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Rende 2025. Sandro Principe: “La Silicon Valley esiste da 40 anni ma qualcuno non se n’è accorto”



Comunicato stampa

In questi giorni un candidato sindaco ha dichiarato di voler trasformare Rende nella “Silicon Valley” italiana. Una dichiarazione che rivela una conoscenza superficiale, se non nulla, della storia recente della città.

Come ricordava già nel 2022 il prof. Pasquale Rullo in un articolo pubblicato sul Quotidiano del Sud (10 dicembre 2022), a Rende esiste da oltre quarant’anni un ecosistema avanzato per il trasferimento tecnologico, in particolare nel settore ICT. Un processo lungo e concreto, non una trovata da campagna elettorale.

Negli anni ’80 e ’90 – scriveva Rullo – nasceva infatti l’informatica calabrese. Nel 1979 veniva istituito il CRAI (Consorzio per la Ricerca e le Applicazioni Informatiche), grazie ai fondi della Cassa per il Mezzogiorno e ai 7 ettari di terreno messi a disposizione dal Comune di Rende, all’epoca da me guidato, per costruirvi la sede. I soci fondatori? L’Università della Calabria, Olivetti Ricerca di Pozzuoli, Finsiel e il Comune di Rende.

Il CRAI di Rende, fu di fatto il primo spin-off universitario in Italia. Con circa 100 ricercatori, divenne in breve tempo un punto di riferimento nazionale nell’ambito informatico.

Negli anni ’90 iniziò la parabola discendente del consorzio, ma non quella dei suoi protagonisti: molti ricercatori del CRAI diventarono professori universitari, dando vita all’informatica accademica calabrese; altri fondarono imprese che, nel tempo, hanno costituito quello che oggi è noto come il distretto ICT di Cosenza. Non è un racconto nostalgico. È storia documentata.

Rullo citava anche Mario Bolognani che, nel suo libro “Bit Generation – La fine della Olivetti e il declino dell’informatica italiana” (Editori Riuniti, 2002), descriveva così l’esperienza CRAI: “New economy ante litteram: la qualità del personale tecnico era eccezionalmente in anticipo sui tempi, un vero nucleo della società della new economy con 10 anni di anticipo. La qualità di quell’esperienza è testimoniata dal numero sorprendentemente alto di professori universitari e ricercatori che ne uscirono.”

Ma c’è di più, e il candidato sindaco, se avesse voluto davvero informarsi, avrebbe potuto verificarlo facilmente: oggi, a Rende, operano 47 spin-off universitari attivi nei settori più avanzati:

  • Ambiente e sviluppo sostenibile: 12
  • Agroalimentare: 1
  • Patrimonio culturale e turismo: 1
  • Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT): 18
  • Scienze della vita: 7
  • Industria intelligente: 8

Un quadro di assoluta eccellenza, tracciato nero su bianco sul sito ufficiale del Liaison Office dell’Università della Calabria. Prima di promettere di creare una Silicon Valley, sarebbe stato più serio riconoscere che, a Rende, le radici della Silicon Valley italiana sono già ben piantate da tempo. Esse hanno generato tante piante che, a loro volta, hanno dato tanti frutti (centinaia di ingegneri e informatici laureati all’Unical, tutti occupati). Inoltre, a Rende operano numerose aziende innovative, tra le quali spicca il colosso giapponese NTT Data.

Mi piace, infine, ricordare che per iniziativa del sottoscritto (allora sindaco) e del compianto rettore dell’Unical Pietro Bucci, è stato realizzato il CUD (Consorzio Università a Distanza). L’intenzione era di realizzare un centro all’avanguardia per l’erogazione di corsi universitari online, sfruttando le potenzialità dell’e-learning per ampliare l’offerta formativa nel territorio e attrarre studenti da diverse aree geografiche. L’iniziativa ha avuto un limitato successo a causa di controversie sorte durante la sua attività. La struttura fisica, situata in pieno centro a Rende, ha avuto difficoltà a trovare una piena e continuativa utilizzazione per lo scopo originario. Ho intenzione, perciò, di sostenere le iniziative del Rettore dell’Unical, di un suo riutilizzo per ospitare aziende innovative e start-up.

Rende, 29/04/2025

Sandro Principe

Candidato Sindaco di Rende



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