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Il Consorzio Franciacorta compie 35 anni (di cambiamenti)


In principio furono ventinove produttori, ma oggi il Consorzio Franciacorta conta oltre 120 cantine e più di 200 soci coinvolti nella filiera produttiva delle denominazioni che tutela: Franciacorta Docg, Curtefranca Doc e Sebino Igt.

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Per i vini della Franciacorta il primo riconoscimento come Doc arriva nel 1967, mentre la Docg arriva più tardi, cinque anni dopo la nascita del Consorzio nel 1990. Questo evento ha posto le basi per uno sviluppo del territorio che è andato ben oltre il vino.

Quest’anno l’ente compie trentacinque anni e in quest’arco di tempo sono avvenuti numerosi cambiamenti, che hanno riguardato il mondo enologico e vitivinicolo, ma anche l’approccio all’ambiente e il turismo generato dall’intero settore.

Vino, viti e l’evoluzione di un paesaggio
Il primo documento che attesta le Curtes Francae è datato 1270, mentre nel 1809 il catasto napoleonico contava qui oltre mille ettari di terreni specializzati nella produzione di vini e quasi altrettanti di vigneti promiscui con altre colture. Oggi la superficie dei vigneti in Franciacorta è di 3.634 ettari, pari a quasi un quinto dell’intero territorio, che si trova distribuito su 19 comuni.
Più della metà dei vigneti (il 56 per cento) è stata impiantata in un periodo di tempo che va tra i 15 e i 30 anni fa, ovvero da quando il Consorzio è nato. Soltanto il dieci per cento dei vigneti è stato piantato prima della fondazione.

Biodiversità in vigna (credits Consorzio Franciacorta)
Biodiversità in vigna (credits Consorzio Franciacorta)

Cambia l’approccio all’ambiente
Il vino e l’agroalimentare però, si sa, sono produzioni che hanno a che fare con l’ambiente e in questo senso nel corso degli anni si è fatta molta strada, sia dal punto di vista del monitoraggio che della riduzione dell’impatto ambientale.

Una prima svolta sono stati gli studi di zonizzazione iniziati nel 1992, attraverso la collaborazione con l’Università degli studi di Milano, che hanno individuato sei tipologie di terreni tipiche dell’area, sulla base delle quali è stato possibile adattare la coltivazione e condurre ricerche in maniera mirata per valutare gli effetti immediati e futuri di ogni intervento in campo, migliorare e ottimizzare la produzione, rispettare le risorse, favorire la biodiversità e ridurre l’utilizzo di prodotti fitosanitari.

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Tra le attività più importanti degli ultimi 15 anni c’è il Progetto Ita.Ca® (Italian Wine Carbon Calculator) per stimare la quantità di emissioni derivate dal processo produttivo. Nel 2010 il Consorzio Franciacorta è stato il primo in Italia a promuovere un monitoraggio delle emissioni di gas serra a livello territoriale, coinvolgendo imprese per circa il 60% della propria superficie vitata.

Non mancano gli studi sui patogeni e quello sull’evoluzione della sostanza organica e sulla biodiversità nel suolo, fino al primo regolamento in materia di utilizzo degli agrofarmaci per normare le modalità di distribuzione dei prodotti sui vigneti, con limiti più restrittivi rispetto a quelli previsti dalle normative generali.

Dettaglio di una foglia di vite (credits Consorzio Franciacorta)Dettaglio di una foglia di vite (credits Consorzio Franciacorta)
Dettaglio di una foglia di vite (credits Consorzio Franciacorta)

Il vino di una volta e il vino di oggi
Si parte dai vigneti per poi arrivare in cantina e anche qui si concentra un’ampia parte delle ricerche in cui nel corso degli anni il consorzio ha investito.

Tra le iniziative, gli studi in ambito spumantistico e anche la promozione del progetto Erbamat, antico vitigno autoctono conosciuto fin dal 1500, che è stato approvato tra le varietà del Franciacorta, fornendo ai produttori nuove opportunità di sviluppo.

Nell’ottobre 2024 è stato inaugurato il Laboratorio di Microvinificazione, in collaborazione con l’Accademia Symposium. Un centro per favorire lo studio di tecniche vitivinicole avanzate e anche per portare avanti la formazione delle future generazioni di professionisti del settore, tra attività di microvinificazione e cantina sperimentale.

Gli investimenti in progetti di Ricerca sono costanti e attualmente sono oltre venti i progetti in corso: tredici riguardano 91 vigneti e coinvolgono l’Università degli Studi di Milano; quattro si estendono su 24 vigneti assieme all’Università degli Studi di Verona; tre sono stati avviati su quindici vigneti con Agrea Centro Studi, a cui si aggiungono due studi in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach e l’Università di Brescia.

Com’è cambiato il turismo
Musei, siti storici, ville d’epoca, chiese, abbazie e natura, tra parchi, orti botanici e aree protette. La Franciacorta non si identifica soltanto con i propri vini, ma negli ultimi trent’anni il vino ha funto da trait d’union, favorendo lo sviluppo di un tessuto di imprese dedicate all’ospitalità, composto da agriturismi, ristoranti, wine bar, hotel e bed & breakfast, con proposte di alto livello in grado di intercettare un turismo in crescita. Il confronto sui dati degli ultimi 15 anni vede gli arrivi crescere dagli 1,8 milioni nel 2008 (di cui quasi 119mila negli agriturismi e i restanti nelle altre strutture) a tre milioni nel 2023 (di cui oltre 264mila negli agriturismi). Con l’unica eccezione del periodo pandemico, lo stesso trend ha interessato anche le presenze, passate da 7,9 milioni nel 2008 a 10,6 milioni nel 2023, con un picco di 11,3 milioni nel 2022.

Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta (credits Consorzio Franciacorta)Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta (credits Consorzio Franciacorta)
Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta (credits Consorzio Franciacorta)

L’evoluzione fa bene al mercato
Quando la crescita qualitativa è solida, il mercato non può che rispondere. Secondo i dati elaborati da Nomisma per il Consorzio Franciacorta, le celebri bollicine Docg lombarde sono conosciute dal 95 per cento dei consumatori italiani e il 61 per cento lo ha bevuto almeno una volta nell’ultimo anno.

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Le bottiglie spedite nel 2024 sono state 19,1 milioni, di cui il dodici per cento all’estero. Valori che negli ultimi quindici anni sono cresciuti del 130 per cento. Confrontando i dati relativi all’export, si passa infatti da un milione di bottiglie vendute fuori dai confini nazionali nel 2011 ai 2,3 milioni del 2024. Il mercato interno resta quello più importante, anch’esso interessato da una crescita considerevole negli ultimi quindici anni: dai 10,6 milioni di bottiglie del 2011 ai 16,8 milioni di bottiglie dello scorso anno.

Intanto i recenti trend di consumo sembrano favorire proprio questa tipologia di vino e tra i principali driver di crescita per il futuro si individuano sostenibilità, territorialità e salutismo, con la certificazione sostenibile destinata a diventare sempre più rilevante, soprattutto per la Gen Z, con una previsione di crescita del 93 per cento. Una direzione su cui, in buona sostanza, il Consorzio sta già lavorando da anni. «Un agricoltore, soprattutto un produttore di vino, è ottimista per definizione. Altrimenti farebbe un altro mestiere», ha affermato il presidente Silvano Brescianini. Certo è, che poter contare su così tanti progetti di lungo termine è un buon aiuto all’ottimismo.



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