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Anticipazione ricerca Unibo: i primi bilanci di sostenibilità delle grandi aziende italiane sono più lunghi, complessi e pessimisti


Bologna ospiterà giovedì 15 maggio la XIII edizione del Focus PMI, l’Osservatorio annuale sulle Piccole e Medie Imprese italiane promosso da LS Lexjus Sinacta, affermata realtà di avvocati e commercialisti associati con oltre 120 professionisti e 8 sedi in Italia. Al confronto a palazzo de’ Toschi  (piazza Minghetti, ore 9-13.30) parteciperanno tra gli altri il presidente di Granarolo S.p.a. Gianpiero Calzolari e Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna e Assicoop Bologna Metropolitana.

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Il titolo è “La forza delle PMI italiane – La sostenibilità delle filiere come fattore di crescita e innovazione”. La ricerca, promossa per l’occasione da  LS Lexjus Sinacta, “La sostenibilità delle supply chain ed il ruolo dei modelli organizzativi per un posizionamento competitivo delle PMI”, a cura dei professori Marco Maria Mattei (Economia aziendale) e Andrea Caccialanza (Sustainability and Social Reporting) dell’Università di Bologna, rappresenta una delle prime ricognizioni in merito agli studi che hanno analizzato l’applicazione degli ESRS (European Sustainability Reporting Standards: i nuovi standard europei per la rendicontazione di sostenibilità delle aziende) per l’esercizio 2024, ossia nel loro primo anno di implementazione.

LE ANTICIPAZIONI DELLA RICERCA

Primi bilanci di sostenibilità: più lunghi, complessi e negativi nei toni. Imprese italiane più concentrate sulla governance

A livello europeo, dall’analisi delle prime 250 dichiarazioni emerge che i temi più menzionati sono il cambiamento climaticola forza lavoro interna e la condotta aziendale: quasi tutte le imprese hanno segnalato almeno un impatto, rischio o opportunità relativi a ciascuno di questi ambiti.

Un primo studio sistematico dei report pubblicati sotto il nuovo regime della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), condotto su un campione di 100 imprese da Wagner, Müller e Hagemeier (2025), fa emergere come primo dato l’aumento sostanziale della lunghezza dei report di sostenibilità. In media, si è passati da circa 17mila parole nel 2023 a oltre 29mila nel 2024, con un incremento del 68%, mentre il numero medio di pagine è cresciuto da 70 a 102 (+47%). Questo aumento riflette il deciso ampliamento del perimetro informativo richiesto dalla CSRD, che non si limita a una maggiore quantità di contenuti, ma riflette l’introduzione di requisiti più dettagliati e strutturati per ogni area ESG (Environmental, Social, and Governance).

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I report – inoltre – sono più negativi nel tonopiù complessi, con più tabelle e meno immagini. L’analisi delle caratteristiche testuali rivela un cambiamento nel tono e nella struttura dei report. Il sentiment medio è diventato più negativo, secondo l’indicatore Loughran-McDonald, riflettendo una maggiore attenzione ai rischi e agli impatti negativi. Le dichiarazioni di sostenibilità 2024 sono diventate lessicalmente e sintatticamente più sofisticate; nello specifico: le frasi sono mediamente più lunghe, c’è un maggior ricorso ai termini tecnici e alle subordinazioni. Di conseguenza, mentre le imprese ampliano la quantità di numeri e tabelle per soddisfare i nuovi requisiti informativi, la leggibilità del contenuto ne risente, rendendo i report meno accessibili a lettori non specialisti.

Le sei aziende italiane

Dall’analisi di sei aziende italiane che hanno pubblicato il report di sostenibilità secondo i nuovi standard: Amplifon SpA, Edison, Eni, Ferrari, Prysmian, Unicredit  (database “Sustainability Reporting Navigator” al 1° Maggio 2025) emerge con chiarezza la marcata prevalenza dei riferimenti agli aspetti di governance. Questo dato suggerisce come, almeno in questa fase iniziale di applicazione degli standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards), le imprese attribuiscano particolare attenzione alla conformità normativa, all’integrità organizzativa, alla gestione dei rischi e alla trasparenza dei processi decisionali. La centralità della governance può essere letta anche come una risposta alle crescenti aspettative di stakeholder, investitori e autorità regolatorie in materia di accountability, anticorruzione, rispetto dei diritti umani e struttura dei sistemi di controllo interno.

PMI italiane in ritardo nella lotta al clima: in Emilia-Romagna solo una su 6 investe contro i grandi rischi, nel Lazio una su dieci

Secondo i primi rapporti del progetto GRINS (Growing Resilient, INclusive and Sustainable), in Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Lazio la maggior parte delle imprese non ha ancora avviato investimenti specifici per affrontare i rischi climatici. In questo contesto, il Veneto spicca come territorio relativamente più dinamico: qui quasi un’azienda su cinque ha già speso capitali per proteggersi dagli eventi fisici acuti (alluvioni, frane, bombe d’acqua…), una su dieci ha pianificato interventi su minacce croniche come siccità e stress termico, e poco più di un quarto ha puntato su misure di transizione energetica. Il Piemonte segue a breve distanza nella dimensione legata ai rischi di transizione, rimanendo però più percentuali più contenute sul fronte delle protezioni contro gli eventi fisici acuti attestandosi al 13 %. In Emilia‑Romagna, nonostante l’alluvione del 2023, soltanto il 17,3 % delle imprese ha investito sul rischio fisico acuto e appena il 7,3 % ha affrontato il rischio cronico.

