Le piccole e medie imprese italiane costituiscono l’ossatura del nostro sistema produttivo: garantiscono occupazione, ricchezza e innovazione. Eppure la loro crescita si scontra con barriere strutturali che non dipendono solo dalla burocrazia o dal credito, ma da una più profonda carenza di visione. Servono business-plan decennali che vadano oltre la vita dell’imprenditore stesso. Ma servono soprattutto giovani che possano, fra vent’anni, sviluppare una mentalità vincente: “Da qui l’idea di erogare apposite borse di studio”, afferma lo storico formatore Corrado Fontana.
Le borse di studio saranno erogate in formazione da Fontana. Verranno destinate a 20 persone per un valore complessivo di 100mila euro. Le location saranno messe a disposizione da enti pubblici che prendono parte all’iniziativa.
Tornando alle Pmi, impiegano oltre 16 milioni di persone, rappresentano circa il 78% dell’occupazione totale del settore privato e generano il 40% del valore aggiunto nazionale. Ma, nonostante questo, le piccole e medie imprese italiane si trovano ad affrontare diversi ostacoli alla loro crescita come la concorrenza, la burocrazia e la difficoltà di accesso al credito: “Ne aggiungerei un quarto, forse il più difficile da superare – spiega Corrado Fontana che, da una vita, è impegnato nella formazione commerciale -. Si chiama mancanza di visione: le grandi aziende hanno business-plan centenari, mentre le nostre Pmi ragionano, se va bene, su base annuale e questo è spesso un limite invalicabile”.
Limite che si amplifica nella trasmissione generazionale. Molte realtà, nate durante il boom economico degli anni Sessanta, tirano a campare senza una vera strategia di continuità: “Quelle che stanno crescendo hanno un progetto condiviso – sottolinea Fontana – mentre quelle che sono diventate grandi decenni fa spesso vivono di rendita. Serve perciò un approccio diverso che parta dalla definizione di una visione aziendale chiara e lungimirante, una visione che vada insomma oltre la vita dell’imprenditore stesso. Non si tratta di insegnare tecniche di vendita, ma di cambiare l’identità di chi fa impresa. Se non si hanno le idee chiare sul futuro, come si può convincere qualcuno a fidarsi?”.
I risultati di questo metodo si misurano non tanto in percentuali di successo, quanto nella durata del processo di crescita: “L’obiettivo – conclude Fontana – è quello di creare un cambiamento costante perché, se si cambia l’identità, cambiano anche i risultati. Un sistema che ha però bisogno di nuove leve, di giovani che hanno voglia di emergere. Per questo abbiamo erogato borse di studio per ragazzi provenienti da contesti difficili, finalizzato a sviluppare competenze e leadership. L’idea è di dare vita a una generazione che possa, fra vent’anni, avere un ruolo e sviluppare quella mentalità che oggi serve alle Pmi italiane per essere ancor più decisive nella crescita del nostro Pil”.
Guardare avanti significa dunque investire non solo in numeri, ma soprattutto in persone. Le Pmi italiane hanno bisogno di un ricambio generazionale capace di raccogliere il testimone e di proiettarsi oltre i confini del presente. Per farlo occorre coraggio, formazione e la capacità di immaginare scenari che vadano ben oltre la singola impresa. È su questo terreno che si giocherà la vera partita della competitività. Perché senza una visione condivisa, il rischio è che il futuro non arrivi mai davvero.
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