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La comunicazione di Bergoglio: la modernità di un messaggio antico


di Mariagrazia Lupo Albore, Direttore generale Un’impresa

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Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, nei suoi 13 anni di pontificato, ha ridefinito il modo in cui la Chiesa parla al mondo. In un’epoca di frammentazione e rumore mediatico, la sua comunicazione si è stagliata per una modernità che non inseguiva mode, ma scavava nell’essenza dell’umano. È un paradosso affascinante: un pontefice ultraottantenne, custode di una tradizione millenaria, è riuscito a parlare con la freschezza di un influencer e la profondità di un filosofo. Per noi di Unimpresa, che rappresentiamo le micro, piccole e medie imprese, questa lezione di comunicazione è un invito a riflettere su come parlare al cuore delle persone, dentro e fuori il mercato.

La modernità di Bergoglio non stava nei mezzi – usava Twitter (o meglio, X), ma non ne era schiavo – bensì nell’approccio. Parlava semplice, diretto, come un nonno che racconta una storia. Che si trattasse di migranti, crisi climatica o disuguaglianze, le sue parole colpivano perché sono autentiche, radicate in un’esperienza vissuta. Quando, nel 2020, in una piazza San Pietro deserta, ha pregato sotto la pioggia per la fine della pandemia, non c’era copione: c’era un uomo che portava il peso del mondo. Quella scena, trasmessa in diretta globale, ha mostrato che la vera modernità non è tecnologica, ma emotiva.

Le nostre imprese, spesso a conduzione familiare, possono imparare molto. Con i consumatori che cercano sul mercato valori oltre il prodotto, la comunicazione di Bergoglio ci ha insegnato a puntare sull’autenticità. Le pmi italiane, che generano il 70% dell’occupazione, non hanno i budget delle multinazionali per campagne pubblicitarie, ma hanno storie: di sacrificio, innovazione, legame con il territorio. Raccontarle con semplicità, come ha fatto il Papa, significa costruire fiducia.

Bergoglio è stato moderno anche perché non temeva il dialogo. Rispondeva a domande scomode, si rivolgeva ai giovani, incontrava leader di altre fedi. Non si è chiuso in una torre d’avorio, ma si è esposto. Le imprese, specie le più piccole, devono fare altrettanto: ascoltare i clienti, confrontarsi con le nuove generazioni, aprirsi a mercati diversi. La sua enciclica Laudato si’parla di sostenibilità in modo concreto, non astratto, collegando ecologia e giustizia sociale. È un modello per le aziende che affrontano le trasformazioni: comunicare i cambiamenti non come un costo, ma come un’opportunità per tutti.

Bergoglio, inoltre, ha usato il linguaggio dell’inclusione. Chiamava i fedeli “fratelli e sorelle”, non sudditi. Le imprese devono fare lo stesso con dipendenti e clienti, costruendo comunità, non solo transazioni. In un mondo che cambia a velocità vertiginosa, il Papa ci ha ricordato che la modernità non è fare rumore, ma lasciare un segno. Per le nostre pmi, è una sfida e un’ispirazione: parlare con il cuore, come Francesco, per costruire un futuro che sia davvero di tutti.

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