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Ponti lunghi e festività, il Friuli ha bruciato oltre 250 milioni di euro di Pil


FRIULI VENEZIA GIULIA – Complice un calendario molto favorevole, nei 20 giorni circa che quest’anno sono intercorsi tra l’inizio delle festività pasquali e la fine del ponte del 1° maggio tante fabbriche, altrettanti magazzini, negozi e uffici si sono svuotati, continuando l’attività al rallentatore. Una condizione monitorata dalla Cgia di Mestre che evidenzia come tutto ciò contribuisca a una riduzione di due giorni di lavoro rispetto all’anno scorso tanto in Friuli Venezia Giulia quanto in Italia, con una chiara incidenza sul Pil.

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I calcoli

La regione, per esempio, secondo l’elaborazione della Cgia a partire da dati Prometeia a Istat, perderà 258 milioni su 47 miliardi complessivi del Pil Fvg. Un impatto economico, considera ancora l’istituto mestrino, «equivalente a quello che il Friuli Venezia Giulia potrebbe subire dall’eventuale introduzione dei dazi da parte dell’amministrazione Trump». Nel conteggio, naturalmente, si è tenuto conto dei guadagni che comunque saranno realizzati dal settore turistico, posto che molti lavoratori hanno concentrato in questo periodo una parte delle proprie ferie, contribuendo così allo scaglionamento tanto agognato su diversi fronti per allungare le stagioni nei luoghi tipicamente di vacanza. Il calcolo tiene conto del fatto che in regione si producono complessivamente 129 milioni di euro di reddito al giorno, includendo tutti i cittadini residenti, con un importo pro capite medio di 107,9 euro.

Una produzione che non è tra le più alte in Italia. Infatti, a livello provinciale il contributo per abitante più elevato è quello che si dà a Milano, con 184,9 euro pro capite. Segue Bolzano con 154,1 euro Bologna con 127,6, Roma con 122 e Modena con 121,3. La prima provincia del Friuli Venezia Giulia è Trieste che si colloca al 13° posto a livello nazionale con 107,5 euro pro capite. In seconda posizione Udine, con 97 euro (31° posto in Italia), quindi Pordenone al 35° gradino con 93,3 euro e, quindi, Gorizia, che si colloca a metà classifica con 85,2 euro di importo pro capite. A livello regionale la realtà più ricca è il Trentino Alto Adige con un Pil per abitante giornaliero di 152,8 euro. Seguono i residenti della Lombardia con 140,8, quelli della Valle d’Aosta con 134,5, quelli dell’Emilia Romagna con 123,8 e del Lazio con 121,3. Il Friuli Venezia Giulia si posiziona al 9° posto con 107,9 euro.

Il confronto

Ragionando sulla produzione del Pil e sulla composizione del tessuto produttivo regionale, nordestino e italiano, a Cgia legge i risultati del processo che ha portato a perdere molta della grande industria che trainava un’economia performante a livello globale. Tuttavia, osserva ancora lo studio settimanale dell’istituto mestrino, «in questi ultimi decenni l’Italia è rimasta tra i paesi economicamente più avanzati del mondo e questo lo deve quasi esclusivamente alle sue Pmi che, tra le altre cose, grazie alle produzioni “made in Italy” continuano a “dominare” buona parte dei mercati internazionali».

Lo dimostra anche il fatto che nella graduatoria delle province per prodotto interno più elevato ben 13 posizioni di rilievo sono occupate dalle realtà del Nordest, proprio dove «la presenza delle Pmi è più diffusa». Sebbene in Italia «sia molto difficile fare impresa, quasi proibitivo», per la mole di burocrazia e in alcune aree per il deficit infrastrutturale, «le Pmi – sottolinea ancora la Cgia – continuano a ottenere risultati economici e occupazionali straordinari». Anche se, prosegue realisticamente, «con i limiti di questo sistema produttivo: composto, cioè, spesso da micro imprese e Pmi a alta intensità di lavoro che, mediamente, registrano livelli di produttività non elevatissimi, erogano retribuzioni più contenute delle aziende con dimensioni superiori, condizionando così l’entità dei consumi e presentando livelli di investimenti in ricerca e sviluppo inferiori a quelli in campo alle grandi realtà produttive».

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