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eCommerce italiano in crescita, contro le sfide di dazi e protezionismo


L’eCommerce in Italia continua a dimostrare una solidità strutturale, affermandosi come motore di trasformazione dell’economia e come leva strategica per le imprese che intendono rafforzare la propria competitività.

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Il 2025 dell’ecommerce italiano

Il 2025 si apre con dati incoraggianti: il valore degli acquisti online in Italia supererà i 62 miliardi di euro, con una crescita del 6% rispetto all’anno precedente. Il settore dei servizi registra un incremento dell’8%, mentre l’e-commerce di prodotto si attesta oltre i 40 miliardi di euro, con una crescita del 6% rispetto al 2024.

Questi numeri, presentati in occasione della ventesima edizione di Netcomm Forum, confermano il consolidamento dell’e-commerce digitale nella quotidianità dei consumatori digitali italiani, oggi 35,2 milioni.

La penetrazione dell’online sul totale del retail è in aumento, raggiungendo l’11,2%, e alcuni comparti come Food & Grocery e Beauty & Pharma mostrano performance superiori alla media, anche grazie a strategie omnicanale sempre più mature, integrate e tecnologicamente avanzate.

eCommerce e contesto macroeconomico

Tuttavia, la traiettoria di crescita del commercio elettronico non può essere analizzata isolatamente rispetto al contesto macroeconomico e geopolitico internazionale. Le dinamiche di espansione dell’e-commerce – soprattutto per quanto riguarda l’export digitale e l’internazionalizzazione delle PMI – si trovano oggi a confrontarsi con nuovi scenari che pongono in discussione alcuni dei presupposti su cui si è finora basata la globalizzazione dei mercati. Le imprese che puntano all’internazionalizzazione si scontrano con difficoltà che non derivano solo dalla carenza di competenze digitali, ma anche da ostacoli esterni che complicano l’accesso ai mercati stranieri.

Dazi e protezionismo digitale: un rischio per l’economia connessa

L’emergere di misure protezionistiche e la possibilità di una nuova stagione di dazi doganali rischiano di incidere negativamente sulla fluidità degli scambi internazionali. Per le piccole e medie imprese italiane che si affacciano al mercato globale attraverso il digitale, un inasprimento delle barriere commerciali può tradursi in maggiori costi logistici e amministrativi, minore prevedibilità nelle operazioni e, in ultima analisi, una ridotta competitività. Il rischio è quello di ostacolare l’accesso a mercati chiave, come quello statunitense, e rallentare il processo di crescita di molte realtà imprenditoriali già fragili.

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Parallelamente, si affaccia un’altra forma di protezionismo, meno visibile ma altrettanto rilevante: quella che riguarda la gestione e la circolazione dei dati. In un contesto in cui l’economia è sempre più data-driven, la capacità delle imprese di operare efficacemente sui mercati esteri dipende in modo crescente dalla disponibilità di dati, dalla possibilità di analizzarli e scambiarli in modo sicuro e senza interruzioni. La frammentazione dei flussi informativi impatta sulla logistica, sulla personalizzazione dell’esperienza cliente e sulla possibilità di adottare tecnologie come l’Intelligenza Artificiale o il Machine Learning, sempre più centrali nei processi aziendali.

Il cosiddetto “protezionismo digitale”, che si traduce in normative locali stringenti, obblighi di localizzazione dei dati e barriere all’interoperabilità, può compromettere l’efficienza delle filiere digitali. Il costo della frammentazione digitale non è solo economico, ma anche strategico: rischia infatti di limitare la capacità di innovazione dell’intero ecosistema imprenditoriale europeo.

In questo scenario, diventa sempre più evidente quanto le dinamiche dell’e-commerce siano strettamente intrecciate con quelle della governance digitale globale. La crescita registrata in Italia nel 2025 – sostenuta da una rete di oltre 91.000 imprese con un sito di eCommerce attivo, in aumento del 3,4% rispetto all’anno precedente – mostra il potenziale di un ecosistema imprenditoriale che ha saputo reagire con pragmatismo e innovazione alle sfide degli ultimi anni. Tuttavia, il percorso di internazionalizzazione rimane ancora limitato: oltre il 54% delle imprese italiane mostra una bassa propensione all’export digitale, per mancanza di risorse e competenze specifiche.

Competenze, omnicanalità e interoperabilità per sostenere la competitività

Le barriere commerciali e digitali rischiano di aggravare il divario, rendendo più difficile per molte realtà accedere ai benefici dell’economia digitale globale. È quindi auspicabile un approccio condiviso a livello internazionale, orientato a garantire la sicurezza dei dati senza rinunciare alla loro circolazione, nonché a semplificare le condizioni di accesso ai mercati per le imprese di tutte le dimensioni. Allo stesso tempo, è necessario investire in modo strutturale nello sviluppo delle competenze digitali, favorendo la transizione verso modelli di business più resilienti, interoperabili e orientati all’innovazione.

La crescita dell’eCommerce italiano è infatti accompagnata da una progressiva maturazione tecnologica: il 67% delle aziende mostra oggi un’elevata propensione digitale, con una forte presenza sui social media (82,7%) e una crescente apertura verso soluzioni di pagamento innovative, come i digital wallet e i metodi rateizzati. L’esperienza utente è al centro delle strategie, con un’evoluzione continua verso modelli omnicanale e personalizzati. I consumatori, sempre più consapevoli e digitalmente attivi, consultano in media quattro touchpoint prima di completare un acquisto, combinando fonti dirette e indipendenti, come siti dei brand, comparatori, recensioni e social media.

Strategie per il futuro dell’e-commerce italiano nel contesto globale

Per questo motivo l’eCommerce si presenta come un settore che deve affrontare numerose sfide, soddisfare nuove esigenze e interfacciarsi con complessità di natura sistemica. In un contesto economico sempre più interdipendente, è fondamentale lavorare per costruire un ecosistema digitale aperto, sicuro e interoperabile, che consenta alle imprese italiane di competere ad armi pari sul piano internazionale. Solo attraverso una visione condivisa e un impegno multilaterale sarà possibile sostenere una crescita equa, duratura e capace di valorizzare appieno le potenzialità del digitale per l’intero sistema Paese.



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