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Salute, chi prende troppo sole invecchia prima: «Orologio biologico avanti di 14 mesi»


di
Michela Nicolussi Moro

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La Società italiana di Medicina ambientale: «Un’età biologica più alta di quella cronologica è legata a un maggior rischio di malattie e di morte prematura»

Chi vive nelle zone più calde o si espone al sole in maniera prolungata, e senza proteggersi adeguatamente quando il termometro supera i 32 gradi, va incontro a un invecchiamento biologico precoce. Significa che a livello cellulare dimostrerà un’età biologica fino a 14 mesi superiore rispetto a chi vive in zone più fresche.

La ricerca

L’allarme, legato al surriscaldamento globale ma anche all’«abbronzatura estrema» spesso ricercata d’estate, lo lancia la Società italiana di Medicina ambientale (Sima), presieduta dal veneziano Alessandro Miani, che spiega: «Una recente ricerca americana pubblicata su Science Advances, e condotta su 3600 persone dai 56 anni in su, rivela che a differenza dell’età cronologica quella biologica riflette l’usura del corpo a livello cellulare e molecolare. Un’età biologica più alta di quella cronologica è legata a un maggior rischio di malattie e di morte prematura. Precedenti ricerche hanno collegato il caldo estremo a rischi di stress cardiovascolare, problemi renali e persino declino cognitivo — aggiunge Miani —. I danni estetici da esposizione eccessiva al sole, come eritemi, scottature, rossori, causati dai raggi UV, rappresentano dunque solo la punta dell’iceberg».




















































Nelle aree inquinate

Il livello di rischio aumenta se al caldo si aggiunge l’inquinamento. Uno degli studi più autorevoli, pubblicato sul «Journal of Investigative Dermatology», ha esaminato la pelle di 400 donne tra i 70 e gli 80 anni: le signore residenti in aree ad alta esposizione al traffico e al Pm 2.5 presentano fino al 20% in più di iperpigmentazioni rispetto a chi abita in zone meno inquinate. Un impatto paragonabile a quello del fumo di sigaretta. Anche l’ozono, che si forma prevalentemente d’estate, è stato correlato a un aumento della profondità e della diffusione delle rughe, perché degrada i lipidi protettivi della pelle e induce uno stress ossidativo persistente.

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«La pelle è un bersaglio vulnerabile»

«La pelle è in prima linea — continua Miani — è una barriera protettiva contro i raggi solari ma anche un bersaglio vulnerabile, da proteggere. Oltre all’invecchiamento cutaneo e biologico l’eccessiva esposizione al sole, e quindi ai raggi ultravioletti, è strettamente connessa all’aumento del rischio oncologico, secondo l’Oms causa del 90% dei tumori cutanei. Nel nostro Paese i dati dell’Associazione italiana Registri tumori confermano un trend in crescita: nel 2023 sono stati registrati 24mila nuovi casi di melanoma, con un incremento del 20% negli ultimi dieci anni». Anche nel Veneto, come emerge dai dati del Registro Tumori regionale, si rileva un aumento dell’incidenza del melanoma, in particolare nella fascia d’età 0-49 anni: è il secondo tumore più diffuso per gli uomini e il terzo per le donne. In totale 1039 casi all’anno. Lo si deve alla maggior esposizione ai raggi UV, sia solari che artificiali, attraverso le lampade abbronzanti.

La tintarella a tutti i costi

Insomma, la ricerca della «tintarella» a tutti i costi può costare cara. Ecco allora i consigli della Sima per proteggersi: evitare l’esposizione diretta al sole nelle ore centrali della giornata, cioè dalle 11 alle 16; applicare quotidianamente creme solari ad ampio spettro (a difesa di Uva, Uvb e con filtri anti-inquinamento), pure in città; integrare l’alimentazione con antiossidanti naturali, come vitamine C ed E e polifenoli; privilegiare la frequentazione di aree verdi e alberate, che contribuiscono ad abbassare la temperatura locale e a migliorare la qualità dell’aria.

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