Il rischio è di «giocarsi il futuro senza giocatori», perché il mondo del lavoro bresciano (e lombardo) è prospero e apprezzato a livello mondiale, ma soffre ogni anno di più la «carenza di ingressi di giovani con le giuste competenze». L’allarme, non il primo, arriva questa volta dall’Osservatorio sulle micro e piccole imprese di Confartigianato Lombardia, che nella sua indagine più recente ha fotografato un mercato del lavoro in ripresa nonostante i contesti nazionale e internazionale difficili, ma allo stesso tempo fragile in tema di ricambio generazionale, visto che a Brescia mancherebbero ben 6.600 addetti con competenze digitali avanzate (il 63,3% di quelli richiesti) e addirittura 22.190 con competenze ambientali (il 61,1% di quelli richiesti), un alto numero quindi di ragazzi e ragazze determinanti per svolgere il lavoro di transizione ambientale e tecnologica richiesto dall’Unione Europea.
Se quindi – secondo i dati dell’Osservatorio – nel 2024 a Brescia si è registrato un incremento di 6.000 occupati (+1,1%), ben il 65,9% delle assunzioni programmate dalle imprese artigiane è classificato come difficile da reperire. La quota è superiore di 13 punti percentuali alla media delle imprese, che è del 52,9% e in aumento di 8,7 punti rispetto al 2023. Le altre province con elevata difficoltà di reperimento sono Monza-Brianza con il 67,6% e Como con il 66,1%.
Per il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti, «è un paradosso che in un territorio dove il lavoro non manca, manchino i lavoratori. Il nostro tessuto produttivo è dinamico e vitale, le mpi sono protagoniste nel mercato del lavoro, ma siamo davanti alla sfida drammatica della mancanza di manodopera giovane». Tra le province lombarde la quota più elevata di dipendenti under 30 nelle mpi spetta a Sondrio con il 22,8%. Seguono Bergamo con il 20,1% e Brescia con il 19,8%, 4,6 punti superiore rispetto alle medio grandi imprese.
I profili più ricercati
I profili professionali più ricercati dalle mpi, ma più difficili da reperire, sono il lastroferratore, il conduttore di macchinari per il movimento terra, sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai, e addetti a preparazione, cottura e distribuzione di cibi, tutti sopra l’80% di carenza rispetto alle richieste.
Per il resto i numeri dicono che la Lombardia è la prima regione per contributo alla creazione di valore aggiunto dell’artigianato italiano, di cui ne realizza il 20% del totale grazie a 486.000 lavoratori. Brescia si conferma uno dei motori regionali della crescita occupazionale, considerato che nella nostra provincia gli occupati artigiani sono oltre 81.000, il 18,1% del totale, con un contributo al valore aggiunto che supera il 9%. Il dato colloca Brescia in testa al gruppo delle realtà lombarde per peso dell’artigianato sull’economia, seconda solo a Milano con 115.987 addetti.
Assunzioni programmate
Sul fronte delle assunzioni programmate le mpi bresciane si distinguono ancora di più: nel trimestre aprile-giugno 2025 le assunzioni previste sono 21.640, pari al 62,9% del totale, in vantaggio di dieci punti sulla media regionale (52,8%). «ll lavoro artigiano non è residuale, è un pilastro della nostra economia e della nostra identità – osserva ancora Massetti –. Per superare il problema serve un’alleanza forte tra scuola, imprese e istituzioni. Non possiamo permetterci di perdere la sfida delle competenze».
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