Chiude la classifica il Lazio con una percentuale di imprese che ha investito con riferimento al rischio fisico acuto pari al 10,4% e di transizione pari al 21,7%.

Nel complesso, il quadro che ne risulta, conferma la difficoltà di tradurre la crescente consapevolezza sul cambiamento climatico in interventi concreti, soprattutto con riferimento ai rischi fisici cronici, ossia quelli legati a fenomeni con effetti prevalentemente nel medio-lungo termine lenti e non percepiti come urgenti. Ne è conferma il dato per cui meno di un’azienda su 10 in media ha agito su temi quali il caldo persistente e la scarsità idrica.

Viceversa, gli investimenti volti alla transizione del modello produttivo (es: fotovoltaico, efficienza energetica, certificazioni) restano i più diffusi, ma comunque imitati nei campioni analizzati: solo un’impresa su quattro nel Veneto, una su cinque in Emilia‑Romagna, una su quattro in Piemonte.

Microcredito

per le aziende

 

La propensione a investire per mitigare il rischio climatico, inoltre, varia significativamente con la dimensione aziendale. In Emilia-Romagna, con riferimento al rischio fisico acuto, solo una PMI su sei (15,7 %) con 10‑49 addetti dichiara di aver investito in prevenzione (barriere anti‑piena, backup energetici, piani di continuità). La quota sale di 5,4 punti per le imprese con 50-249 addetti, e quindi di ulteriori 10 punti nelle imprese con oltre 250 dipendenti. Con riferimento al rischio fisico cronico, le percentuali relative agli investimenti si riducono ulteriormente: appena il 6 % delle PMI ha intrapreso azioni strutturali contro siccità o stress termico, contro il 20 % delle grandi aziende.

PMI e “Pacchetto Omnibus”

Il “Pacchetto Omnibus” (la proposta legislativa della Commissione Europea) riduce ulteriormente la pressione sulle PMI, ridimensionando sia le informazioni richieste lungo la filiera, sia il numero di soggetti coinvolti. Nello specifico, grazie alla proposta di “stop-the-clock”, introdotta ed approvata dal Parlamento europeo, si è concesso più tempo alle imprese per la valutazione del proprio impegno rispetto ai temi della sostenibilità.

 A questo proposito, la ricerca suggerisce alle PMI tre principali elementi da considerare per decidere l’investimento in sostenibilità: 1) l’orientamento alla sostenibilità della proprietà (attuale e potenziale); 2) il posizionamento competitivo rispetto alle aspettative del mercato; 3) il gap fra le informazioni necessarie per monitorare e comunicare la performance di sostenibilità e le informazioni disponibili nel sistema informativo aziendale.

 “Il rinvio dell’entrata in vigore degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità – dichiara Fausto Maroncelli, Presidente di LS Lexjus Sinacta – rappresenta un’opportunità preziosa per le piccole e medie imprese italiane: offre il tempo necessario per affrontare questo passaggio con consapevolezza e strategia. Come evidenziato dalla ricerca che presenteremo, adottare un approccio di medio-lungo periodo consente di superare la logica del mero adempimento, per cogliere invece il valore della sostenibilità come fattore abilitante per la crescita, l’innovazione e la competitività delle nostre imprese.”

 “Da un recente sondaggio – afferma il professor Marco Maria Mattei -, svolto su un campione di imprese italiane, emerge come la percentuale di PMI che ha effettuato investimenti green nel triennio 2021-23 oscilli fra il 6% e il 19,6%, a seconda della tipologia di rischio, mentre per le grandi imprese oscilla dal 20% al 40%. Questo gap rappresenta la sfida che le PMI dovranno affrontare per mantenere il loro posizionamento competitivo nelle filiere produttive. Il differimento degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità dà alle PMI l’opportunità di affrontare il delicato passaggio verso una gestione strategica della sostenibilità senza necessità di scelte precipitose, ma coerenti con il loro posizionamento nella supply chain”

 La tavola rotonda

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Gli esiti della ricerca verranno discussi da Gianpiero Calzolari, Presidente del Gruppo Granarolo S.p.A., Rita Ghedini Presidente Legacoop Bologna e Assicoop Bologna Metropolitana, Paolo Barbieri Presidente CPL Concordia, Enrico Feliciani Direttore Generale di Sirio S.p.A., Elena Bottinelli Head of Digital Transition and Transformation del Gruppo San Donato, Mauro De Tommasi Dirigente dell’Ufficio Analisi e Studi dell’Agenzia ICE, Fabio Raimondi Responsabile ESG della Banca di Bologna, Filippo Forni Responsabile Ricerca, Innovazione e Sostenibilità di Confindustria Emilia

Modera la giornalista Monica D’Ascenzo de Il Sole 24 Ore.

L’evento, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna, aderisce al Festival dello Sviluppo Sostenibile di ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) ed è patrocinato da Regione Emilia-Romagna e Camera di Commercio di Bologna.

LS Lexjus Sinacta è un’associazione professionale di oltre 120 avvocati e dottori commercialisti che operano sul territorio da oltre 40 anni ed è presente a Bari, Bologna, Firenze, Lecco, Milano, Padova, Roma e Torino, con l’obiettivo di offrire ai clienti competenze multidisciplinari e specializzate.

Focus PMI di LS Lexjus Sinacta nasce con l’intento di offrire a imprenditori, commercialisti e professionisti strumenti di analisi e soluzioni operative.



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