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quella della guerra cibernetica. Oggi i confini della nostra civiltà sono digitali « LMF Lamiafinanza


Siamo entrati in una nuova era: quella della guerra cibernetica — 

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Viviamo in un’epoca in cui il campo di battaglia non è più delimitato da confini geografici, trincee o fronti armati. La guerra si è spostata altrove, in una dimensione invisibile ma onnipresente: il cyberspazio. I confini della nostra civiltà, un tempo tracciati su mappe e protetti da eserciti in divisa, oggi sono digitali – fatti di codici, reti, dati. E, rendiamocene conto, ormai siamo sotto attacco.

Quella in corso è una guerra silenziosa, ma globale. Non ci sono spari, ma blackout. Non bombe, ma virus informatici. Non carri armati, ma botnet. Dalla manipolazione delle elezioni attraverso la disinformazione, agli attacchi alle infrastrutture critiche come centrali elettriche, ospedali o reti ferroviarie, il conflitto cibernetico è diventato una delle più grandi minacce alla sicurezza nazionale ed economica degli Stati.

Gli esempi non mancano. Non sappiamo ancora con chiarezza le cause del recentissimo blackout in Spagna, ma certo sappiamo che danni ne ha fatti, e molti. Se poi ci riferiamo ad altri casi precedenti, a partire dal celebre attacco di Stuxnet al programma nucleare iraniano, attribuito a una collaborazione tra Stati Uniti e Israele, gli aspetti volontariamente ostili si confermano. Nei recenti casi di ransomware che hanno paralizzato intere catene di distribuzione globali, come il Colonial Pipeline negli Stati Uniti, passando per l’incessante attività di gruppi hacker legati a governi come quelli di Russia, Cina, Corea del Nord o Iran, non si può che convenire che la guerra cibernetica è ormai realtà quotidiana.

Questa nuova forma di conflitto ha caratteristiche peculiari: è asimmetrica, anonima e difficile da attribuire con certezza. Permette a piccoli attori di infliggere danni enormi, senza mai mostrare il volto. Le barriere non sono più muri, ma firewall. E la difesa non è affidata solo agli eserciti, ma anche a esperti di sicurezza informatica, ingegneri e analisti di dati.

L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN)

L’Italia, come il resto d’Europa, ha cominciato a muoversi con decisione. L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), istituita nel 2021, rappresenta il primo vero tentativo di dotare il Paese di uno scudo cibernetico. Ma la strada è ancora lunga. Il settore privato, soprattutto le PMI, rimane esposto e spesso impreparato, e manca ancora una piena consapevolezza culturale del rischio cibernetico.

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“Eh, sì, ormai da tempo, e qualcuno forse non se ne è ancora accorto, siamo entrati in una nuova era: quella della guerra cibernetica” dice  “Non ci sono più confini fisici da difendere con mura o barriere. Oggi i confini della nostra civiltà sono digitali, invisibili e spesso vulnerabili. Gli attacchi non arrivano più da eserciti in marcia, ma da codici maligni, exploit silenziosi e campagne coordinate di disinformazione. Siamo entrati in un’era in cui la minaccia non si vede, ma si sente: quando un ospedale blocca i suoi sistemi, quando un’azienda perde l’accesso ai propri dati, quando una nazione viene destabilizzata senza che un solo colpo venga sparato”.

Nel frattempo, le grandi potenze stanno investendo miliardi nello sviluppo di armi digitali, nell’intelligence cibernetica e nella militarizzazione dello spazio digitale. È una corsa agli armamenti che non si vede, ma che è in pieno svolgimento. Siamo entrati, senza che ce ne accorgessimo pienamente, in una nuova era storica. Una “cyberguerra fredda” in cui ogni Stato può essere al tempo stesso vittima e aggressore. In cui i cittadini sono esposti quanto i soldati. E in cui la democrazia stessa rischia di essere destabilizzata da un clic.

In questo scenario, la vera sfida non è solo tecnologica, ma culturale. Serve una nuova alfabetizzazione digitale, una presa di coscienza collettiva. Perché oggi, più che mai, difendere i confini digitali della nostra civiltà significa difendere noi stessi.
“I nostri dati sono il cuore pulsante della società moderna” conclude . “Eppure, troppo spesso, li trattiamo con leggerezza, ignorando che ogni vulnerabilità è una porta d’ingresso. Non è più tempo di “vedremo”. Serve una strategia concreta di difesa cibernetica, costruita su competenze, collaborazione e consapevolezza. Solo così possiamo garantire la continuità, la sicurezza e la fiducia su cui poggiano le nostre certezze. Il futuro non è più solo tecnologico. È cyber. E dobbiamo essere pronti. Voi lo siete?”



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