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Ibm pronta a fornire 150 «lavoratori digitali» alle imprese: «L’intelligenza artificiale entra in azienda»


di
Francesco Bertolino, inviato a Boston

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La multinazionale lancia un catalogo di agenti AI per automatizzare mansioni nelle risorse umane, nel marketing. Il ceo Krishna: «Alle imprese servono modelli IA più leggeri ed efficienti». Le collaborazioni con Ferrari e Siviglia

Ibm mette una squadra di “lavoratori digitali” al servizio delle aziende clienti. Durante l’annuale evento Think, la multinazionale ha presentato un catalogo di oltre 150 modelli di intelligenza artificiale in grado di automatizzare mansioni nell’ambito, per esempio, della selezione del personale, del marketing e dell’approvvigionamento di beni o servizi aziendali. «La fase della sperimentazione dell’IA è conclusa, ora è tempo di passare alla sua applicazione con risultati misurabili», ha spiegato il ceo di Ibm, Arvind Krishna, davanti a una platea di migliaia di persone. Secondo uno studio della stessa Ibm, solo il 25% degli investimenti delle imprese sull’IA ha sinora ottenuto i risultati economici attesi.

Perché l’IA non è ancora entrata in azienda

I punti di attrito sono diversi: la difficoltà a integrare gli algoritmi nel lavoro di tutti i giorni, la resistenza dell’organizzazione, la frammentazione della tecnologia IA, la riluttanza a condividere informazioni riservate con terze parti. «Oggi il 99% dei dati aziendali non è stato toccato dall’IA perché i grandi modelli di AI generativa non riescono a sprigionarne appieno il valore», ha osservato Krishna che pochi giorni fa ha annunciato un piano di investimenti da 150 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi cinque anni. «Servono modelli più piccoli e specializzati per casi d’uso specifici che siano meno costosi, abbiano un minor margine di errore e garantiscano la sicurezza dei dati aziendali», ha aggiunto. «Abbiamo già iniziato a utilizzare i nostri agenti IA all’interno di Ibm e in due anni abbiamo ottenuto un ritorno sull’investimento di 3,5 miliardi di dollari: non si tratta solo di ridurre i costi ma soprattutto di aumentare la produttività e i ricavi».




















































Il coordinamento dei dipendenti digitali

Attraverso la piattaforma WatsonX, Ibm ne metterà a disposizione dei clienti oltre 150, in parte sviluppati in casa e in parte forniti da terze parti come Meta, Salesforce e Slack. Gli scaffali del “supermercato” dell’IA saranno in futuro arricchiti da Ibm oppure dalle stesse aziende utenti che potranno sviluppare i propri agenti IA in cinque minuti. Il gruppo Usa offrirà anche un sistema per coordinare questi lavoratori digitali in modo che possano collaborare e svolgere mansioni complesse e che coinvolgono più divisioni. «Nei prossimi quattro anni», ha previsto Krishna, «nascerà oltre un miliardo di applicazioni sviluppate con l’intelligenza artificiale generativa».

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Le collaborazioni con Ferrari e con il Siviglia

Alcune sono state mostrate già durante l’evento di Think. Ibm ha per esempio sviluppato un’app per Ferrari che consente ai tifosi della Rossa di avere approfondimenti personalizzati sulle gare e sulle performance dei piloti, nonché di accedere a contenuti esclusivi sul dietro le quinte della scuderia. Da due stagioni, poi, il gruppo sta lavorando con il club spagnolo Siviglia per aiutare gli osservatori a scovare talenti calcistici in giro per il mondo, impiegando l’IA per analizzare le loro performance e individuare punti di forza e di debolezza. Un talent scout digitale che ha suscitato l’interesse anche di alcuni club di Serie A. 

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