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Cgil Modena: “Senza aumento dei salari, lotta al precariato e investimenti il nostro sistema produttivo non si salverà”


“Esprimiamo forte preoccupazione rispetto alla tenuta e alla capacità innovativa del sistema produttivo modenese, e lo facciamo perché gli elementi che si stanno sommando in questa fase sono un potenziale mix esplosivo.

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Calo della produzione industriale, aumento dei costi delle materie prime, aumento dei costi energetici, crescita della cassa integrazione modenese (+45% rispetto al 2024), instabilità geopolitica, guerra economica, dazi, fragilità del mercato del lavoro e assenza di politiche industriali: tutto questo crea una vera e propria crisi di modello produttivo, che coinvolge le aziende più esposte e, lungo la filiera, quelle che hanno caratteristiche di maggiore fragilità (dimensioni, monocommitenza etc).

Se a tutto questo aggiungiamo la tendenza registrata nelle analisi dei bilanci delle aziende modenesi, che curiamo ormai da diversi anni come Cgil, in cui notiamo una scarsa propensione agli investimenti perché i profitti (che crescono circa del 35% negli ultimi cinque anni) diventano per la maggior parte di essi dividendi per gli azionisti e non investimenti, il quadro si fa ancora più difficile”.

Così Daniele Dieci, Segretario Generale Cgil Modena che prosegue:

“Anche la Camera di Commercio nei giorni scorsi ha reso note alcune elaborazioni (su dati Prometeia) rispetto allo scenari economico modenese, rivedendo al ribasso il valore aggiunto del 2024 (cioè la capacità delle imprese modenesi di creare valore) e indicando per il biennio 2025-2026 una ripresa sia del valore aggiunto sia dell’export verso l’Europa. Ci troviamo insomma di fronte ad un mondo produttivo modenese a due facce: da un lato aziende in difficoltà, che arrancano, che ricorrono agli ammortizzatori sociali e soffrono l’instabilità dei mercati, soprattutto nei settori più esposti, soprattutto aziende di piccole dimensioni o che si trovano in fondo alla catena del valore (servizi, terziario, contoterzisti, artigiani etc). Dall’altro, aziende che continueranno anche dentro alla crisi a vedere crescere i propri guadagni.

Su questa possibile ripresa nel 2025 e nel 2026, che ci auguriamo possa essere reale ma sulla quale non possiamo che esprimere qualche dubbio soprattutto per le incertezze del mercato, per le complicate previsioni rispetto agli effettivi impatti del sistema dei dazi e della guerra economica in corso e per la assenza di politiche industriali serie, vogliamo essere chiari: non accetteremo che ancora una volta il sistema delle imprese invece di investire sull’innovazione e sui salari dei lavoratori e delle lavoratrici decida di voltarsi dall’altra parte e di mettersi in cascina i profitti.

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Quell’aumento di valore aggiunto passa in buona parte dalla qualità, dalle competenze e dall’impegno dei lavoratori e delle lavoratrici: è a loro che deve tornare sotto forma di salario, di stabilizzazioni e di miglioramento delle condizioni di vita e lavoro.

Siamo infatti in un mercato del lavoro ancora contrassegnato da una fortissima precarietà, basti pensare che le analisi previsionali sulle assunzioni sempre curate dalla Camera di Commercio di Modena indica che nei prossimi tempi solo il 15% delle assunzioni sarà a tempo indeterminato, mentre tutte le altre saranno precarie (a tempo determinato, somministrazione, cococo e altre forme di collaborazione)”.

“Per questo – aggiunge il Segretario Generale di Cgil Modena – vogliamo redistribuire i profitti, aumentare i salari, chiediamo di rafforzare la qualità del lavoro, vogliamo combattere la precarietà. Allo stesso tempo, serve mettere in campo tutte le iniziative per salvaguardare i posti di lavoro in uno scenario economico così incerto, perché difendere il lavoro significa anche difendere il sistema produttivo peculiare modenese, nonostante la crisi legata ai dazi e le incognite di questa fase.

Per questo chiediamo come Cgil Modena di attivare tutti gli strumenti a supporto di lavoratrici e lavoratori e del sistema produttivo modenese, promuovendo un Osservatorio composto da Organizzazioni sindacali, associazioni di categoria, Camera di Commercio, Università, Istituzioni, per leggere in anticipo le dinamiche che si sviluppano e trovare tutte le soluzioni possibili per valorizzare il lavoro, salvaguardare e innovare il nostro modello produttivo, sviluppare politiche industriali locali efficaci per una transizione giusta.

Non ci sarà nessuna stagione di sviluppo e progresso se non si difenderanno i posti di lavoro, se non si investirà sulla formazione e sulla rioccupabilità, se non ci sarà responsabilità sociale e territoriale delle imprese.

Non ci sarà nessuna stagione di sviluppo e progresso per il nostro paese se l’Italia si arrenderà alla perdita della nostra manifattura”.

 

 

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