ROMA – “Build back better”, ovvero ricostruire meglio. È il motto su cui muove la conferenza per la ripresa dell’Ucraina in programma il 10 e 11 luglio a Roma. Ed è l’appuntamento di cui sabato scorso la premier Giorgia Meloni ha parlato con i volenterosi presenti a Kiev assieme agli altri leader videocollegati, come lei, a Palazzo Marijnsky. L’Italia già lavora pancia a terra a un appuntamento che considera decisivo per i mesi a venire: attesi nella Capitale oltre tremila partecipanti da più di 90 Paesi e decine di Organizzazioni Internazionali. Oltre che rappresentanti di centina tra aziende, comunità locali e organizzazioni della società civile. Obiettivo ricostruire e far ripartire l’Ucraina, un mattone alla volta. Dopo anni in cui sono piovute ininterrottamente bombe su Kiev, Khelmnytsky, Pavlovgrad, Kramatorsk, Nikolayev, Odessa, Ternopol, Petropavlovka e avanti con una lista di città e luoghi deturpati da un conflitto senza esclusione di colpi.
A Roma per l’occasione arriveranno anche i leader: ad aprire i lavori la presidente del Consiglio, Volodymyr Zelensky e Ursula von der Leyen. E chissà che a Fiumicino non atterri anche l’Air Force One con Donald Trump a bordo. Intanto l’Italia scalda i motori. Oggi a Verona si terrà il quarto evento preparatorio della Conferenza – dopo quelli già andati in scena tra aprile e marzo a Milano, Kiev e Bruxelles – con la partecipazione di oltre 450 fra amministratori locali, rappresentanti governativi, aziende italiane, ucraine e internazionali.
ITALIA SCALDA I MOTORI
Per il governo italiano ci sarà il vicepremier e ministro agli Affari Esteri Antonio Tajani, che ha scelto Verona per coinvolgere una delle aree più attive del Paese in termini industriali. Per il governo di Kiev, invece, era atteso in Veneto il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, che tuttavia difficilmente riuscirà ad esser presente vista la partita decisiva che in queste ore Kiev sta giocando per arrivare a strappare alla Russia una tregua di 30 giorni. Rispetto alle Conferenze per la ripresa dell’Ucraina che si sono susseguite subito dopo l’aggressione russa – Lugano nel 2022, Londra nel 2023 e Berlino nel giugno dello scorso anno – l’appuntamento di Roma potrebbe cadere in una fase decisiva se davvero, da qui a luglio, si dovesse raggiungere un cessate il fuoco permanente. Oltre ad essere la prima Ukraine Recovery Conference in agenda dopo la firma dell’accordo sulle terre rare tra Kiev e Washington, vale a dire l’intesa che assicura all’Ucraina aiuti americani in cambio dell’utilizzo delle sue risorse minerarie.
I TRE ASSI DELL’APPUNTAMENTO
La Conferenza del 2025, come le precedenti, prevede un Main event, un Recovery Forum ed una Business Fair, dove aziende italiane, ucraine e internazionali e i rispettivi governi potranno incontrarsi ed avviare collaborazioni. Al summit dei Capi di Stato e di governo e alla sessione dei ministri degli Esteri del G7 saranno quattro i dossier sul tavolo: riforme per l’adesione all’Ue e riforme necessarie; settore privato; dimensione locale; capitale umano.
IL RUOLO DELLE AZIENDE
Protagonisti del Recovery Forum saranno i principali settori impegnati nella ricostruzione (infrastrutture, trasporti, costruzioni, energia, materiali critici, agribusiness, digitale, industria strategica, salute, PMI), mentre la Business Fair sarà dedicata alle aziende e alle realtà locali ucraine, per la presentazione di progetti ed incontri per far ripartire un territorio martoriato dalla guerra.
Intanto, in vista dell’appuntamento di luglio, l’Italia fa di conto. L’assistenza bilaterale all’Ucraina, al netto di quella militare e del nostro contributo all’assistenza europea, ammonta a più di 2,5 miliardi di euro, di cui oltre 800 milioni di euro per i rifugiati, 310 milioni di euro in budget support e 93 milioni di euro in attività di sostegno umanitario. Lo scorso anno, all’appuntamento di Berlino, Tajani aveva annunciato ulteriori aiuti per 140 milioni a dono e a credito per interventi su infrastrutture energetiche, ferrovie, salute, agricoltura, recupero del patrimonio culturale di Odessa e sminamento umanitario. La ricostruzione passa anche da qui.
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