazione di grandi infrastrutture in Sicilia, quella del Ponte sullo Stretto è sicuramente una opera importante e fondamentale ma non può rimanere una la cattedrale del deserto. Serve progettare non solo il Ponte ma anche tutto quello che ad esso è collegato». Decisamente contrario Alfio Mannino, segretario della Cgil Sicilia: «Con tutto quello che ci sarebbe da fare per l’Isola – interviene – allocare tante risorse per il Ponte, soldi pagati soprattutto dai siciliani e dai calabresi, mi pare una follia. Il parere del nostro sindacato è assolutamente negativo per quello che si vuole realizzare e per come si vuole procedere in mezzo a tante difficoltà amministrative, ambientali e logistiche, senza contare il sicuro interesse della criminalità organizzata».
Contrarissimo, pure lui da sempre, l’ex sindaco di Messina, Renato Accorinti. «Ci sarebbe da discutere per dieci ore sulle cose che non tornano – dice –. In sintesi, rifiuto l’illusione secondo cui basterebbe costruire un ponte per risolvere i guai del Mezzogiorno che la politica non ha risolto, creando un Italia su due livelli. In Sicilia ci sono zone dove l’acqua arriva ogni dieci giorni. Vogliamo, magari, cominciare da lì?».

Sulla barricata ideale del no pure Gaetano Giunta, tra gli artefici della Fondazione MeSSInA (Fondazione delle comunità del Mediterraneo sostenibili e solidali per l’inclusione e l’accoglienza). «Il Ponte è un fallimento annunciato dal punto di vista dei costi-benefici – incalza -. Si basa sul presupposto che il Pil di Sicilia e Calabria crescerà con percentuali impossibili, nei prossimi anni, tanto da mobilitare un traffico mai visto. Le ricadute occupazionali saranno nulle, perché bisognerà sottrarre le perdite causate dallo smantellamento degli snodi di attraversamento. Il salto tecnologico pensato, da progetto, è improponibile, in una zona caratterizzata dalla geodinamicità e dai terremoti. Cito ancora il rischio criminalità organizzata e l’impatto ambientale. Durante i lavori la mole dei cantieri e il passaggio continuo di tir e camion porteranno a un innalzamento delle malattie respiratorie».





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