Il Segretario al Commercio degli Stati Uniti, Howard Lutnick, sta valutando la possibilità che il governo acquisisca partecipazioni azionarie in Intel e in altri produttori di semiconduttori in cambio dei finanziamenti previsti dal CHIPS Act, la legge che mira a incentivare la costruzione di fabbriche di chip negli USA. La notizia è stata confermata da due fonti vicine al dossier.
Come parte di un piano per rilanciare la manifattura americana – un punto chiave dell’agenda di Donald Trump – Lutnick ha dichiarato martedì che l’amministrazione intende ottenere una quota azionaria in Intel in cambio dei contributi in denaro approvati durante la presidenza di Joe Biden.
Ora, secondo un funzionario della Casa Bianca e una persona informata sulla questione, Lutnick vuole estendere questa strategia anche ad altre aziende del settore.
Di recente, l’amministrazione Trump ha siglato accordi inusuali con società statunitensi, tra cui la possibilità per il colosso dell’intelligenza artificiale Nvidia di vendere i suoi chip H20 in Cina, a patto che il governo USA riceva il 15% dei ricavi di tali vendite. Il Pentagono, inoltre, è destinato a diventare il maggiore azionista di una piccola azienda mineraria per incrementare la produzione di magneti a terre rare.
L’intervento del governo nelle questioni societarie preoccupa alcuni critici, secondo cui le mosse del presidente Trump creano nuove categorie di rischio per le imprese e che una cattiva scelta potrebbe tradursi in perdite per i contribuenti.
Gran parte dei fondi previsti dal CHIPS Act non è ancora stata distribuita a società come Micron, Taiwan Semiconductor Manufacturing Co (TSMC), Samsung e Intel.
TSMC e Intel hanno rifiutato di commentare. Micron, Samsung e la Casa Bianca non hanno risposto alle richieste di chiarimenti sull’eventualità che Lutnick stia valutando ulteriori partecipazioni.
Le due fonti hanno riferito a Reuters che anche il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, è coinvolto nelle discussioni sul CHIPS Act, ma che è Lutnick a guidare il processo. Il Dipartimento del Commercio gestisce i 52,7 miliardi di dollari previsti dalla legge.
Lutnick sta spingendo con forza per l’idea delle partecipazioni azionarie, hanno aggiunto le fonti, sottolineando che Trump sostiene questa strategia.
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha confermato che Lutnick sta lavorando a un accordo con Intel per ottenere una quota del 10% per il governo.
«Il presidente vuole mettere al primo posto gli interessi dell’America, sia dal punto di vista della sicurezza nazionale che da quello economico, ed è un’idea creativa mai applicata prima», ha dichiarato ai giornalisti.
Intervenendo su CNBC, Lutnick ha affermato che gli Stati Uniti vogliono ottenere un ritorno sul proprio «investimento».
«Otterremo quote azionarie in cambio… invece di limitarsi a distribuire sovvenzioni», ha spiegato.
Trump in passato aveva dichiarato di voler cancellare il programma CHIPS Act.
Le dichiarazioni di Lutnick suggeriscono che qualsiasi partecipazione sarebbe senza diritto di voto, il che significa che il governo americano non avrebbe voce in capitolo sulla gestione delle aziende.
Le sue parole arrivano il giorno dopo l’annuncio dell’investimento di 2 miliardi di dollari da parte di SoftBank Group in Intel, che negli ultimi anni ha faticato a competere a causa di errori gestionali.
«L’amministrazione Biden letteralmente stava regalando soldi a Intel, a TSMC, e a tutte queste aziende, senza nulla in cambio. Donald Trump ha invece detto: ‘Se dobbiamo darvi dei fondi, vogliamo una quota per i contribuenti americani’», ha sottolineato Lutnick.
Il consigliere presidenziale sudcoreano Kim Yong-beom ha affermato che né il governo né le aziende potenzialmente coinvolte sono state informate di tale piano. Ha aggiunto che società straniere come Samsung necessitano di «prevedibilità» per i loro investimenti negli USA.
Un dirigente dell’industria dei semiconduttori coreana, intanto, ha dichiarato che sarebbe difficile per i produttori di chip accettare la partecipazione azionaria del governo USA e che alcune aziende potrebbero decidere di non investire o di ritardare gli investimenti, a meno che Washington non offra incentivi come un aumento dei finanziamenti.
Rispondendo alle domande dei parlamentari a Taipei mercoledì, il ministro dell’Economia di Taiwan, Kuo Jyh-huei, ha dichiarato che il suo ministero consulterà TSMC, sottolineando che l’azienda è privata e non di proprietà statale.
«Discuteremo anche con il Consiglio Nazionale per lo Sviluppo, in quanto è azionista di TSMC. Approfondiremo il significato delle dichiarazioni del Segretario al Commercio USA, ma servirà tempo per una valutazione e discussione approfondita», ha concluso Kuo.
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